Dillo con parole mie

Dillo con parole mie è il nuovo film di Daniele Luchetti, ambientato sull'isola di Ios, in Grecia, che, come se fosse "un teatrino immaginario, ospita i personaggi provenienti da mondi lontani". Con quest'espressione poetica e sognante, il regista descrive i caratteri generali del soggetto scritto dalla sua compagna -nonché protagonista della pellicola - Stefania Montorsi che purtroppo, però, di poetico e sognante non ha proprio nulla! Certamente l'ambientazione è meravigliosa, il blu del mar Egeo ed il turchese del cielo ellenico che s'incontrano sono di una bellezza da togliere il fiato, e a tratti pare d'essere scaldati dal fulgido sole che inonda di luce le bianchissime casette dell'isola dell'amore, ma i colori da favola e la buona fotografia di Paolo Carnera non riescono a mascherare i grandi limiti di questo film.
Pur con la manifesta intenzione di realizzarsi in una sceneggiatura fresca, disimpegnata e divertente, il soggetto si rivela davvero debole e sia la storia sia l'intreccio che ne seguono sono prevedibili e scontati in modo imbarazzante. Inoltre, come se non bastasse, buona parte dei dialoghi sanno di "sentito e risentito", spesso sono persino un po' stupidi ed irreali ed anche il cast pare rendersene conto, fatta eccezione per la Montorsi che pecca d'eccessiva fiducia nel proprio progetto e non si accorge che la sua "Stefania", più che un personaggio, è una macchietta nevrotica che riempie la pellicola con le sue paranoie ed improbabili diete a base di cioccolato.
Tuttavia ritengo che l'aspetto più "fastidioso" di questo film sia la sotterranea presunzione, da parte degli ideatori, di voler condensare, nel medesimo progetto, una riflessione sugli adolescenti e sulle loro "strane idee" ed una sul rapporto di coppia fra ex-giovani trentenni. In realtà ne scaturisce un film che abbonda in maniera irritante, più che divertente, d'abusati cliché sui giovani liceali ignorantelli alla scoperta del sesso e della libertà dai genitori, che non si discosta affatto dalla solita visione "adulta" e con intenti implicitamente giudicatori. L'altra componente non può dirsi affatto meglio riuscita perché vorrebbe delineare uno fresco e giocoso ritratto del rapporto a due e delle possibili crisi cui esso può andare incontro, ed invece scade a tal punto nel ridicolo, che più di una volta viene da chiedersi chi sia realmente l'adolescente e chi l'"adulto"...
Quel che, infine, realmente manca è il tanto preannunciato divertimento, che s'intravede soltanto nell'esilarante, per quanto assolutamente improbabile, scena finale ambientata su uno sgangherato autobus greco. Deliziosa la trovata musicale che smorza la banalità del prevedibilissimo happy end. Otto minuti spassosissimi, però, non riescono a risollevare i cento precedenti...


Marta Ravasio

Dillo con parole mie

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