Batman Begins
La genesi dell’Uomo Pipistrello è una questione soprattutto psicologica, e passa attraverso il superamento delle paure di Bruce Wayne per volgerle verso i criminali più incalliti e spietati, cercando in questo modo di vendicare – ma in realtà espiando un senso di colpa mai sopito – la morte dei suoi genitori, avvenuta sotto i suoi occhi di bambino.
Batman Begins, il quinto attesissimo capitolo cinematografico della saga del Cavaliere Oscuro, è in realtà il prequel di tutte le puntate precedenti dirette da Tim Burton (con Micheal Keaton) e Joel Schumacher (con Val Kilmer e George Clooney). Forse il miglior film sul super eroe senza super poteri della Detective Comics creato nel 1939 da Bob Kane, è certamente quello che scava di più nella mente dell’emblematico personaggio, addirittura fino all’ossessione.
Il suo inizio è davvero dark, in una Gotham City moderna e al tempo stesso gotica, decadente e corrotta; ma a tratti è anche spirituale, nella lunga sequenza dell’addestramento orientale in Bhutan, dove il Wayne pre-Batman (interpretato dal muscoloso Christian Bale) apprende i segreti del combattimento dal guerriero Henry Duncard (il misterioso Liam Neeson) nel ritiro del potente Ra’s Al Ghul (l’ex samurai Ken Watanabe).
Un giovane allo sbando dalla forza straordinaria si trasforma così in una vera e propria macchina da guerra, e una volta ritornato nella sua città natale comincia a creare la maschera – aiutato dalla sua posizione e dall’enorme disponibilità finanziaria – con la quale perseguire il suo piano, a metà tra la nemesi personale e la volontà di aiutare i buoni nell’eterna lotta contro il male.
Un complesso e lento processo di formazione, questo, nel quale avranno un ruolo determinante il fido maggiordomo Alfred (il sempreverde Michael Caine), l’amica d’infanzia ora idealista assistente in procura Rachel Dawes (“miss” Cruise Katie Holmes) e Lucius Fox, l’ex dirigente dell’impresa Wayne dai “giocattoli” infernali (il premio Oscar Morgan Freeman). Il cast eccezionale è poi completato dall’onesto poliziotto Gary Oldman e dal manovratore senza scrupoli Rutger Hauer.
Il Cavaliere Oscuro, potremmo dire, è un eroe che sta nel mezzo: probabilmente ciò è il principale motivo per cui questo vigilante amatissimo in tutto il mondo esercita un fascino particolare. Come ricorda il regista Christopher Nolan (guarda caso esperto di psiche e ricordi da incubo, vedi i suoi thriller “Memento” e “Insomnia”), “Batman è un eroe diverso dagli altri perché spinto da impulsi negativi; ma da tali sentimenti autodistruttivi nasce una entità positiva”.
Chi si aspettava un film pieno di lotte spettacolari resterà spiazzato: gli effetti speciali non mancano e la violenza è sì presente, ma solamente tinteggiata e spesso nascosta dall’oscurità. L’importante, in fin dei conti, è capire la mente di un uomo alla costante ricerca del suo equilibrio che si traveste da pipistrello, proprio l’animale di cui ha sempre avuto paura, e sottolinearne l’aspetto profondamente umano (una linea di tendenza emersa anche in “Spider-Man”).
Dopo aver sconfitto i cattivi di turno salvando Gotham dalla distruzione, come nella migliore tradizione fumettistica, il finale è volutamente aperto: il futuro commissario Gordon informa Batman sui prossimi criminali da combattere, ed in particolare sul temibile Joker (magistralmente interpretato da Jack Nicholson nel primo episodio del 1989). E non poteva essere altrimenti, visto che siamo appena all’inizio della nuova vita di Bruce Wayne, sempre meno ricco playboy e sempre più eroe mascherato. Nel bene e nel male.
Massimiliano Goattin
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