Dopo le atmosfere in costume e le ambientazioni agresti di matrice letteraria messe in scena in “Via dalla pazza folla”, apparso sui nostri schermi a metà settembre dello scorso anno, il cinema firmato dal regista danese Thomas Vinterberg torna nelle nostre sale con “La Comune”: opera decisamente più personale, a tratti autobiografica, per tanto con uno scarto temporale assai più breve rispetto alla precedente, che riporta Vinterberg alle proprie radici e non solo in senso strettamente geografico.
Presentato all’ultimo Festival di Berlino il film riunisce nuovamente sotto l’attenta guida dell’autore danese, dopo la consacrazione avvenuta con “Festen” nel 1998, due ottimi interpreti della scena cinematografica europea, ma di riconosciuta ed apprezzata fama internazionale: Ulrich Thomson ( “In un mondo migiore” e “Duplicity” ) e Trine Dyrholm ( “Love is all you need” e “Royal Affair” ) che proprio grazie a questa sua interpretazione si è aggiudicata l’Orso d’Argento.
Erik, insegnante di architettura frustrato e spesso incline ad eccessi d’ira, eredita la grande casa di famiglia – ben 450 mq - situata in un esclusivo quartiere di Copenhagen e su insistenza della moglie Anna, un’affermata giornalista televisiva, che vorrebbe veder realizzata una nostalgica quanto forse utopica idea di convivenza, in grado secondo lei di dare nuova linfa intellettuale alla coppia, decidono di utilizzarla per inaugurare una comune. Andando a ripescare tra vecchie amicizie condivise, Erik ed Anna, con la figlia adolescente Freja, portano a termine un curioso quanto buffo “casting” per raggiungere il numero adeguato atto a formare il giusto gruppo e dopo qualche tentativo sembra che anche modalità decisionali, di ascolto e confronto in merito a tutte le scelte di convivenza possano esser prese e serenamente gestite insieme da tutti. Per Anna è la realizzazione di un sogno ed Erik abbandona definitivamente tutte le ritrosie iniziali arrivando addirittura a suggellare questo progetto con un gesto di estrema generosità.
Steffen, Allon, Ole, Mona e Ditte, sono gli altri componenti, insieme al figlioletto di nove anni dell’unica altra coppia presente nella comune: un bambino gravemente cardiopatico che vive la propria malattia con la lucidità ed il disincanto tipico di un bambino della sua età, ma che mal si presta alle interpretazioni degli adulti e trova infatti nell’affetto protettivo di Freja l’attenzione che gli occorre.
Il delicato equilibrio che mantiene in vita l’apparente idillio della una vita nella comune viene prima incrinato e poi messo in discussione, mostrando così tutti i suoi limiti e le sue debolezze, con l’avvento della bellissima e giovane Emma, studentessa di architettura ai corsi di Erik. Thomas Vinterberg adatta per il cinema una sua pièce teatrale, scritta con Mogens Rukov e rappresentata al Burgtheater di Vienna, con l’aiuto dello sceneggiatore Tobias Lindholm, suo prezioso collaboratore nella realizzazione di “Submarino” e “Il Sospetto”, quest’ultimo, presentato in occasione della 65esima edizione del Festival di Cannes nel 2012, ha ottenuto l’attenzione nonché il consenso di pubblico e critica, oltre a numerosi riconoscimenti nel corso di diverse manifestazioni internazionali.
Vinterberg che già in passato ha dimostrato una particolare predilezione nel prendere a soggetto nuclei sociali o familiari, mettendo prima in scena e poi in crisi sentimenti e dinamiche che li regolano al loro interno; questa volta sceglie un ambiente a lui decisamente più familiare, quello per l’appunto di una comune, dove lui stesso ha vissuto con i propri genitori per diversi anni dal 1976 in avanti: dall’infanzia sino alla fine dell’adolescenza. “La Comune” è ambientato a cavallo del 1974-1975, quando il pensiero alla base della cultura hippy stava oramai tramontando trasformandosi in qualcos’altro; alla fine della guerra in Vietnam – come gli stessi notiziari di Anna ci raccontano – ponendo quindi termine anche ad un’ondata di contestazione giovanile che segnò un’epoca. Il regista danese mantiene nella prima parte del film uno sguardo quasi nostalgico, a tratti divertito ed affettuoso, specialmente nei confronti dei suoi protagonisti, verso i quali non sentenzia, tanto meno punta il dito e dei quali non critica le scelte, ma si limita semmai a lasciar loro la scena quasi ammirandone l’ingenuità e la voglia di vivere che li spinge ad inseguire, forse in ritardo sui tempi, un ideale di vita. Nel corso della seconda parte però le scelte e i drammi individuali prendono il sopravvento portando i protagonisti ad un bivio ed imponendo loro l’obbligo di decisioni dolorose: lo sguardo del regista in questo caso sembra voler collimare con la giovane Freja, specialmente nell’epilogo con la madre Anna.
Fatta eccezione per la coppia di protagonisti, supportati da un ottimo cast di comprimari, che danno ampio spazio, indagando a fondo tutta la gamma emotiva dei cambiamenti che le loro scelte comportano; il film di Vinterberg procede rimanendo totalmente in superficie, privandoci di quell’acume e di quella incisività che ci siamo trovati più volte a ricercare ed apprezzare nei suoi lavori precedenti.
Titolo originale: “Kollektivet”
Anno: 2015
Data uscita: 31/03/2016
Durata: 111’
Nazione: Danimarca
Produzione: Zentropa Entertainments, Danmarks Radio (DR), Det Danske Filminstitut
Distribuzione: BIM
Regia: Thomas Vinterberg
Sceneggiatura: Thomas Vinterberg
Fotografia: Jesper Tøffner
Montaggio: Anne Østerud e Janus Billeskov Jansen
Musiche: Fons Merkies
Scenografie: Niels Sejer
Costumi: Ellen Lens
Cast: Ulrich Thomsen, Trine Dyrholm, Fares Fares, Lars Ranthe