Keith Haring "Dieci Comandamenti" - © Giulia Iacolutti
KEITH HARING a Udine fino a domenica 17 febbraio
THE TEN COMMANDMENTS, THE MARRIAGE OF HEAVEN AND HELL
@ UDINE, Chiesa di San Francesco
A GRANDE RICHIESTA LA STRAODINARIA MOSTRA KEITH HARING EXTRALARGE
VIENE PROLUNGATA FINO A DOMENICA 17 FEBBRAIO
Ultime due settimane per visitare in Italia le esclusive maxi tele dei Dieci Comandamenti e il Matrimonio tra Inferno e Paradiso che poi approderanno al Mam di Parigi
In programma a Udine nell’affascinante chiesa medievale sconsacrata di San Francesco dallo scorso 2 settembre, in occasione della rassegna artistico-culturale udinese “Bianco&Nero”, la sensazionale mostra KEITH HARING EXTRALARGE che per la prima volta in Italia propone le dieci monumentali opere dei Dieci Comandamenti e il Matrimonio tra Inferno e Paradiso, il più grande dipinto su tela realizzato da Haring, a grande richiesta (oltre 15mila i visitatori a oggi) è stata prolungata fino a domenica 17 febbraio.
Restano pertanto ancora due sole settimane per vedere da vicino le straordinarie opere che nel mondo sono state esposte solamente cinque volte prima d’ora (nel 1985 al Museo d’Are Contemporanea di Bordeaux proprio dove sono state create le opere, nel 1996 al Museo Fredericianum a Kassel in Germania, nel 2001 alla Wapping Power Station di Londra, nel 2002 a Rotterdam in Olanda e nel 2008 a New York) e dopo Udine approderanno al prestigioso Mam di Parigi.
Per soddisfare le numerose richieste pervenute sono state anche aggiunte attività collaterali e le visite guidate organizzate durante il weekend da Arteventi (posti limitati, prenotazione al numero 345.6454855 o via mail a museale@arteventiudine.it).
Le monumentali opere pongono l’accento su un aspetto poco conosciuto dell’arte e della personalità del visionario artista americano: il suo rapporto con la dimensione spirituale e sacrale, che rivestì un ruolo primario nel suo relazionarsi con il mondo.
Come scrive il curatore Gianni Mercurio nel testo che accompagna il catalogo della prestigiosa mostra “l’arte di Haring tende ad affermare l’identità del sacro e del sociale; lo spirituale è una presenza sociologica più che un’esperienza trascendente: egli coglie nel sacro il volto dell’esperienza vissuta dall’Uomo. Questo lo portava ad essere dissenziente nei confronti delle “religioni organizzate”, nelle quali individuava false dottrine e manifestazioni ciarlatanesche (come quelle dei predicatori televisivi). Nelle sue opere è implicito il rifiuto del dogma, che impone di regolare comportamenti e relazioni sociali, che stabilisce quello che deve essere vissuto e pensato, come si deve vivere e pensare”.
The Ten Commandments, una delle serie più potenti di Haring, sono stati realizzati in soli tre giorni in occasione della prima mostra personale dell’artista in un museo, nel 1985, al Museo di Arte Contemporanea di Bordeaux, in un vecchio magazzino di stoccaggio di prodotti coloniali riconvertito dalla pianta basilicale con navata centrale divisa per mezzo di arcate da quelle laterali. L’interpretazione dello spazio diede spunto a Haring per sviluppare il tema dell’opera. Innanzitutto il numero degli archi (dieci) che avrebbero dovuto ospitare i dipinti, poi il richiamo alla “sacralità” dell’impianto architettonico e forse il ricordo dell’iconografia che rappresenta le Tavole della Legge, a forma di arco. Per realizzare questo lavoro, concepito il giorno prima della partenza da New York, sulla pista dal ballo del Paradise Garage, Haring lavorò tre giorni di seguito, quasi senza mai dormire.
Il tema del sacro ritorna nell'opera di Haring in "The Marriage of Heaven and Hell", una grande tela in bianco e nero (alta oltre 7 metri e larga 13) creata nel 1985 per una coreografia di Roland Petit per il Ballet National de Marseille, riferito al titolo di un libro scritto e illustrato dall’artista e poeta inglese William Blake tra il 1790 e il 1793. Nell’opera di Haring il sacramento del matrimonio viene consumato da un giubilo di angeli che roteano sopra un brulichio infernale di dannati; la rappresentazione di simboli cristiani si intrecciano inestricabilmente nel modo abituale di Haring di esprimersi per allusioni e per travestimenti simbolici, in una composizione che diventa fantasmagorica, con figure senza peso che volteggiano in uno spazio indefinito.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI:
Bianco&Nero – www.biancoeneroudine.com – infobiancoenero@gmail.com
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