Il Sudamerica di De Agostini nel doc di Giuseppe Gaudino: Per questi stretti morire
Giovedì 29 novembre alle ore 20.30 Andrea Satta, cantante dei Tête de Bois, modera un incontro alquanto particolare: l’incontro fra il regista Giuseppe Gaudino e il professor Claudio Cerreti, docente di Geografia dell’Università di Roma3. Un cantante, un regista e un docente uniti per discutere della poetica ricostruzione degli intrepidi viaggi compiuti nella Terra del Fuoco e nella Patagonia dal ventiseienne Alberto De Agostini, fratello del famoso editore, agli inizi del Novecento. Il pluripremiato documentario “Per questi stretti morire - cartografia di una passione” (2010) ripercorre le ardite esplorazioni di questo Leni Riefenstahl in tonaca (De Agostini si era fatto prete salesiano), regalando allo spettatore immagini suggestive e poetiche della natura sudamericana di quei luoghi, terre agli inizi del novecento ancora sconosciute ai geografi dell’epoca. Gli autori del film Giuseppe Gaudino e Isabella Sandri costruiscono un inno alla tenacia, al desiderio di documentare e di esplorare di questa singolare ed intrepida figura capace di stare anche 15 giorni fermo in un posto per poter fare una fotografia.
Dove? Al Piccolo Apollo, a due passi da Piazza Vittorio a Roma (Centro Aggregativo Apollo 11 c/o ITIS Galilei - via Conte Verde, 51)
Al termine della proiezione gli autori incontreranno il pubblico insieme a Claudio Cerreti - docente di Geografia, Università Roma Tre ; Andrea Satta - musicista, Têtes de Bois
Il documentario si intitola “Per questi stretti morire - cartografia di una passione", (2010) è di Giuseppe Gaudino e Isabella Sandri ed è stato presentato nella selezione ufficiale di Orizzonti durante la 67. Mostra del Cinema di Venezia. Ha vinto come miglior film italiano il Premio Città di Imola, il Premio Speciale della Giuria al Trento Film Festival e il Premio Libero Bizzarri 2011.
L'ostinazione, l'eccesso, i patimenti nella vita e nelle opere dell'esploratore cineasta e fotografo Alberto Maria De Agostini (1883-1960) arbitrariamente reinventate. Partito come missionario a 26 anni da un paesino del Piemonte, raggiunse nel 1910 la Patagonia e la Terra del Fuoco. Scalò montagne, scoprì fiordi ed esplorò ghiacciai dando loro i nomi. Di fronte allo struggimento e al dolore della scomparsa degli ultimi indios non seppe usare altre parole che quelle impressionate sulle sue lastre fotografiche o sui fotogrammi del suo bellissimo film Terre Magellaniche. Tutto questo però finisce in un immaginario e caotico magazzino della memoria, in mezzo a tristi residui accatastati della "civiltà dei bianchi", dove due ragazzi frugano (assistenti del passato, topi instancabili, ingenui esaltati) alla ricerca di tracce dell'artista, in Italia quasi uno sconosciuto. Gli indios, fantasmi ancora presenti, faranno loro compagnia nel ricordare il loro assassinio e quello di una natura e di una terra derubate dai colonizzatori. Nota degli autori: Del De Agostini non è rimasto niente. Niente di personale. Non ci sono diari, taccuini, note, confessioni. Ci siamo spesso chiesti in questi tre anni di lavoro e indagini di cosa fosse fatto. L'unica risposta che abbiamo avuto è un'immagine, questa dell'Uomo-Mappa. Lui è il suo luogo, il luogo che ha amato, che più che emblema simbolo metafora, ne è il corpo. Quello che crediamo è che si sia accartocciato su se stesso, ricongiungendo le due estremità della mappa e trovando il suo paradiso semplicemente nel senso della sua opera.
Ingresso riservato ai soci (tessera mensile 5,00 € - sottoscrizione libera per ogni evento)
Per Info proiezione Apollo 11
tel: +39 34573300465 -
g.delazzaris@apolloundici.it