The Blues: Dal Mali al Mississippi

The Blues è un progetto nato per celebrare e far conoscere "la radice e i suoi frutti" di un genere musicale che pur avendo tradizioni lontane è riuscito a mantenere la sua vera essenza crescendo e acquistando popolarità in tutto il mondo. Questo film documentario diretto da Martin Scorsese è solo uno dei sette film della serie "The Blues" diretti da altrettanti registi famosi, accomunati dalla pura passione per questa musica, dalla voglia di ricerca e naturalmente dalla volontà di comporre un'opera fatta di immagini e canzoni che altrimenti rischierebbero di andare persi o dimenticati.
Wim Wenders, Mike Figgis, Marc Levin, Richard Pearce, Clint Eastwood e Charles Burnett sono gli altri sei registi che hanno esplorato questo mondo di canzoni in maniera molto personale e coinvolta, scandendo il tutto con interviste a musicisti noti e meno noti cercando di ripercorrere le tante strade di questa musica leggendaria.
Nel film girato da Scorsese si parte per un viaggio nel tempo e nei luoghi, attraverso ricordi, foto e rare immagini dell'epoca, in quelle terre al Delta del Mississipi dove i neri provenienti dall'Africa venivano utilizzati per lavorare nei campi di cotone, e sono state le grida e le canzoni di lavoro le prime forme di blues udite nel territorio statunitense.
Nato quindi come una forma per comunicare un disagio, raccontando nei testi in maniera indiretta le oppressioni subite, il blues ha ormai messo radici scandendo i suoi primi ritmi e generando in seguito i suoi primi frutti.
Nel film i racconti legati alle tante storie sono narrate dagli stessi protagonisti, musicisti e cantastorie che pizzicando le corde della chitarra hanno toccato l'anima di quell'America che per fortuna si stava aprendo a quel tipo di cultura, portando al successo molti cantanti di colore che iniziarono a unire voce e musica, usando da principio colli di bottiglia per creare l'effetto "slide", quella scivolata sulle corde della chitarra diventata poi celebre e identificativa del genere.
In questo viaggio musicale ci accompagna Corey Harris, un giovane musicista blues afro americano, facendoci fare conoscenza di alcuni degli interpreti, ormai ultrasettantenni, di quell'epoca che sembra ormai tanto lontana rispetto alla musica contemporanea, rivivendo nei loro occhi e nelle loro voci, un po' come avevamo fatto in Buena Vista Social Club di Wim Wenders, le emozioni che una forma d'arte pura e istintiva come la musica può farci scaturire.
L'incontro più importante lo abbiamo con Otha Turner, leggendaria figura dell'epoca lontana, mentre seduto sotto la veranda della sua modestissima casa, circondato dalla sua famiglia, suona un flauto di bambù, quasi primordiale e semplice nella sua fattura, ma capace di scaturire attraverso davvero poche note l'essenza dello spirito blues.
Questa essenza è stata catturata centinaia di volte in altrettante situazioni diverse da Alain Lomax, un ricercatore musicale che grazie al suo lavoro e alla sua dedizione alla ricerca dei suoni e dei canti, da dovunque e da chiunque provenissero, ha potuto scandagliare i legami tra la musica africana e il blues. Come asserisce lo stesso Scorsese: senza di lui molto sarebbe andato perduto.
Quindi attraverso interviste, immagini di repertorio e canzoni andiamo lentamente a scoprire quali sono le vere origini di questa musica. Nell'ultima parte del film ci ritroviamo nel Mali, in Africa, incontrando artisti come Salif Keita e Habib Koitè, le loro voci potenti e straordinarie cantano della vita, accompagnati da strumenti musicali tipici della loro cultura, strumenti poveri e semplici, e per quanto possano sembrare innocui per un orecchio, il nostro, abituato ad ascoltare musiche sempre più sofisticate, hanno la potenza di farci comprendere l'importanza di preservare quella che è la tradizione musicale di un popolo, facendoci raggiungere la consapevolezza che in un futuro potremmo essere rimproverati dai nostri discendenti per non aver avuto la volontà di proteggerla.

Con l'uscita di questi sette film sono previste le pubblicazioni dei cd incentrati sulle loro colonne sonore.
Per chi già ama il blues può essere un'occasione per apprezzarlo ancora di più con la visione e l'ascolto di materiale che fino ad oggi non era disponibile, e per i cultori può essere una vera scorpacciata. Per chi il blues non lo conosce o lo conosce poco può essere un modo per accostarsi a questo genere e magari scoprire che può essere la fonte della musica che molti di noi ascoltano ogni giorno.


Alberto Panichi

The Blues: Dal Mali al Mississippi

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