La recensione: THE LOBSTER

Da che è nato, il cinema, così come altre forme d’arte espressive e figurative hanno creato un immaginario attorno a quello che potrebbe mai essere il nostro prossimo futuro, ipotizzando scenari tra i più disparati: dai minimi cambiamenti sociali, alle rivoluzioni culturali, sino alle catastrofi ambientali. Spesso andando a braccetto con la letteratura che, in tal senso, non solo aveva iniziato già diversi decenni prima dell’avvento della settima arte, ma si è dimostrata in più di un’occasione quanto mai lungimirante se non addirittura profetica nel farlo. Negli ultimi anni poi le nuove correnti “young adult”, muovendo i primi passi dalla letteratura per ragazzi, ma conquistando in breve tempo un pubblico assai più ampio del previsto, ridefinendo così il target di riferimento; hanno dato il via a intere saghe, tra quelle di maggior successo, prefigurando società post apocalittiche, per lo più dittatoriali e violente, in cui però le nuove generazioni si ribellano con forza pur di conoscere un futuro differente.
Tutti però, al di là di epoca, genere o età, trovano spunto dall’osservazione critica del presente, oltre che dalla consapevole conoscenza del proprio passato: tanto più il nostro osservatore saprà essere acuto, libero e coraggioso, tanto più la sua visione sarà spregiudicata e per noi interessante. Basti pensare a temi come la lotta di classe e l’apartheid nei film di Neill Blomkamp ( “District 9” 2009 e “Elysium” 2013 ); alla procreazione e salvaguardia del genere umano con reminiscenze bibliche ne “I figli degli uomini” ( 2006 ) di Alfonso Cuaron; sino alla presa di coscienza e all’interconnessione spirituale per Lana e Andy Wachowski nella trilogia di “Matrix” ( a cavallo degli anni 2000 ), piuttosto che in “Claud Atlas” ( 2012 ).
Ciò che realmente coinvolge e ci spinge a riflettere non è quanto avanti nel tempo possiamo gettare lo sguardo, ma semmai quanto in profondità potremo mai spingere il nostro pensiero, perché questi film restano pur sempre specchi del nostro presente; forse come li avrebbe intesi Lewis Carroll, ma per quanto fantastico e deformante possa mai presentarsi a noi il suo riflesso, resta comunque capace di restituirci la verità della realtà che stiamo vivendo.
Il film di Yorgos Lanthimos si colloca esattamente tra questi: è una moderna allegoria sull’umana condizione rispetto al concetto di amore; al significato che spesso ci ritroviamo ad attribuirgli influenzati dalle nostre paure piuttosto che da preconcetti o, al contrario, pressati dalle ingenti aspettative che riponiamo nel perseguirne ossessivamente la realizzazione . A come percepiamo gli altri intorno a noi a seconda del fatto che vivano o meno una rapporto di coppia e come ciò si colleghi e suggestioni l’idea che ci costruiamo nel tempo della solitudine e di una relazione a seconda di quali delle due condizioni stiamo vivendo.
In “The Lobster” Lanthimos ci racconta una società che ripone il proprio modello ideale ed assoluto nella coppia. In un tempo non meglio precisato le persone vivono, a seconda del loro stato civile e del fatto che scelgano o meno di accettare lo status quo conformandosi ad esso, in luoghi ben precisi che divengono metafora dello condizione sociale alla quale apparteniamo: sia che questa ci venga pressoché imposta quando non siamo inclini ad assecondarla spontaneamente; sia che la ripudiamo energicamente o ne veniamo allontanati poiché non ritenuti idonei.
Nella Città risiedono tutti coloro in grado di poter apertamente dimostrare una relazione di coppia stabile e soddisfacente. Se così non fosse, si viene immediatamente presi in consegna e trasferiti all’interno dell’Hotel, una sorta di limbo uniformante e rieducativo concepito per i Single, affinché in quarantacinque giorni trovino un partner con cui tornare a condividere l’esistenza in Città. Scaduto il termine senza che la permanenza in Hotel abbia dato i frutti sperati, si viene trasformati in un animale di propria scelta e liberati nei Boschi dove avranno fine i nostri giorni. Quest’ultimo è l’unico luogo in cui i Solitari, ovvero tutti coloro che si ribellano al pensiero dominante, trovano rifugio per vivere liberi dal giogo imperante delle regole di coppia; non senza che questo comporti innumerevoli rischi per la propria incolumità.
