“Sa cosa m’ha detto Ciacca?... Era serio!... Professò, ma Piero della Francesca era un uomo o una donna? E’ un genio!”
- il Prof. Fiorito al Prof. Prezioso riferendosi ad un alunno
Non ci sono pensieri pericolosi tra facinorosi di gang rivali che rischiano di mettere a ferro e fuoco un istituto. Non c’è un insegnante che ci incoraggia a cercare la nostra voce attraverso la scrittura tra i banchi di scuola o qualcuno che inneggia all’innata passione dello spirito umano celato tra i versi di una poesia, spingendoci a considerare punti di vista differenti - salendo sui medesimi banchi – per trovar la forza d’inseguire i nostri sogni. Non vi è nemmeno la disciplina della danza a calmierare gli animi di quelle teste calde costrette, dopo l’ultimo suono della campanella, ad instaurare un dialogo laddove vorrebbero solo innalzare un muro con rabbia ed arroganza, perché nessuno li ascolta e dà loro una possibilità.
La scuola che Giuseppe Piccioni (“Luce dei miei occhi”,“La vita che vorrei”) ci racconta ne “Il rosso e il blu” non è oggetto di rivoluzioni, non è posta sotto assedio dalla droga o dalla violenza; ma si trova semmai a combattere quelle piccole, logoranti battaglie quotidiane che presidi, insegnanti e talvolta anche gli alunni portano avanti con silente tenacia per vincere la guerra all’ignoranza. Troppo spesso è una lotta impari, quasi don chisciottesca, quella che, ad esempio Giuliana, la preside interpretata da Margherita Buy (“Lo spazio bianco”,“Fuori dal mondo”) deve sostenere per far quadrare bilanci insanabili o supplire a quei tagli agli sprechi, con invisibili accortezze mattutine, che certamente non sono imputabili alla sua parca amministrazione. Una delle dirette conseguenze a questo stato di cose è Brugnoli: studente problematico, orfano del suo insegnante di sostegno e non solo di quello, che in mancanza di una reale alternativa ha adottato la palestra come sua seconda casa.
Coraggio, buona volontà ed entusiasmo fanno capolino dalla porta principale con l’arrivo del supplente d’italiano Giovanni Prezioso (Riccardo Scamarcio - “Mine vaganti”, “L’uomo nero”) che, a suo stesso dire, ha scelto questo mestiere senza alcuna imposizione, ma per il solo piacere di farlo. Nel tentativo stoico, ma futile agli occhi di qualcuno, di appassionare gli studenti della sezione F alla sua materia d’insegnamento; Prezioso non si lascia intimidire dal chiasso e dall’iniziale indisciplina che serpeggia tra i banchi e che fatica chiaramente a governare, dalla carenza del materiale didattico a sua disposizione o dall’apparente impermeabilità che le giovani menti a lui affidate ostentano, dietro una distratta indifferenza adolescenziale. Convinto che creare un legame unico con ognuno di loro sia il ponte ideale per veicolare quanto deve; il neofita professore d’italiano si appassionerà in breve tempo alle vicende più personali dei propri studenti ben oltre le aule scolastiche, ignorando i moniti che gli giungono dall’alto, rimanendo spesso in bilico, data l’inesperienza, tra la professionalità che gli impone il suo ruolo ed il personale slancio umano, rischiando per tanto la credibilità che desidera.
A fargli da contraltare c’è il professore di storia dell’arte Fiorito (Roberto Herlitzka – “Bella addormentata”, “Buongiorno, notte” ): amareggiato, disilluso, totalmente incurante delle regole e profondamente convinto dell’inutilità del tempo speso a profondere sapere dinnanzi a coloro che vede unicamente come il futuro vuoto sociale ed esistenziale. La voce dell’anziano professore, giunto oramai al termine della sua esperienza professionale e non solo, ci conduce attraverso le sue riflessioni sulla solitudine dell’esistenza, cariche di rimpianto per le aspettative disattese dalla vita. L’amore per il bello, per l’armonia e la grandezza dell’arte non lo hanno messo al riparo dalle brutture quotidiane e benché sostenga – in modo del tutto personale – l’importanza innegabile del sapere; la cultura non preserva lo spirito umano, ma semmai ne acuisce la sensibilità e per tanto la vulnerabilità.
Nell’arco di un anno scolastico Giuseppe Piccioni metterà i suoi protagonisti di fronte ai rischi ed alle contraddizioni insite che si nascondono proprio in quanto più credono fermamente; creando per ognuno di loro un rapporto inaspettato e privilegiato con uno studente in particolare. Testimonianza del fatto che essendo l’uomo oggetto principe dell’universo scolastico, ogni classificazione in merito, per quanto lecita, resta comunque un’ovvietà che andrebbe smentita con forza, proprio in virtù dell’ambiente in cui ci troviamo e che dovrebbe, al contrario di quanto purtroppo accade, fornire gli strumenti per la costruzione di idee veicolate dal libero pensiero. “Il rosso e il blu” non si erge a critica sociale, non vuole farci “la lezione” sullo stato di cose in cui vessa la pubblica istruzione italiana o fornirci risposte in merito; ma si tratta semmai di una commedia gradevole, una fotografia velata di malinconica leggerezza che ha per soggetto un attualissimo spaccato quotidiano. Piccioni dirige con discrezione ed efficacia un ottimo cast in cui spicca la tagliente, acuta e talvolta caustica ironia del personaggio a cui la sapiente bravura di Roberto Herlitzka dà volto, voce e spessore umano.
Decisamente meno incisivo ed efficace invece lo sviluppo che riserva alla storia dello studente modello, figlio d’immigrati rumeni, Adam. La volontà del regista di approfondire le implicazioni drammatiche che si possono inaspettatamente celare anche dietro le imprevedibili azioni di un’imperturbabile, taciturno e volenteroso ragazzo; sfociano in un epilogo affrettato e privo di argomentazioni convincenti.
Che l’apparenza inganni e che siamo tutti più o meno vittime d’idee preconcette oltre le quali si fa fatica a spingersi…Beh, merita un’annotazione in rosso a margine della sceneggiatura!
“...Meriterebbero d’essere bocciati tutti quanti, presi a calci nel sedere uno per uno. Io però ho deciso d’essere ancora più cattivo con loro.... alla fine, ma soltanto alla fine, li promuovo... tutti!” - Fiorito a Prezioso criticando l’indolenza degli alunni.
Quanta verità si cela dietro a questa provocazione.