CinquePerDue - Frammenti di vita amorosa
Dopo una messinscena patinata (8 donne e un mistero) e atmosfere torbide e noir (Swimming Pool), l'enfant
prodige del cinema francese François Ozon torna a sottoporre alla lente di ingrandimento della sua mdp l'incrinatura
nascosta di una relazione.
Come vivere con qualcun altro. O cinque per due: cinque fasi, cinque momenti della vita di una coppia d'oggi. Il
matrimonio è quello fra Marion (Valeria Bruni-Tedeschi) e Gilles (Stéphane Freiss), prototipo dei coniugi d'oggi e insieme
archetipi dell'Uomo e della Donna.
Si parte con il loro divorzio, i volti scavati che ascoltano le clausole lette con la monotonia della sentenza. E,
sbrigate le formalità giuridiche, la solitudine di una camera d'albergo per fare l'amore un'ultima volta. Schiaffo al destino
che ha voluto far naufragare la loro unione, una rivalsa sulla fine dell'amore. Duro e sofferto, il sesso sigilla la morte
del loro matrimonio. Solo una domanda, quella di Gilles, potrà forse cambiare le cose, mandare tutto all'aria, effetti
giuridici inclusi. E se ci riprovassero? Ma Marion se ne va, e via Cinque Per Due inizia a scorrere al ritmo di Una
lacrima sul viso e di altri cinque successi della canzone italiana anni Sessanta, scelti sulla base dei loro testi atti
alla perfezione nel ricalcare lo stato psichico dei protagonisti e descrivere la fase che la loro convivenza attraversa.
Ozon corre controcorrente, sviluppando il suo film à rebours, a ritroso, scivolando indietro nel rapporto di
coppia. Perchè l'interesse è (tutto?) concentrato sulla crepa che allargandosi dividerà Marion e Gilles spezzando il
connubio. Una fenditura che non è frutto di insormontabili contrasti, ma nasce nelle quotidiane incomprensioni, nelle piccole
fobie e ossessioni che raffreddano il fervore dell'intesa.
Così il regista taglia, schizza via risalendo la storia senza mai far pesare il gioco dello scarto temporale grazie
a un montaggio che pone i cinque frammenti in rapporto d'equiordinazione. Ecco allora descritto il ménage coniugale, fatto
di tenerezza, ma anche di sorda mancanza d'imprevedibilità, dietro cui si celano i ricordi grigi degli istinti al tradimento
discussi in un raffinato dopocena. Ancora prima, la nascita del figlio, dall'effetto stordente per Gilles che tarda di
proposito a raggiungere Marion in ospedale. Per arrivare alle radici degli eventi, ossia il matrimonio salutato da esuberanti
festeggiamenti notturni e infine l'incontro da cui tutto ha origine, durante una vacanza estiva al mare, con i costumi da
bagno che lasciano i corpi esposti alla luce e agli sguardi.
L'intero percorso prende vita a partire da un'idea sviluppata con precisione millimetrica, anche se non tutti gli
episodi s'eguagliano in completezza e ispirazione. L'ultimo, quel nascere strisciante di una peccaminosa ma taciuta
attrazione sulla spiaggia baciata dal sole estivo, è friabile e leggero per l'innocuità della situazione - se s'esclude il
fatto che lui ha ancora al seguito quella che diventerà la sua ex -, lontano dalla gelida sofisticatezza del momento che apre
il film ma chiude la storia, raro esempio di tesissima perfezione in cui la regia di Ozon tocca i sublimi vertici di una
scena da antologia.
Stili diversi per ognuno dei cinque momenti, a partire dall'intensità psicologica del dramma e sempre più indietro
nel susseguirsi delle emozioni che sfumano le loro tinte spiegando un ventaglio che va dalla passione al disgusto e
all'indifferenza.
Le tentazioni d'idealizzazione sono lontane: il passato, grazie all'innovativa scelta di racconto, sfugge
all'immagine rosea e morbida della memoria. Una caratteristica che François Ozon trasferisce invece allo stile, quello sì
mutevole, luminoso e leggero quanto più si torna indietro e Cinque Per Due avanza. Felicissima è - in questa chiave di
lettura - la scelta di chiudere il film con un campo lunghissimo sulla tavola d'acqua del mare innaffiata dai riverberi del
sole che vi si specchia, in cui si perdono le silhouette dei protagonisti; allusione di forma a quello che potrebbe essere un
futuro dolce e luminoso. Ma è un'amarezza frutto della razionalità a farvi da contraltare: nessun preludio a livello di
costruzione del film (seguono i titoli di coda), malinconica promessa destinata a restare irrealizzata quanto a sviluppo
narrativo (ciò che avverrà è stato mostrato nell'ora e mezza precedente).
Elegante e a modo suo compito, Cinque Per Due lascia da parte velleità filosofiche; resta una sottile analisi
d'impronta socio-psicologica, acuta ma non urlata, vissuta e interpretata con sconcertante mimetismo da Stéphane Freiss e
Valeria Bruni-Tedeschi, sensibili protagonisti da urlo che seguono lo scorrere del tempo non solo con la recitazione,
cangiante in entusiasmo e freschezza, ma anche fisicamente, grazie a trucco, pettinatura e addirittura piccole variazioni di
peso.
Alessandro Bizzotto
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