CI VEDIAMO A CASA dal 29 novembre in venti sale italiane

Tre storie d’amore, tre quartieri diversi, tre stili di vita differenti e un solo obbiettivo: avere una casa propria. È questo il tema portante di "Ci vediamo a casa", ritorno cinematografico di Maurizio Ponzi dopo otto anni di assenza dal grande schermo.
Roma è la città in cui si svolgono le tre storie d’amore, indipendenti l’una dall’altra e destinate ad incrociarsi solo in un finale che suona come una resa dei conti. Vilma (Ambra Angiolini) e Franco (Edoardo Leo) sognano una casa tutta loro e nel frattempo accettano l’ospitalità di Giulio (Antonella Fassari), un amico pensionato che forse – sospetta Franco – ha un debole per Vilma. Il poco spazio da condividere, la gelosia e tanti piccoli incidenti rendono la convivenza a tre meno facile del previsto. Gaia (Myriam Catania) e Stefano (Giulio Forges Davanzati), invece, si sono conosciuti al circolo del tennis e di problemi economici non ne hanno. Lei si sta trasferendo nel loft regalatole dal padre mentre lui conduce una vita da latin lover. Gaia, costretta dagli eventi, si ritrova a vivere a casa di lui dove ben presto capiranno di non essere fatti per vivere sotto lo stesso tetto. Infine ci sono Enzo (Nicolas Vaporidis) e Andrea (Primo Reggiani) due giovani che vivono la propria storia d’amore molto serenamente: il primo cerca casa e canta nel coro della chiesa per hobby, il secondo fa il poliziotto e dorme in caserma. Tutto fra loro sembra andare per il meglio, se non fosse per una madre (Giuliana De Sio) molto ingombrate e qualche indagine di troppo.
Non è semplice raccontare tre storie indipendenti l’una dall’altra evitando che lo spettatore si distragga e perda il filo logico. Per evitare questo e rendere più vivace l’intreccio, il regista ha trovato una chiave espressiva diversa per ognuna di esse.
La vicenda di Vilma e Franco è raccontata con un tono naturalistico ma paradossalmente meno realistico per il modo in cui racconta i dubbi di una donna sul comportamento del compagno. La storia di Gaia e Stefano è la più difficile da rendere, sono due borghesi dalla morale discutibile e la loro difficoltà non sta nel procurarsi una casa bensì nel trovare un modo per viverci serenante. Il loro ceto sociale e il loro comportamento se interpretati male dal pubblico potrebbero suscitare una certa antipatia. Infine, la storia di Enzo e Andrea è la più sentimentale. I due giovani sono lontani anni luce dal cinismo di Gaia e Stefano e dall’arrivismo di Vilma e Franco. Sono due ragazzi che desiderano soltanto amarsi liberamente, salvo scoprirsi imprigionati uno dal proprio lavoro, l’altro da una madre ingombrante. Le tre storie sono accumunate dai temi della casa e dell’amore, con declinazioni differenti. E in maniera nettamente differente, il regista ci mostra anche gli atti sessuali che coinvolgono i protagonisti.
Inspiegabilmente, le effusioni amorose fra le due coppie etero sono esibite in maniera spudorata, in particolare in due sequenze di durata notevole. Al contrario, i rapporti sessuali fra la coppia gay sono solo accennati e lasciati all’immaginazione. Trovo ingiusto questa differenza di trattamento sul tema sessuale. Quasi a dire che l’amore etero si può esibire mentre quello fra due persone delle stesso sesso non sia ancora pienamente accettato. Il regista ha giustificato questa scelta affermando che la storia fra i due ragazzi - a differenza delle altre due - è una storia d’amore puro e per questo andava trattata con delicatezza. Tuttavia a mio avviso aleggia lo spettro dell’autocensura da parte del regista, dovuta probabilmente alla consapevolezza che nel nostro paese non si è raggiunta ancora una parità. Di certo, questo film, non contribuisce al raggiungimento di ciò.
Il cast è notevole sia per la notorietà degli interpreti che per le loro doti attoriali. Su tutti spicca Giuliana De Sio che interpreta con accento romanesco la madre che tutti gli omosessuali vorrebbero avere. Liberale, anticonformista, frikkettona, ma allo stesso tempo dotata di grandi contraddizioni: è avida, razzista nei confronti degli stranieri e un po’ cinica.
Notevoli anche le interpretazioni di Primo Reggiani e Nicolas Vaporidis che danno corpo a due ragazzi gay diametralmente opposti alle macchiette a cui siamo abituati. I due giovani attori interpretano in maniera misurata i loro personaggi privi di caratteristiche kitsch e stereotipate. Infine, Giulio Forges Davanzati, con il suo bel sorriso - dietro al quale si nasconde un grande talento - riesce a rendere affascinante il personaggio di Stefano nonostante esso rappresenti un’Italia cinica e venale.
Per quanto riguarda la diffusione del film, contrariamente a quanto si pensi, il genere commedia non è distribuito più facilmente di altri film. In Italia, il meccanismo della distribuzione è astruso, ne è un esempio "Ci vediamo a casa". Nonostante il cast di richiamo sul pubblico, la title track cantata da Dolcenera con grande successo e un regista affermato, il film non ha avuto vita facile in questo senso. Dopo svariati rinvii, esce finalmente in sala con venti copie. Poche a dir la verità, nonostante gli sforzi di Microcinema Distribuzione. Fra le sale dove è possibile vedere il film vi segnalo: a Milano il cinema Rosetum, a Roma il cinema Barberini, a Napoli l’Happy maxi cinema e a Genova il cinema Verdi. Mi auguro che il pubblico premi gli sforzi di questa distribuzione giovane e indipendente che si dice pronta ad aumentare il numero di copie in distribuzione qualora il riscontro fosse positivo.

Andrea De Stefani



DATA DI USCITA: 29 novembre 2012
Durata: 108 min.
Distribuzione: Microcinema distribuzione
Trailer ufficiale: http://youtu.be/P0ZuBhAgWec



29/11/2012

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