La recensione: FUOCOAMMARE di Gianfranco Rosi, ORSO D'ORO come miglior film a Berlino
“Nei miei film mi sono spesso trovato a raccontare mondi circoscritti, che fossero realmente o idealmente tali. Questi universi, a volte piccoli come una stanza, hanno una loro logica e un loro movimento interno. Coglierli e riportali è la parte più complicata del mio lavoro. […] A Lampedusa mi sono allo stesso modo trovato a comprendere il funzionamento, se così posso esprimermi, di altri mondi concentrici con le loro regole e i loro tempi: l’isola, il Centro di Accoglienza, la nave Cigala Fulgosi”
Gianfranco Rosi
Lampedusa, la più grande dell’arcipelago delle Pelagie, è una lingua di terra di poco più di 20 km², aspra e brulla, che trae forza e bellezza dal fascino primordiale del Mar Mediterraneo ed è divenuta, specialmente negli ultimi vent’anni, un autentico miraggio per chi incalzato dalla povertà, dalla fame o dalla guerra si affida alle onde aggrappandosi, con quanta più forza non sia dato avere a qualunque essere umano, quella della disperazione, alla più grande di tutte le speranze: la promessa di una vita migliore, una qualunque vita che sia degna di questo nome e che sia in grado di preservare, per quanto possibile, almeno una parvenza di dignità umana.
Territorio italiano, ben più vicino alle coste del continente africano che non a quelle siciliane, Lampedusa è divenuta per tanto la porta ideale di tutti i migranti e l’ultimo avamposto del nostro continente su di una linea di confine immaginaria, quanto indelebile, tracciata nell’acqua, che è stata teatro di una delle più grandi tragedie del nostro tempo; complici chi della disperazione di molti ne ha fatto un business e chi non ha saputo fare della propria responsabilità politica l’occasione per comprendere e gestire un’emergenza umanitaria di cui, troppo spesso, ci si dimentica d’esser in non poca misura concausa, se non addirittura complici senzienti.
Nasce nel 2014 l’idea di realizzare un instant movie di una decina di minuti circa da poter presentare ad un festival internazionale e che verrà commissionato a Gianfranco Rosi ( “Below Sea Level” e “El Sicario – Room 164” ), proprio con il fermo proposito di restituire ad un’Europa indolente e talvolta assenteista, un’immagine che non sia unicamente un’eco distorta di quanto accade sull’isola di Lampedusa, soffocata dal sensazionalismo di certi canali d’informazione piuttosto che dal vociare di facili ribellioni populiste. Il progetto, benché allora fosse ancora in corso d’opera, cattura immediatamente l’attenzione della Berlinale che invita Rosi a parteciparvi non appena questi sarà pronto.
Già nel corso dei primi sopraluoghi e complice l’incontro con il Dottor Pietro Bartolo, direttore sanitario dell’Asl locale che vanta un’esperienza trentennale con i lampedusani e si occupa di ogni singolo sbarco da quasi altrettanto tempo; Rosi, intuisce e comprende sin da subito la complessità e portata del fenomeno che si accinge a raccontare, oltre al fatto di quanto sia difficile e delicato il compito che gli è stato affidato: restituire una realtà alla quale lui stesso, sino a quel momento, non ha saputo dare un volto ed una voce – per quanto da semplice spettatore - che gli sapesse rendere la dovuta giustizia e che sia in grado di comunicare un’idea chiara, onesta, di quanto si consuma ogni giorno su quelle coste e in quelle acque.
Per tanto, vivere quella realtà diviene necessario e l’instant movie si trasforma ben presto nel progetto di un nuovo documentario che porterà il film-maker italiano dall’eccentrica quanto variopinta realtà che gravita intorno all’asfalto del grande raccordo anulare raccontata in “Sacro Gra” ( Leone d’Oro 2013 ); ai forti contrasti sia naturali che culturali di un paesaggio che è suo malgrado divenuto scenario di vita e di morte, passaggio pressoché obbligato per una porzione d’umanità specchio della miseria, dell’avidità e dell’egoismo del nostro tempo. Gianfranco Rosi vivrà poco più di un anno a Lampedusa ed un mese di questo tempo lo trascorrerà a bordo della nave Cigala Fulgosi, esperienza che gli darà la possibilità di partecipare in prima persona a due missioni di soccorso e recupero dei profughi. Questo suo metodo di lavoro già esperito con successo nel corso della sua carriera, porta Rosi a vivere in totale immersione ed empatia con ciò che poi, in un secondo momento, diviene di fatto materia viva del suo “racconto”. Ne emerge una realtà, quella dell’isola siciliana, nettamente divisa in due: da una parte gli sbarchi continui dei migranti, il flusso inarrestabile di un’odissea che non conosce tregua, ma che si percepisce a malapena, quasi fossero fantasmi di passaggio; di contrasto alla quotidianità placida e tranquilla di gente semplice, che dal mare non fugge, ma trae sostentamento e insegnamenti per la vita, i cui tempi son scanditi dalle maree.
Rosi torna a dimostrare d’esser un osservatore attento, che ha grande rispetto ed amore per quello che mostra, più che raccontare: la sua regia è chiara, lucida e disincantata, ma mai fredda o distante e, nonostante le insite difficoltà, non cede mai, nemmeno per un istante, alla retorica o a facili sensazionalismi. Ciononostante, proprio per questa sua qualità antinarrativa, pur imparando a conoscere da vicino la realtà di alcuni dei lampedusani - veri protagonisti di “Fuocoammare” - sino ad entrare nelle loro case, sedendoci alle loro tavole, venendo a conoscere i loro ricordi e immergendoci per la pesca nel blu del loro mare; non si arriva mai però a percepire una reale comunione con la loro comunità ed una partecipazione autentica al loro modo di vivere.
Il momento indubbiamente più riuscito e toccante del film è la testimonianza del Dottor Pietro Bartolo, uomo di grandissima esperienza ed umanità, che, ancor prima da essere umano più che da medico, racconta con disarmante semplicità e tatto un’incommensurabile tragedia che annichilirebbe chiunque, manifestando la più alta considerazione per la vita ed il senso di responsabilità che chiunque voglia definirsi un uomo dovrebbe sempre dimostrare di possedere e rispettare.
IL FILM E' STATO PRESENTATO IN CONCORSO AL FESTIVAL DI BERLINO 2016
Scheda film:
Titolo originale: FUOCOAMMARE
Anno: 2016
Data uscita: 18/02/2016
Durata: 108’
Nazione: Italia, Francia
Produzione: Stemal Entertainment, 21 Unofilm, Cinecittà Luce
Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà
Regia: Gianfranco Rosi
Sceneggiatura: Gianfranco Rosi
Fotografia: Gianfranco Rosi
Montaggio: Jacopo Quadri
Cast: Samuele Puccillo, Mattias Cucina, Samuele Caruana, Pietro Bartolo, Giuseppe Fragapane, Maria Signorello, Francesco Paterna, Francesco Mannino, Maria Costa. Tutti nella parte di loro stessi.