Magic Mike
A diciannove anni si ha una gran voglia d’indipendenza: affacciarsi quel tanto che basta alla vita per affermare la nostra presenza, iniziare finalmente ad accumulare le proprie esperienze non limitandosi più ad ascoltare quello che magari millantano ragazzi poco più grandi di noi. Si è in un periodo della vita dove tutto è davvero possibile, in cui si è desiderosi di sperimentare qualsiasi cosa, ma nella maggior parte dei casi non si ha alcun reale progetto per il futuro; solo una gran voglia di divertirsi, con una prospettiva consapevole che non si spinge al di là di qualche giorno e punta più che altro a garantirci una piccola, effimera libertà economica. Così era per Mike (Channing Tatum - “21 Jump Street” e “Dear John”) alla fine della sua adolescenza e così si rivede in Adam, un ragazzo conosciuto per caso durante un turno di lavoro come operaio nella costruzione di un tetto. Adam (Alex Pettyfer – “Sono il numero quattro” e “In Time”) si barcamena come può da un impiego precario all’altro, dorme sul divano in casa della sorella maggiore e nell’attesa di avere una rivelazione su cosa fare della propria vita, bighellona senza uno scopo, trascinandosi svogliatamente dall’oggi al domani.
Sarà proprio Mike ad offrirgli una svolta introducendolo al Xquisite, club notturno di Tampa dove i suoi Re si esibiscono coordinati e diretti da Dallas, in coloratissimi, sfavillanti e coreografati spogliarelli per la gioia di tutte quelle donne – single o meno – che possono così lasciarsi andare ai più scatenati sogni ad occhi aperti, in un ambiente relativamente protetto dai sensi di colpa.
Adam si lascerà in breve tempo sedurre e conquistare da tutto ciò che comporta quest’opportunità decisamente inaspettata: dai guadagni facili, dalle promesse di successo di Dallas, dalla calorosa simpatia che suscita nei suoi nuovi colleghi guadagnandosi il vezzeggiativo di “The Kid” e da tutti quei benefit che questa nuova occupazione comporta, come feste e donne disponibili e adoranti. Il passo perché questa seduzione diventi ingestibile e quindi potenzialmente molto pericolosa sarà breve. Al contrario Mike, attraverso la conoscenza di Adam e specialmente di sua sorella Brooke (Cody Horn - qui al suo esordio), una ragazza molto dolce, ma altrettanto forte e determinata che non permette a chi la circonda di celarsi dietro alibi inconsistenti; inizierà a riconsiderare le proprie scelte, a rivalutare l’inconsistenza delle relazioni fugaci avute sin lì e le aleatorie promesse che Dallas si è riproposto di mantenere anno dopo anno senza riuscirvi.
Nato dalla collaborazione tra Channing Tatum e Steven Soderbergh, che dopo aver condiviso il set di “Knockout - Resa dei conti”, hanno rinnovato il sodalizio artistico con la lavorazione di “Bitter Pill”, “Magic Mike” trae spunto dalla reale esperienza che l’attore fece come spogliarellista nei night club per otto mesi tra i diciotto ed i diciannove anni. Tatum intuiva il potenziale cinematografico di tale esperienza e la curiosità che spesso suscita in moltissime persone che però non hanno il coraggio di varcare certe soglie nella vita reale.
L’incontro con Soderbergh e l’estrema disponibilità e collaborazione che gli ha dimostrato come regista hanno reso possibile la realizzazione di tale intuizione. Egli non si è voluto limitare a trasporre il vissuto di Tatum sullo schermo esattamente per com’era (a suo stesso dire si sarebbe probabilmente rivelato ben più assurdo della finzione filmica!); ma a restituire semmai quell’atmosfera di vitalità ed incoscienza tipica di quell’età, la semplicità genuina che contraddistingue quei ragazzi capaci di rendere tra di loro comico ciò che altrimenti li congelerebbe dall’imbarazzo, prima di lanciarsi sul palco vestiti solo del personaggio che essi stessi si son creati come maschera per liberare le inibizioni, sedurre le fameliche spettatrici, ma soprattutto, proteggere quel poco che rimane della loro privacy, più per sé stessi che per qualcun’altro.
Non è certamente il miglior Soderbergh, ma resta comunque un film leggero che si vede con piacere poiché non vanta grandi pretese ne stilistiche, tanto meno concettuali; perciò, l’estrema onestà con cui si propone è certamente un aspetto suo favore. Come già ha avuto modo di abituarci in precedenza, anche in quest’ultimo film il regista statunitense utilizza due differenti piani e stili narrativi. L’assolata quotidianità di Tampa alla quale Mike non si affaccia prima di metà giornata, in cui inizia a frequentare con crescente impegno Brooke e in cui cerca di farsi approvare un finanziamento per concretizzare quel che realmente vorrebbe essere la sua aspirazione nella vita: un progetto di design unico ed ecosolidale nel campo dell’arredamento d’interni. A tutto ciò fanno da contraltare le scintillanti notti di esibizioni improbabili con costumi tenuti insieme da strisce di velcro, su di un palco improvvisato. Ciò che per alcuni di loro con il tempo è diventata una scelta di vita consolidata, resta di fatto quanto di più surreale ed improbabile da portare avanti negli anni per costruirsi un futuro. Questo Mike lo sa ed intuisce fin troppo bene il potere estremamente pericoloso e seduttivo che esercita sul suo giovane adepto: quel che per qualche tempo può quasi e deve esser considerato alla stregua di un “gioco”, una passeggera per quanto folle esperienza di gioventù, rischia di trasformarsi ben presto in una gabbia senza che nemmeno te ne accorga; di diventare una specie di droga che porta a distorcere il senso della realtà alienandoti da essa, nell’ingannevole convinzione che sia tu ad inseguire i tuoi sogni, quando in realtà sei solamente prigioniero delle tue stesse fallaci fantasie e delle prospettive di facili guadagni.
Dimostrazione di tutto questo è proprio Dallas (Matthew McConaughey – “Killer Joe” e “The Paperboy”), ex spogliarellista ritiratosi dalle scene, si limita ora a fugaci apparizioni, facendo l’impresario dello sparuto gruppo locale de “ I Re di Tampa”. E’ poco più che un imbonitore di masse, per lui i ragazzi che ingaggia valgono quanto riescono a guadagnare e li tiene al laccio con miraggi di gloria, sostituendoli alla prima occasione. Probabilmente lui non si reputa nemmeno in malafede, ma adotta ed applica più semplicemente quella filosofia imprenditoriale che gli deriva da una vita costruita su una realtà totalmente aleatoria. Fin troppo facile comprendere quali peculiarità attorali facciano di McConaughey l’interprete perfetto di questo personaggio; ma la serietà che conferisce a tale interpretazione è senz’altro la carta vincente di una comicità volontaria esilerante, nonché uno degli aspetti più credibili e convincenti del film.
Curiosità
Alison Faulk dei Beat Freaks è supervisore delle coreografie dei tour mondiali di Britney Spears e Madonna. Per il film di Soderbergh ha messo a disposizione la sua esperienza per rendere tutti i protagonisti non solo dei ballerini disinvolti capaci di vincere la paura del palcoscenico; ma abbastanza sicuri di sé da apparire tanto sexy da scatenare le fantasie femminili. Ci sarà riuscita?!
Sito: http://www.magicmikeilfilm.it
Ilaria Serina
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