A casa con i suoi
Tripp (Matthew McConaughey) è un over trentenne con tutte le carte in regola (bell’aspetto, ottima posizione, grandi doti deduttive…) per risultare un uomo di successo se non fosse per un piccolo particolare: pur avendone tutte le possibilità non è mai riuscito a togliere l’ancora e abbandonare la casa dei genitori. Questi (Kathy Bates e Terry Bradshaw), terrorizzati dalla prospettiva di doverlo avere in casa per sempre, decidono di ingaggiare una professionista del settore, Paula (una sempre smagliante Sarah Jessica Parker), in grado di farlo innamorare e dargli così la spinta giusta per decidere di alzare le vele e costruirsi una vita totalmente indipendente. Le cose tuttavia sono presto destinate a complicarsi: l’affascinante professionista si innamora, ricambiata, dell’ eterno ragazzino proprio quando lui scopre di essere solo la vittima di un complotto…
A casa con i suoi (Failure to Launch, 2006) del quasi esordiente Tom Dey è una commedia romantica che si diverte ad ironizzare sull’ ormai globalizzato problema di molti genitori costretti a convivere “forzatamente” con dei figli più che maggiorenni che non accennano ad abbandonare il nido. Pur nei limiti del genere, la commedia, e senza cadere in velleità di analisi sociologica, Tom Dey non rinuncia, tuttavia, a fare di A casa con i suoi un ritratto a tinte rosa della famiglia “contemporanea” e, più in generale, dei rapporti uomo-donna.
Il film pone infatti l’accento sull’incapacità dei giovani trentenni di tagliare il cordone ombelicale con la famiglia, porto sicuro lontano dalle tempeste che la vita adulta non sembra lesinare a nessuno, ma anche sul desiderio inconscio di molti genitori di non separarsi dai propri pargoli, pur affermando l’esatto contrario. Ciò che diverte della famiglia di Tripp è infatti la presenza di due genitori che, se da un lato, sono disposti a pagare lautamente una professionista per metterlo definitivamente alla porta, dall’altro nella concretezza della vita quotidiana, gli garantiscono tutti gli agi di un hotel di lusso. Come si diceva sopra, Dey non si limita ad ironizzare sulla famiglia e tratteggia tutta una serie di rapporti uomo-donna in cui, a ben vedere, le parti in gioco sono molto più simili che dissimili. Prendendo a campione e come paradigma dei rapporti a due dell’intero film la coppia formata dai due protagonisti, Paula e Tripp, siamo ben lontani da avere una donna matura costretta, suo malgrado, a fare i conti con un novello Peter Pan; Paula e Tripp, seppur con dinamiche diverse, hanno entrambi messo volontariamente in stand by la rispettiva vita affettiva in un goffo tentativo di mettersi al riparo dalle delusioni che questa può comportare ma, rinunciando così, deliberatamente, a essere davvero felici. Crescere, indipendentemente dall’età anagrafica, sembra suggerirci Dey, significa accettare di correre il rischio di concretizzare i propri desideri, alzare le vele e prendere il largo senza domandarsi troppo quale sarà la destinazione finale. Dopo tutto il viaggio non è forse già la meta?
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