ARRIVAL: la recensione di Ilaria Serina

La fantascienza, pressoché misconosciuta nel panorama cinematografico italiano, trova ancora credito in quello straniero, specialmente statunitense, dove, al di là degli action movie che permettono un uso smodato degli effetti speciali e promettono incassi record al botteghino per la gioia delle major, che si affidano per tanto a saghe decennali con conseguenti derivazioni; è un genere che consente anche riflessioni intimiste o metafisiche, sino a giungere alle incursioni nell’horror per indagare le più recondite paure dell’animo umano, scatenate da minacce vere o presunte, siano esse interne e quindi di natura psicologica, piuttosto che esterne, imputabili ad attacchi da altri pianeti.
Per fare solo alcuni esempi recenti, a testimonianza di come un genere cinematografico tra i più consolidati e contaminati trovi ancora linfa vitale tra i suoi sostenitori, basti pensare alle operazioni commerciali di rilancio a matrice nostalgica fatte da J.J.Abrams con il più classico “Star Trek” ed il più fantasy e cavalleresco “Star Wars” o allo splendido e adrenalinico “Mad Max: Fury Road” firmato dal suo creatore George Miller che vinse così una scommessa non da poco; passando per la lotta alla sopravvivenza raccontate da Ridley Scott e da Alfonso Cuarón rispettivamente in “Sopravvissuto - The Martian” e “Gravity”; sino a giungere all’esplorazione del tempo oltre che dello Spazio in “Interstellar” ad opera di Christopher Nolan. Tutti film che si sono aggiudicati menzioni o riconoscimenti nelle premiazioni più prestigiose, hanno trovato l’apprezzamento del pubblico ed il sostegno della critica.
E’ senz’altro tra questi ultimi citati che va a collocarsi l’esordio nella fantascienza di Denis Villeneuve, regista canadese in ascesa ad Hollywood a cui è stato affidato nientepopodimeno che il seguito di un cult assoluto come “Blade Runner”, per l’appunto “Blade Runner 2049” in uscita quest’anno.
“Arrival”, adattato per il grande schermo dallo sceneggiatore Eric Heisserer, è tratto dalla raccolta di racconti “Stories of Your Life, and Others” del 2002 ( pubblicata in Italia nel 2008 da Stampa Alternativa & Graffiti ), del pluripremiato scrittore statunitense di fantascienza Ted Chiang.
Per comprendere cosa si celi dietro la potenziale minaccia di una possibile invasione aliena, paventata dall’improvvisa apparizione di dodici oggetti non identificati - “gusci” - ma di chiara matrice extraterrestre, in altrettanti punti del nostro Pianeta senza alcuna logica connessione; il colonnello Weber ( Forest Whitaker ) recluta il fisico teorico Ian Donnelly ( Jeremy Renner ) e la linguista Louise Banks ( Amy Adams ) allo scopo di interloquire con gli ospiti al loro interno - gli “heptapods” - così ribattezzati per via dei sette lunghi arti di cui son provvisti. Partendo dall’assunto che la modalità di pensiero è plasmata da quella di espressione e quindi dalla propria lingua madre, che condiziona il nostro sviluppo cognitivo ( “ipotesi della relatività linguistica” sostenuta dagli antropologi Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf ); il film di Villeneuve muove i suoi passi, approfondendo ed esplorando riflessioni di carattere ben più umanistico che scientifico rispetto alla percezione del tempo, di come questo crei in noi una certa consapevolezza riguardo alla nostra intera vita, alle esperienze che facciamo ed alle decisioni che prendiamo.
Sebbene la missione a cui prende parte la Dott.ssa Banks sia di carattere squisitamente militare e quindi di tipo interventista, Louise rimarrà saldamente ancorata sulle sue posizioni non perdendo occasione per far valere il proprio punto di vista: la comunicazione resta alla base di tutto e senza un ponte ideale attraverso il quale sia possibile inviare un messaggio comprensibilmente condiviso, non si potranno mai porre domande alle quali nessuno sarà in grado di dare alcuna risposta, per di più con esiti potenzialmente disastrosi per ambedue le parti coinvolte. La determinazione e l’intraprendenza della donna, supportata dal collega Ian Donnelly, le permetteranno di entrare in contatto con i due "heptapods2 ed acquisire così quella capacità comunicativa e di comprensione temporale della quale gli alieni le faranno dono: che è il motivo della loro visita nonché la chiave di volta perché i due mondi – umano e alieno – possano entrare in connessione tra loro. Con questa illuminante prospettiva l’intera esistenza della Dottoressa acquisirà un nuovo e più consapevole significato ( dai risvolti molto spirituali se non addirittura da leggersi in chiave religiosa ) ed è esattamente su questa prospettiva che è costruita l’intera regia di Denis Villeneuve: avvalendosi della circolarità del tempo di cui è intrisa la scrittura ad ideogrammi degli "heptapods", può così muoversi liberamente tra flashback e flashforward. Se il rischio inizialmente potrebbe apparire quello di disorientare lo spettatore, il risultato finale è invece quello di una maggiore completezza, compattezza e spessore dato all’intero film. Il punto di vista rimane sempre estremamente intimo e ravvicinato, con passaggi di fuoco molto morbidi e calibrati; la fotografia crepuscolare di Bradford Young e lo score composto da Jóhann Jóhannsson – oramai stretto e consolidato collaboratore del regista canadese – fanno il resto. Amy Adams si dimostra ancora una volta un’abilissima interprete, dotata, sensibile e profonda; capace di cogliere tutte le sfumature che la storia è in grado di fornirle e nel restituirle al pubblico senza che necessiti di parola alcuna.
Presentato in Concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, accolto favorevolmente da pubblico e critica, “Arrival” può già vantare un cospicuo numero di nominations tra Golden Globe, Bafta e Critics' Choice Awards. Attendiamo ora il prossimo 24 gennaio per scoprire quante chances di vittoria vorrà dare l’Academy al film di Villeneuve; da parte nostra non ci resta che fargli i nostri migliori auguri!

CURIOSITA’:
Il fisico teorico Ian Donnelly interpretato dall’attore americano Jeremy Renner soprannomina i due heptapods Abbott e Costello in riferimento al duo comico da noi conosciuti come Gianni e Pinotto; ma nella versione italiana del film viene usato il riferimento al cartone animato Tom & Jerry… incomprensibili misteri del doppiaggio!!!

Ilaria Serina

Web site: http://www.warnerbros.it/scheda-film/genere-thriller/arrival
FB: https://www.facebook.com/ArrivalILFILM

19/01/2017

home news Ciak! Si gira... interviste festival schede film recensioni fotogallery vignette link scrivici ringraziamenti credits

Settimanale di informazione cinematografica - Direttore responsabile: Ottavia Da Re
Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Venezia n. 1514/05 del 28 luglio 2005
Copyright © www.quellicheilcinema.com. Tutti i diritti sui testi e sulle immagini sono riservati - All rights reserved.