...E alla fine arriva Polly
Reuben Feffer (Ben Stiller). Assicuratore infallibile, fidanzato modello di una bella agente immobiliare, con cui pianifica un matrimonio da sogno. Tutto calcolato fin nei minimi dettagli. Nessun imprevisto. Fattore di rischio = 0
Cerimonia, luna di miele caraibica con insegnante di sub francese "nudista", sposina eccitata, marito tradito. Reuben Feffer si ritrova di nuovo single, solo con la sua maniacale routine. E alla fine arriva Polly…cameriera, tatuata, disordinata, smemorata, con furetto cieco a carico. Una variabile impazzita che sconvolgerà per sempre le abitudini irreprensibili del povero Ruben, alle prese con cibi esotici, sfrenati balli latini e un fattore di rischio = incalcolabile…
John Hamburg realizza una divertente commedia che attinge a pieni mani dalle sue precedenti esperienze come sceneggiatore (Ti presento i miei e Zoolander) e dalla gestualità del suo incontrastato protagonista Ben Stiller, anche qui nell'ormai consolidato ruolo di eterno imbranato, sfigato, con l'aggiunta della variante "paranoico", tipica dell'uomo prudente e previdente calcolatore e precisino, tutto lavoro, coscienza e desiderio si "accasarsi". Almeno fino a quando non incontra…il suo esatto contrario, Polly (Jennifer Aniston) una donna emancipata, moderna, disordinata, con mille interessi escluso quello di sistemarsi. Un'inversione di ruoli che rispecchia esattamente quanto sta avvenendo (o è già avvenuto) nella società contemporanea.
Un rovesciamento che il cinema in passato ha drammatizzato, poi somatizzato e che ora può prendersi la libertà di rappresentare con sense oh humor e ironia.
Peccato che questo approccio non vada mai fino in fondo, perdendo per strada ottime occasioni per mettere in scena veramente il "gioco delle parti" tra l'uomo e la donna del nuovo millennio.
Quindi lo "scambio di favori" tra l'uno l'altro sesso si ammorbidisce mentre l'irrisione che nasce nel vedere Ben Stiller addobbare il letto con cuscini pastello per "coreografia" come una casalinga frustrata e Jennifer Aniston perdersi le chiavi di casa e il furetto, lasciando indumenti ovunque come qualsiasi incorreggibile maschio "tradizionale", tende ad assere sempre e comunque mediata da un buonismo e da una diplomazia che non permettono al film di essere mai dissacrante fino in fondo, sprecando grandi spunti di sana cattiveria e provocazione, così come avviene per l'accompagnamento musicale, che pur adottando pezzi a dir poco perfetti per l'intento parodistico, come "Hey Mama" dei Black Eyed Peas, "Hei Sexy Lady" o "Luv me Luve me" di Mr. Boombastic/Shaggy, non sa sfruttarne appieno la carica esplosiva.
Se la regia si dimostra leggerina e troppo preoccupata a creare le irresistibili ma a tratti un po' troppo volgari gags del film (la partita di Basket contro l'energumeno peloso, l'allagamento del WC), la sceneggiatura, un po' pasticciona, non aiuta, sciupando spunti e indizi che preludono a chissà che sviluppi (I genitori di lui; il povero furetto, che sarebbe potuto diventare lo "sfigatto" di Ti presento i miei), per abbandonarli subito dopo, e diventa un canovaccio un po' sterile per i virtuosismi, ormai piuttosto prevedibili, di Stiller (che con Zoolander aveva già espresso tutto il suo repertorio) e il sarcasmo, invece poco sfruttato, di Jennifer Aniston, qui un po' troppo spalla e poco protagonista, la cui verve comica non può contare sulle accattivanti battute di Friends.
Una coppia che avrebbe meritato sicuramente un copione più originale ma che si sa arrangiare dando fondo a tutta la propria gestualità (si veda il "numero " di ballo di Stiller), supportata da un cast a dir poco ricco e versatile composto da comprimari, che spesso rubano la scena ai protagonisti in tanti piccoli cammei che sembrano affrancarli dalla responsabilità di recitare a tutti costi, lasciandoli liberi di improvvisare, "caricaturale" e divertirsi. Come Alec Baldwin, nel ruolo del disgustoso capo con le palle d'acciaio di Reuben o di Hank Azaria (già in Friends, Piume di struzzo, Quiz Show) nella parte dell'istruttore di sub-francese-nudista Claude, senza dimenticare Debra Messine (la Grace di Will & Grace… anche lei come la Aniston si sia fatta le ossa in sit-com di successo) e Bryan Brown (Cocktail, Gorilla nella nebbia).
Non a caso le cose migliori di ...E alla fine arriva Polly arrivano da Philipp Saymour Hoffman, un interprete sempre straordinario (dove lo metti, giganteggia), capace di forgiare un personaggio terrificante di mediocre, volgare, imbarazzante attore in declino, come Sandy Lyle, l'amico-complice di Reuben Feffer. Il suo personaggio cinico e sarcastico, corre da solo (un altro film, il suo), riuscendo nell'impresa di parodiare se stesso tagliando, in un sorriso impagabile e con poche parole ("Sono un fallito"), il traguardo che questo film riesce solo a prefiggersi senza raggiungere: ironizzare sul cinema, sull'amore e sulla vita.
Ottavia Da Re
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