Reduce dalla sconfitta ai Goden Globe - ad opera di "Argo" - esce il 24 gennaio il nuovo kolossal di Steven Spielberg: "Lincoln". Colossale è l’aggettivo appropriato per quantificare il mito del Presidente Abraham Lincoln nell’immaginario collettivo.
Il film ne esalta le doti diplomatiche, lo spessore umano, le fragilità, la tenacia, un ritratto a trecentosessanta gradi di quella che è stata una delle figure più influenti del XIX secolo. Attraverso il racconto degli ultimi quattro mesi di vita di Lincoln, Spielberg racconta uno dei momenti cruciali nella storia Americana. Un complesso dramma umano dilaga mentre Lincoln si batte per fermare la devastante guerra civile non solo ponendo fine al conflitto, ma lottando per far approvare il tredicesimo Emendamento, che abolisce definitivamente la schiavitù. Questo atto di coraggio richiede un grande dispendio di energie, Lincoln deve vedersela con l’opinione pubblica, la questione è sotto gli occhi di tutti. La battaglia per l’approvazione del tredicesimo Emendamento richiede una buona dose di corruzione e macchinazioni. Tuttavia, in questo caso è legittimo affermare che il fine giustifica i mezzi, la vittoria di Lincoln ha dato una svolta indelebile alla storia dell’umanità. L’epilogo è noto a tutti, l’uccisione di Lincoln a poche settimane di distanza dal voto al tredicesimo Emendamento, lo consacrerà definitivamente, facendolo rientrare nel Pantheon dei grandi che hanno fatto la storia.
Il film è basato su un’articolata sceneggiatura - scritta dal vincitore del premio Pulitzer Tony Kushner - ispirata parzialmente al libro "Team of Rivals: The Political Genius of Lincoln" di Doris Kearns Goodwin. Il Lincoln che emerge è caratterizzato da grandi paradossi: divertente e solenne, narratore giocoso e tenace mediatore politico, comandante scaltro e padre vulnerabile. La narrazione di Spielberg appassiona lo spettatore e crea momenti di suspense, alternati a momenti di grande commozione.
In un film di questo tipo, basato sulla narrazione e in particolare su una figura storica emblematica, è fondamentale i personaggi siano supportati da grandi interpreti. La performance di Daniel Day Lewis ha fatto conquistare al film il Golden Globe come miglior interprete drammatico, premiando un’interpretazione che possiamo immaginare abbia richiesto un grande sforzo fisico e intellettuale a Day Lewis. Per interpretare la moglie di Lincoln, personaggio complesso e ricco di sfumature, Spielberg ha scelto Sally Field. Una donna destinata a soffrire Mary Todd Lincoln, dalla tragica morte dei figli, fino all’assassinio del marito, alla quale Sally Field dona un’interpretazione misurata e sincera.
Lontano anni luce dal genere di intrattenimento al quale si associa l’idea di Steven Spielberg, "Lincoln" è un film complesso e intrigante, convincente nella propria veridicità. Ammesso che un film possa essere veritiero.