STORIA DI TRE DONNE

Quando il direttore della fotografia irlandese Seamus McGarvey si è unito alla British Society of Cinematographers nel 1998, aveva trentun'anni - ed era il membro più giovane della società.
Da allora, ha girato film come Alta fedeltà, The War Zone e Enigma, oltre a Wit, un film per la HBO. Il suo progetto del momento, The Hours, basato sul romanzo di Michael Cunningham vincitore del Premio Pulitzer, sembra il sogno di un cineasta: il film presenta tre epoche, tre location e tre donne, unite da una sottile catena di eventi e dal tema ricorrente dell'autodistruzione.
La sfida del progetto, racconta McGavey, "era quella di narrare tre storie diverse, di creare la sensazione di contesti molto particolari, ma di trovare allo stesso tempo un modo di fonderli tutti e tre insieme per dare l'impressione che stiano accadendo in concomitanza".
McGavey ha provato un gran numero di pellicole durante la fase di pre-produzione, ed è stato particolarmente soddisfatto dall'uso della Fuji's Super F-400 8582. "Ha una qualità delicata, a basso contrasto, e i colori si esprimono in un modo interessante - quelli primari non saltano all'occhio" osserva. "Aveva una gamma di colori completa, ma erano tutti leggermente smorzati".
Comunque, le preferenze dello studio lo hanno portato a usare ugualmente emulsioni Kodak, e alla fine le ha regolate con tre generi di Vision, 200T 5274, 320T 5277 e 500T 5279.
Una delle tre ambientazioni del film è l'odierna New York durante l'inverno. Clarissa "Dalloway" Vaughan (Meryl Streep) organizza con zelo meticoloso i dettagli del ricevimento che dà in onore di Richard, un poeta, amico e antico amante che sta morendo di AIDS. Lo scopo di McGarvey era di dare una resa realistica alle scene ambientate a New York. "Per me, questa parte del film funge da perno emotivo e visivo," spiega. "Poichè è contemporanea, richiede un senso di veredicità".

Alessandro Bizzotto


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