I sentimenti
Turbamenti sentimentali nella campagna francese: l'amore imprevisto e irruento incrina
l'armonia matrimoniale di quattro coniugi.
Jacques (Jean-Pierre Bacri), medico della zona, e sua moglie Carole (Nathalie Baye)
attraversano senza scosse il loro tranquillo ménage, in cui dopo anni di convivenza l'affetto
sembra aver addormentato la passione giovanile. I freschi sposi François (Melvil Poupaud),
neo laureato in medicina, e Edith (Isabelle Carré) si trasferiscono nella casa vicina. La scienza
medica avvicina i due uomini, la complicità femminile le loro mogli: in breve tempo, fra le
due coppie s'instaura una simpatica amicizia. Tutto fila liscio. Finchè Jacques e Edith si
innamorano.
Una campagna quasi teatrale fa da sfondo a quattro assoli d'interprete, isolandoli e agendo
come marcatore territoriale per la sceneggiatura. Quattro personaggi che nei fatti non
interagiscono se non fra loro, costruiti con abilità smagliante dalla penna della regista
Noémie Lvovsky e di Florence Seyvos.
La storia è introdotta e seguita da un coro, che alla maniera dell'antico teatro greco canta
il significato nascosto degli eventi, legge nella mente dei protagonisti, ri-orienta
costantemente la direzione dei fatti. Ma a differenza di quanto avveniva nella tragedia arcaica,
ne I sentimenti i coreuti non sono personaggi mascherati; abbiamo uomini e donne normali (forse
un po' appariscenti nel look, ma non dissimili da Carole, Edith, Jacques e François), che si
esibiscono con brio in esercizi vocali solo in apparenza estemporanei, cui i veloci movimenti
della macchina da presa conferiscono maggiore vitalità.
Una matrice corale ripresa in metafora dalla vicenda effettiva, quasi un brano cantato a
quattro voci. Quella di Edith, la più fresca, vivace, qual è quella del soprano. Quella di
Carole, seconda voce femminile simile a quella del contralto, più bassa, quasi stanca nel suo
caso (passa molto tempo da sola, beve un po' troppo nell'affrontare le sue piccole paure e
insoddisfazioni). E infine le voci maschili: François, che ricorda il tenore nella sua forza
giovanile, e Jacques, il basso, la voce più grave del coro, la più pacata.
Quattro interpretazioni magistralmente dirette dalla Lvovsky (spiccano le attrici, le
bravissime Nathalie Baye e Isabelle Carré, ma Jean-Pierre Bacri e Melvil Poupaud non sono da
meno), il cui estro si riflette nei colori di scene e costumi, più brillanti che in Technicolor,
e negli inserti più leggeri, come i disegni sulla carta che prendono vita, o l'esibizione danzante
di Carole mentre è in casa da sola, una scena che ha strappato applausi spontanei alla
proiezione ufficiale del film in occasione dell'ultimo Festival di Venezia - il film era in
concorso -.
La regista non vuole dare giudizi sull'adulterio. "Per chi lo vive, l'adulterio non esiste", ha
dichiarato. "Si vive al momento, ora dopo ora, giorno per giorno, si vive l'amore e quindi non
c'è adulterio". Filma l'invisibile dei sentimenti in un film che fa rivivere il piacere di
raccontare. L'innamorarsi, non solo l'amore.
Alessandro Bizzotto
|
Vai alla scheda del film
|