Anything Else

E' ingiusto parlare di crisi creativa. Woody ce l'ha dimostrato due anni fa con La maledizione dello scorpione di giada (a Venezia nel 2001), un'opera brillante che riscattava l'autore dopo l'infelice parentesi degli ultimi anni '90 (segnata dai modesti Harry a pezzi e Celebrity).
Eppure questo Anything Else rappresenta per Allen un passo indietro. Il film, che ha aperto la 60. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, è una commedia in pieno stile alleniano, priva di tempi morti, cui l'autore vuol facilitare l'approccio assegnando il ruolo di narratore interno al protagonista Jason Biggs, che guarda spesso in camera spiegando i punti meno chiari della sinossi.
Nonostante la compattezza dell'intera opera e una serie di battute assai sapide, la storia è però quasi del tutto priva di appigli.
La fertilità creativa di Woody, che ancora porta con sé un'ironia sempre fresca, regge senza dubbio il confronto con qualsiasi giovane commediante, ma in tanto sottile divertissement si perdono gli snodi narrativi più significativi, la storia non riesce a prendere una piega decisiva, e il finale tronca la stria in modo brusco, smontando tutte le ipotesi che possono essere fatte.
E purtroppo molti attori (da Stockard Channing a Danny DeVito) sono ridotti a poco utili macchiette.

Alessandro Bizzotto

Anything Else

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