White Noise
Un rumore bianco contentente voci del passato, voci che dovrebbero penetrare nel nostro orecchio e nel nostro subconscio ma che ahimè, a dispetto di ciò
che la locandina pubblicizza, ci lascia (tiene) ben lontani dall'essere sconvolti e spaventati!
Siamo di fronte alla solita sola, spacciata come storia vera e abilmente ubblicizzata, dove la sceneggiatura sembra scritta strada facendo, perdendo con lo scorrere dei minuti quel filo di interesse che originariamente e potenzialmente poteva avere, mentre la mano poco esperta
di Geoffrey Sax (un passato come regista televisivo), aiutato da Chris
Seager BSC alla fotografia, dirige pacchianamente quest'insulto alla "cognizione".
Il protagonista Michael Keaton da parte sua tenta, invano, di esser meno obsoleto dei VHS mostrati in questa pellicola, dove un certo accanimento registico cerca di dimostrare (utopisticamente?) come il nastro brevettato dalla Victor Company of Japan nel 1976 potrebbe ancora avere delle chance nell'era del digitale: così si vedono solo apparecchi del genere con primi piani che indugiano sul meccanismo a testine, display, videoregistratori connessi, interfacciati a computer per poter eseguire scansioni in digitale con particolari programmi...), ma l'approccio, davvero troppo brutto, all'idea alquanto anacronistica, di recupero di questo
supporto visivo, ci tiene ben lungi da qualsiasi desiderio di non destituirlo definitivamente.
Se è un monito per dire "salvate il VHS" (come sembra suggerire ultimamente l'industria cinematografica, The Ring docet...), io dico fate film migliori...altrimenti non si può far meno che sperare che l'agonia finisca presto...
Fabio Pirovano
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