Abbasso l'amore (Down with Love)
Il nuovo film di Peyton Reed è un omaggio ad un mondo che non c'è più, quel periodo magico a cavallo far la fine dei Fifties e l'inizio dei Sixties, gli anni di Kennedy, dei tentativi di conquista dello spazio, quelli del boom economico, dell'emancipazione femminile, gli anni in cui il sogno americano era ad un passo dalla portata di tutti e dove esplodeva incontrollata la voglia di vivere e dove le parole d'ordine erano gioventù, spensieratezza e brio….
E Down with love - Abbasso l'amore vuole essere anche e soprattutto un ritorno, a metà fra omaggio e remake, al modo di fare cinema dei primi anni Sessanta, periodo d'oro della commedia romantica americana che con l'ormai coppia mitica Doris Day e Rock Hudson mescolava glamour, dialoghi brillanti, valori in via di superamento con una considerevole dose di allusioni sessuali e doppi sensi.
Abbasso l'amore si svolge nel 1962 a New York e, a partire dal logo della 20th Century Fox in apertura dei titoli di testa che annunciano il film in Cinemascope, per tutti i 97 minuti della pellicola vengono riproposte tutte le icone caratteristiche di quegli anni, in un'autentica ed entusiasmante esplosione di colori sgargianti o pastello, senza vie di mezzo, di cappellini dalle forme più improbabili, di magnifici completini alla Chanel o abiti da sera in pandant con la propria migliore amica, abiti scuri iper eleganti per gli uomini della Grande Mela, appartamenti loft luminosissimi e dotati di qualsiasi confort, compreso l'immancabile mobile bar… ma non basta. La cura con la quale Ree e la sua equipe di scenografi e costumisti hanno pensato alla realizzazione di questo divertentissimo lavoro è assolutamente totale ed impareggiabile ed è evidente in una miriade di elementi come la stupenda colonna sonora tutta a base di swing che sembra davvero rubata ad un film originale dell'epoca e che elenca brani come Fly me to the moon (nella doppia versione di Frank Sinatra e di Astrud Gilberto), Down with love o For once in my life di Michael Buble, come i dialoghi brillanti ed allusivi scritti dagli sceneggiatori Eve Ahlert e Dennis Drake dove nulla di sconveniente è mai detto esplicitamente e dove compaiono battute esilaranti e monologhi di cinque minuti da togliere il respiro (letteralmente…) o ancora le spassosissime scenografie che con design stilizzato al massimo sintetizzano l'anima della New York da Broadway a Manhattan grazie a fondali disegnati ed essenziali, ma sempre coloratissimi, complementi d'arredo.
Va tuttavia posto l'accento sul fatto che tutto questo non sarebbe sufficiente a far dimenticare al pubblico che fuori dalla sala corre l'anno 2004, la vera ciliegina sulla torta, che permette, appunto, questa temporanea amnesia, è lo stile della regia di Peyton Reed che abbinato al sapiente montaggio di Larry Block riesce nel ricreare esattamente lo stile delle commedie sexy rese celeberrime dal duo Day-Hudson, in particolare la completa assenza di rapidissimi cambi d'inquadratura o di forsennati tour de force della macchina da presa, non se la prendano i tecnici o i puristi se lo definisco un "montaggio a tempo di swing". Ancora più evidente è il ricorso ad uno stratagemma classico dei '60s movies, che qui ci regala una delle sequenze più maliziose del film, ovvero lo split screen , tecnica che consente di vedere simultaneamente i due protagonisti nelle rispettive dimore grazie ad una divisione a metà dello schermo, appunto. Come in Il Letto racconta… del 1959 , il primo film della coppia, anche in Abbasso l'amore questo espediente è utilizzato per mostrare le esilaranti conversazioni telefoniche di Catcher Block e Barbara Novak, che, attraverso un piacevolissimo crescendo, culminano nella telefonata in cui i due protagonisti s'accordano, finalmente, per uscire e dove le più semplici delle attività mattutine sono incastonate tra loro, combinando sempre split screen e cutting, generando sexy fraintendimenti…
Ma se Abbasso l'amore è una pellicola sicuramente divertente, leggera, puro svago in una scintillante e fluorescente confezione, dove niente è lasciato al caso ed i toni oscillano tra la commedia satirica e il cartone animato, tra la parodia e l'omaggio ad un genere cult, lo si deve anche e soprattutto al cast tendenzialmente ottimo, che vede la coppia protagonista McGregor-Zellweger egregiamente supportati dai due comprimari straordinari: Sarah Paulson, nel ruolo di Vikki Hiller, abile editor nonché best friend della Novak, e l'efficacissimo David Hyde Pierce, l'impacciato e nevrotico Peter MacMannus, proprietario del magazine per cui lavora Block, nell'ombra del quale conduce un'esistenza pacata e per noi comica oltre ogni dire. Pierce è il solo a riuscire a tener testa ad uno scatenato quanto meraviglioso Ewan McGregor, che ancora una volta conferma il suo talento puro di attore assolutamente versatile, in grado di portare sullo schermo personaggi diversissimi senza mai perdere in credibilità, passando da un genere cinematografico all'altro non smettendo mai di stupire ed affascinare. Il suo impenitente playboy Catcher Block, pur chiaramente rifacendosi a Rock Hudson, è più vicino allo stile di Cary Grant, anche per una questione di fisicità e al Sean Connery dei primissimi 007 (soprattutto se si guarda il film in lingua originale) e tra sorrisetti fascinosi ed occhiate ammiccanti non impiega molto tempo per attirare su di sé l'attenzione del pubblico grazie non all'autoironica disinvoltura con cui è interpretato dallo scozzese più eclettico di Hollywood, ma anche e, ahimè, soprattutto perché la sua dolce metà sullo schermo non regge il confronto nel modo più assoluto. Renée Zellweger è di certo brava e brillante ed infonde una certa simpatia nel suo personaggio, la best seller femminista ante litteram Barbara Novak, ricorrendo ad un registro spesso troppo costruito, delegando l'espressività della sua recitazione a continue smorfie e a, ben presto insopportabili, arricciamenti di naso. La simpatia del suo personaggio risiede forse maggiormente nei caratteri caricaturali dello stesso più che in una vera e propria ripresa di Doris Day, la cui semplice eleganza e casta ingenuità è abbastanza lontana dall'emancipata novelist della Zellweger.
Marta Ravasio
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