NAOMI E SENTIMENTO

Dopo una serie di ruoli drammatici, la Watts si cimenta con "il film più duro" della sua carriera. Prova superata.

Ai tempi in cui Hollywood attraversava la fase della gloriosa esplosione del mercato cinematografico, il sogno e il goal di ogni attrice era un ruolo combattuto e romantico, di quelli che facevano versare dolci lacrime sugli happy end. O parti da commediante che fossero segnali chiari dell'emancipazione femminile galoppante.
Oggi non più.
Quando abbiamo rivisto 21 grammi all'anteprima italiana, la sala era quasi piena. Tutti si chiedevano se sarebbero stati in grado di sbrogliare la matassa delle tre storie del film, intrecciate e montate con bruschi salti temporali, senza rispettare (almeno in apparenza) un preciso ordine cronologico.
Chi, come noi, aveva già assistito alla proiezione del film di Alejandro González Iñárritu in occasione della sua presentazione all'ultimo Festival di Venezia, dev'essersela cavata un po' meglio, tranquillizzato dalla consapevolezza che, dopotutto, tanto incomprensibile la storia non è. Anzi. Il ritratto che dà del dolore è talmente diretto da non lasciare spazio ai dubbi sul senso dell'opera.
C'è un volto, in 21 grammi, che diviene sofferente emblema della lacerazione psicologica. È quello di Naomi Watts. A trentacinque anni, la diva australiana trova nel film uno dei ruoli migliori non solo della sua carriera, ma anche del panorama cinematografico femminile degli ultimi tre o quattro anni. Il suo personaggio è un concentrato di passione, rabbia, disperazione. Naomi è Cristina, una donna che ha potuto lasciarsi alle spalle i problemi di droga grazie a un matrimonio felice, la cui vita è stravolta da un incidente d'auto in cui muoiono suo marito e le sue figlie. È a quel punto che la sua esistenza entra inevitabilmente in contatto con quelle di altri due uomini: Paul (Sean Penn), l'insegnante di matematica cui viene trapiantato il cuore di suo marito, e Jack (Benicio Del Toro), l'ex-galeotto in cerca di redenzione che guidava l'auto responsabile del disastro.
Il personaggio di Cristina si fa rappresentazione perfetta del panico che esplode (esatto contraltare dell'infelicità implosa e silenziosa del Jack di Benicio Del Toro), dell'amarezza che non trova senso. È commovente, ma allo stesso tempo raggelante. Ed è questo uno dei traguardi del lavoro di Naomi Watts in 21 grammi. Spezza il fiato quando, nel ruolo di Cristina, replica a suo padre che cerca di consolarla: "No. La vita non continua".
Ma c'è altro da notare, dopo aver visto il film in lingua originale. Per esempio il doppiaggio italiano, che, per quanto ben fatto, non rende giustizia alla prova della Watts.
"Sul set era capace di ripetere una scena dieci volte" racconta Iñárritu, "e di sgolarsi per arrivare alla fine completamente senza voce". Le impennate drammatiche di Naomi in 21 grammi sono da antologia. È tutta sua la scena migliore del film, quella in cui, con una consapevolezza lucida e disperata, dichiara di voler uccidere Jack. E a Paul, che cerca di calmarla e farla ragionare, urla in faccia: "Stare calma??? Le mie figlie e mio marito sono morti, e tu mi dici di stare calma???" Per tutto il film, la voce di Naomi Watts sa vibrare dal sussurro all'urlo più distrutto senza stridere o piegarsi in toni patetici. È un suo punto di forza. Ma purtroppo con il doppiaggio si perde, e la pienezza vocale lascia il posto a pianti più convenzionali.
Che è un peccato, dobbiamo dirlo. Però, possiamo consolarci. La mimica facciale di Naomi funzionerebbe anche in un film muto. Chiamala intensità. Chiamalo sentimento. Funziona sempre. La Watts è puro talento. Anche quando non deve sfoggiare una gamma espressiva fuori misura standard come in Mulholland Drive. Nel film di David Lynch, che segnò il suo ingresso ufficiale nell'universale star system, era infatti alle prese con un doppio ruolo: lo stesso personaggio nelle due versioni separate dallo specchio del sogno. Due registri completamente differenti in una volta sola, quello della classica bionda un po' vacua piena di belle speranze e quello della donna la cui vita è diventata un brutto sogno. A cui si aggiunge un momento geniale, di fiction nel film, in cui il personaggio di Naomi fa un provino. E cambia nuovamente tono: sensuale, dolorosa, aggressiva come una diva degli anni Sessanta appena uscita da un noir.
Probabilmente non è casuale che James Ivory, che l'ha diretta in Le Divorce, abbia dichiarato: "Appena ho visto Naomi, mi sono detto: ecco un'attrice che ha un'incredibile gamma emotiva".
Ma in 21 grammi i toni sono sempre quelli scuri della tragedia. "È il film più duro della mia vita", ha detto lei. Del resto, attraverso questa sfida (quella di attraversare lo schermo dosando i sorrisi e piangendo fino a sfinirsi), Naomi Watts ha riadattato lo standard del personaggio di madre trasformandolo in un atto della miglior recitazione.
Il successo (ha fatto faville al botteghino il suo The Ring) e la fama internazionale non sono unicamente segnali positivi di un riconoscimento alle doti d'attrice. È anche la nuova vocazione di Hollywood, che sa mettere da parte le dive di casa per far spazio a lady d'importazione. Nello specifico, l'occhio guarda al nuovo continente, l'Australia, che, oltre a Naomi, ci ha già regalato due dive che occupano un posto in prima fila nel panorama mondiale come Nicole Kidman e Cate Blanchett. Insieme, un terzetto di bionde che smentisce una diceria obsoleta. Bellezza e bravura possono ancora viaggiare insieme.

Alessandro Bizzotto


Speciale Heartbreak and Loss
Scheda Film 21 Grammi
Recensione 21 Grammi
Sito ufficiale www.21-grams.com
Sito italiano http://www.bimfilm.com/21grammi/

(15/01/2004)


home news Ciak! Si gira... interviste festival schede film recensioni fotogallery vignette link scrivici ringraziamenti credits

Settimanale di informazione cinematografica - Direttore responsabile: Ottavia Da Re
Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Venezia n. 1514/05 del 28 luglio 2005
Copyright © www.quellicheilcinema.com. Tutti i diritti sui testi e sulle immagini sono riservati - All rights reserved.