Grazie a David ( Colin Farrell – “True Detective” la seconda stagione e “Sette psicopatici” ) che viene lasciato dalla moglie, abbiamo modo di attraversare tutti i luoghi che costituiscono questa società surreale, venendo ben presto a scoprire che quando si vive soggetti ai limiti di un pensiero totalitario, l’adesione ad esso quanto il suo rifiuto possono rivelarsi inaspettatamente e sorprendentemente tanto più simili di quanto avremmo mai potuto immaginare.
Il regista, produttore e sceneggiatore greco Yorgos Lanthimos lavora a quattro mani con Efthimis Filippou ( già co-sceneggiatore con Lanthimos dei suoi precedenti film “Kynodontas” premio “Un Certain Regard” e candidato all’Oscar nella cinquina di miglior film straniero nel 2011; e “Alps”, Osella per la miglior sceneggiatura a Venezia 68 ), per creare un mondo completo e a sé stante, lontano da qualsiasi forma di struttura sociale riconoscibile, ma, che per quanto bizzarro ci possa apparire, ci restituisce con immediatezza e non senza realismo l’essenza della natura umana. Con tono comico, talvolta crudele e beffardo, spesso provocatorio, Lanthimos e Filippou ci fanno riflettere, inorridire, ma anche sorridere amabilmente o amaramente, a seconda delle situazioni che ci rappresentano, delle gabbie in cui ci ritroviamo a sopravvivere e che sono frutto delle nostre più insite, profonde debolezze e contraddizioni.
Girato interamente in Irlanda in vere location, in maniera cronologica, sfruttando la luce naturale e senza che gli attori abbiano avuto il supporto di alcun make-up, per lo più improvvisando molto anche in compagnia di attori non professionisti; il film di Lanthimos ha un’ottima prima parte – quella in Hotel – seguita dalla fuga nei Boschi che perde un po’ dello smalto iniziale. Ad ogni modo l’atmosfera che lo pervade e l’accuratezza delle immagini ricordano molto, pur non eguagliandolo, il Leone d’Oro dello scorso anno “Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza” dello svedese Roy Andersson.
“The Lobster” - Premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes - si avvale di un ricco cast di primordine sia per i protagonisti che per i comprimari. Oltre a Colin Farrell nel ruolo di David, troviamo Rachel Weisz ( “Agorà” e “Amabili Resti” ) nel ruolo della Donna Miope di cui David inaspettatamente si innamora una volta fuggito nei Boschi. John C.Reilly ( “Chicago” e “Carnage” ) e Ben Whishaw ( “Bright Star” e “The Heart of The Sea” di prossima uscita ) , rispettivamente l’Uomo col Difetto di Pronuncia e l’Uomo Zoppo: entrambi confinati nell’Hotel insieme a David e di cui divengono presto amici, nella speranza d’aiutarsi l’un l’altro alla ricerca di una potenziale futura partner. Léa Seydoux ( “La Vita di Adele” e “007 Spectre” di prossima uscita ) è invece il dogmatico e irreprensibile capo del gruppo dei Solitari. Nomi di richiamo per il grande pubblico potrebbero certamente aiutare la diffusione e la permanenza nelle sale cinematografiche di un film che, al di là dell’interesse suscitato dal suo regista tra appassionati cinefili e addetti ai lavori; potrebbe non avere vita facile e ancor più breve se non fosse per la preziosa, fortunata vetrina che i Festival di Cinema di tutto il mondo garantiscono ancora a un certo tipo di cinema che altrimenti rimarrebbe pressoché sconosciuto.

Ilaria Serina

Scheda film:
Anno: 2015
Data uscita: 15/10/2015
Durata: 118 min
Nazione: Francia, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Olanda
Produzione: BFI Film Fund, Bord Scannan na hEireann / Irish Film Board, Centre National du Cinéma et de L'image Animée (CNC)
Distribuzione: Good Film
Regia: Yorgos Lanthimos
Sceneggiatura: Yorgos Lanthimos e Efthimis Filippou
Fotografia: Thimios Bakatakis
Montaggio: Yorgos Mavropsaridis
Costumi: Sarah Blenkinsop
Scenografia: Jacqueline Abrahams
Cast : Colin Farrell, Rachel Weisz, Léa Seydoux, Ben Whishaw, John C. Reilly, Olivia Colman, Ashley Jensen, Michael Smiley, Ariane Labed, Aggeliki Papoulia, Jessica Barden
Sito ufficiale: http://www.lobsterfilm.co.uk/showtimes

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