Prima ti sposo, poi ti rovino
Perché un titolo che sfiora il demenziale per una sofisticata commedia al vetriolo?
Il dubbio rimane. A maggior ragione visto che il film vantava un titolo
originale a dir poco perfetto, Intolerable Cruelty ("Crudeltà insopportabile").
Prima ti sposo poi ti rovino, infatti, non ha quasi nulla a che spartire con una sciocca
commediola. E' la storia del famoso avvocato divorzista Miles (George Clooney) che incastra la
cinica avventuriera Marilyn (Catherine Zeta-Jones) a caccia di mariti e patrimoni, ma si trova a
cadere vittima dell'imbroglio che lei ordisce per vendicarsi.
Svelare di più sulla trama sarebbe criminale. Anche perchè dietro a una storia così simpatica,
ma che a prima vista non sembra brillare per originalità, ci sono due teste come quelle dei
fratelli Coen, Ethan (produttore e sceneggiatore) e Joel (regista e sceneggiatore). Una garanzia
di assoluta non-banalità.
Il film, infatti, lavora sempre su due piani, giocando con i contrasti.
Il primo si ha (o meglio, si dovrebbe avere) a scatola chiusa. "Crudeltà insopportabile" è un
titolo che stride contro la patinata immagine di comedy che ha per protagonisti due fra i divi
più belli di Hollywood. Un contrasto che è ahinoi la prima cosa persa con l'assai poco
fantasiosa traduzione italiana.
Nella versione originale, era la frase di lancio a fornire una
divertita sintesi dello spirito del film: "A romantic comedy with bite"; di nuovo, troppo libera
la resa da noi: "Una commedia romantica al veleno". Bite in inglese vuol dire morso, parola
non solo più incisiva, ma curiosamente plurivalente. Può infatti significare sia inasprimento
fiscale sia l'azione di abboccare . Cosa può abbinarsi meglio a una storia come quella del
film?
Il secondo contrasto lo presenta l'incipit. Un prologo grondante di humour nero, con un
Geoffrey Rush nei panni di un marito tradito in lite/lotta con la moglie, cozza con dei titoli
di testa romantici e quasi melensi, immagini da biglietto augurale tutte cuori, putti e archi
di Cupido.
E per tutto il film i sentimenti si scontrano con l'avidità, la passione con il denaro, il
comico con il crudele. Ne risulta un divertimento pungente e tonico, mai annacquato, che fa
satira senza moralismo, lasciando che il morso traspaia (e non si limiti a mostrarsi)
attraverso la copertina glamourous. Perché Prima ti sposo poi ti rovino sa anche ammiccare allo
spettatore. Luccicano infatti di fascino e bravura i due protagonisti, un George Clooney in piena
forma e una Catherine Zeta-Jones perfettamente nella parte, che reggono egregiamente il gioco dei
Coen. Ma anche la revisione del luogo comune in chiave sarcastica funziona, anche se talvolta
mostra la corda (si vedano le riunioni delle sofisticate compagne di Marilyn: già viste, eppure
divertenti).
Sorrisi a denti stretti e larghe risate vanno ben oltre la questione politically
correct. Ennesimo surrogato dell'umorismo britannico? Assolutamente no. "Una storia così
potrebbe accedere ovunque, ma non avrebbe gli stessi toni. Il film descrive atteggiamenti e stili
di vita tipici di Los Angeles", parola di Joel Coen. C'è da fidarsi.
Splendente la fotografia di Roger Deakins, che avvolge Catherine e George in patinati colori
pastello (azzurri, gialli e rossi nitidi e caldi).
Ultimo goal di Ethan e Joel il finale multi-sorpresa, che crea un nuovo, insospettabile
contrasto. E questa volta con il tono della storia.
Alessandro Bizzotto
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