8 donne e un mistero
Una grande lezione di commistione di generi. Un cinefilo omaggio alla produzione degli anni Cinquanta. Un film che cerca la complicità dell'impostazione teatrale.
Questo e molto altro è "8 donne e un mistero", l'ultima pellicola del francese François Ozon. Un'opera piacevole, saporita, piena di brio.
In scena le otto donne del titolo: moglie, figlie, suocera, cognata, sorella, governante e cameriera, riunite sotto lo stesso tetto per Natale. E il marito, padre, genero, cognato, fratello e padrone trovato morto, pugnalato nel suo letto.
Telefono fuori uso, casa isolata, cancello inaspettatamente sbarrato. Gli elementi per un giallo raffinato ci sono tutti. È qui che prende il via una sorta di indagine casalinga per scoprire chi è la colpevole.
Ma "8 donne e un mistero" è anche - o soprattutto - una commedia sofisticata che ammicca al musical, con diversi numeri cantati che stemperano la tensione (memorabile il primo, interpretato dal trio Deneuve-Ledoyen-Sagnier) e una fotografia dai colori smaglianti.
Forse proprio per questo a far paura, anziché le dame, è solo il morto, che non vediamo mai in faccia, mentre tutto il film si evolve in modo sorprendentemente armonico sotto lo sguardo vigile di una regia attenta e sicura. E anche se, in qualche punto, la sceneggiatura rischia di apparire un po' forzata, la solidità dell'intreccio, davvero ben concepito, e la struttura della storia conferiscono al film non solo credibilità, ma anche un fascino irresistibile.
8 donne e un mistero non resta prigioniero della sua eleganza.
Merito soprattutto delle otto straordinarie interpreti. Perché alla fine, inutile affannarsi a negarlo, sono loro le colonne di quest'opera, la punta di diamante di un marchingegno perfettamente oliato.
E Ozon le dirige magnificamente, seguendole passo dopo passo durante lo svuotarsi del vaso di Pandora che porta alla luce tutte le verità, ora ridicole e ora dolorose, i difetti, i segreti.
Isabelle Huppert incarna le nevrosi dell'acida Augustine con sopraffina ironia e spigolosità, sebbene inizialmente sembri caratterizzare il personaggio in modo eccessivo.
Emmanuelle Béart è splendida nel nascondere l'irruenza dell'inquieta cameriera Louise, strizzata nel bianco e nero della divisa servile.
E meritano una menzione le grandi dame Catherine Deneuve, elegante padrona di casa e madre non esemplare, e Fanny Ardant, provocante spirito libero. Ma anche l'ottantacinquenne Danielle Darrieux, madre e suocera avara, Firmine Richard, la governante di colore, e le giovani Virginie Ledoyen e Ludivine Sagnier.
Otto ritratti nitidi e colorati, cristallizzati nell'accostamento di ogni attrice e del suo personaggio ad un fiore nei titoli di testa. Otto donne in tutta la loro forza e debolezza, descritte senza retorica eccessiva e presentate in modo diretto, così come testimonia l'ultima inquadratura: le dive schierate davanti a noi. Come su un ipotetico palcoscenico, pronte a ricevere l'applauso.
Alessandro Bizzotto
|
Vai alla scheda del film
|