Roma, 28/01/2016. Giovedì 28 gennaio hanno presentato "The Hateful Eight" alla stampa italiana: nella parte di Joe Cage, il cowboy taciturno con la passione per la scrittura, Michael Madsen. Nella parte di John Ruth “Il Boia”: Kurt Russell. Nella parte di quello che possiamo definire il primo protagonista, grazie alla meravigliosa ouverture della versione in 70mm, il Maestro Ennio Morricone. E infine, nella parte del killer più spietato di tutto il film, ovvero il narratore onnisciente: Quentin Tarantino. Per la distribuzione italiana sono presenti: per la Leone Film Group, Andrea e Raffaella Leone, per Rai Cinema l’amministratore delegato Paolo Del Brocco.
Tarantino chiarisce subito che: «si tratta di un lavoro di tipo teatrale, potrebbe essere quasi definito una pièce teatrale. Non è quel tipo di film in cui puoi ricorrere a tutti quei trucchetti che vengono utilizzati per abbreviare i tempi. È un’opera teatrale per cui siamo tutti lì in quella stanza e i personaggi continuano a presentarsi». Aldilà di questa impostazione teatrale, il film spazia fra i generi, una scelta consapevole e voluta dal regista: «Non riuscirò mai a fare tutti i film che vorrei per cui alla fine condenso e faccio cinque film dentro uno. Come amante del cinema tendo a rispondere a quei film che sono a cavallo di più di un genere e penso questo sia estremamente positivo per il pubblico perché ne riceva qualcosa di piacevole. Consente inoltre allo spettatore di sfruttare bene i soldi del biglietto pagato perché vede più di un film con un biglietto. Credo di essere in grado di fare il giocoliere con i vari toni del film, penso sia una delle mie doti. A volte mi lascio trasportare da quella che è la storia, mi capita altre volte di avere davanti la sceneggiatura finita e mi rendo conto che ci sono degli elementi a cui non avevo pensato. Nella fattispecie di questo film, quando ho iniziato a lavorarci sapevo di voler realizzare un western che fosse anche un giallo da camera alla Agatha Christie. Questi erano aspetti che intenzionalmente volevo raccontare. Però solo alla fine del montaggio mi sono reso conto di aver realizzato un film che è anche un horror, questo è il risultato dell’effetto cumulativo di vari elementi».
A chi vede degli aspetti politici nel film, Tarantino risponde: «Quando ho iniziato a scriverlo questo non era un film politico, lo è diventato quando i personaggi hanno iniziato a parlare, a discutere di quale fosse la situazione nel periodo post bellico, dopo la guerra civile. Quando abbiamo cominciato a girare il film, nel corso dell’anno si sono verificati tutta una serie di eventi di cui discutevamo, e mano a mano il film sembrava sempre più pertinente a quello che stava accadendo. Semplicemente a volte sei fortunato perché riesci a trovare la connessione».
Commenta Michael Madsen: «Penso che i film di Quentin tendano a risolverli i problemi, più che a crearli. Possono essere visti come un commento politico a quello che accade, oppure semplicemente come intrattenimento. Sta allo spettatore decidere. Credo che fin dai tempi de Le Iene e Kill Bill ci sia stato questo riflesso nel film di quello che succedeva nella realtà».
A sua volta Kurt Russell, rispetto al personaggio che interpreta: «Quello che mi è sempre piaciuto dei film di Tarantino è che lui cerca sempre di tessere una sorta di ragnatela. Mi è piaciuto molto interpretare questo personaggio che rappresenta qualcosa che racconta una pietra miliare degli Stati Uniti. In tutto il mondo era risaputo che in America anche la persona più insignificante avrebbe avuto diritto ad un processo davanti al giudice. Questo si applicava sia per i piccoli reati che per i più terribili. John Ruth vuole questo, che questo diritto venga rispettato».
In Italia il film esce il 4 febbraio in seicento copie, in esclusiva per Leone Film Group e in collaborazione con Rai Cinema.