Al Festival di Roma si ricorda L’insolito ignoto. Vita acrobatica di Tiberio Murgia
A due anni dalla scomparsa, il Festival Internazionale del Film di Roma celebra Tiberio Murgia. Viene proiettato per l’occasione il documentario inedito "L’insolito ignoto. Vita acrobatica di Tiberio Murgia" di Sergio Naitza.
Murgia è stato uno dei più grandi caratteristi del nostro cinema. Entrato nella storia con il personaggio di Ferribotte nel film "I soliti ignoti", ha continuato per tutta la sua carriera ad indossare quella maschera. Monicelli ne fece un siciliano geloso della sorella, interpretata da Claudia Cardinale, nonostante lui fosse un sardo di Oristano. Da quel momento lui divenne l’attore più siciliano del cinema italiano e qualora si presentasse la necessità di questo stereotipo si ricorreva a lui.
Claudia Cardinale ricorda cosi Murgia nel documentario: «Abbiamo iniziato insieme, perciò eravamo veramente come due fratelli. Sul set de I soliti ignoti c’era Monicelli circondato da grandi attori: Mastroianni, Gassman, Totò. Poi c’era Tiberio per il quale era il primo film e per me pure. Chiaramente eravamo doppiati». Sul fatto che Murgia venisse sempre doppiato si raccontano nel documentario divertenti aneddoti. La gente non riconoscendo la sua voce sa la prendeva con lui cosi venne addirittura doppiato a teatro per assecondare la necessità del pubblico. Lui nell’immaginario collettivo era e rimane il siciliano geloso e sciupa femmine creato da Monicelli e consolidato in decine di commedie all’italiana. Il lavoro di Naitza colpisce per la sincerità che trasmette, sono abolite celebrazioni gratuite, parole adoranti e reverenziali. Tutto è raccontato con estrema oggettività da amici, parenti e colleghi. Un ritratto onesto di un uomo che ha vissuto la sua vita in modo discutibile, in particolare nel rapporto con le donne.
Oltre alla Cardinale sono molti i colleghi che hanno partecipato al ricordo di Murgia, fra gli altri: Lando Buzzanca, Gina Rovere, Riccardo Garrone e Antonella Lualdi. Quest’ultima con grande simpatia ha raccontato: «Ho il ricordo di un papà fantastico, buono, carino, che tutte le mattine, quando facevamo le prove di giorno, arrivava giustificando il ritardo perché il fornaio non era ancora aperto e lui voleva portare il cornetto alla figlia. Si prodigava cosi e io mi dicevo che era un papà fantastico. Invece la realtà l’ho saputa dopo, era un don Giovanni di quelli spietati, le sue donne le schiacciava. Ho saputo di donne che si sono innamorate veramente. Quest’indole gentile, innata forse nelle persone della sua regione, faceva si che il suo personaggio e la sua persona fossero amate e quindi le donne ci cascavano. Lui stesso ci cascava, solo che si innamorava subito di altre. Di tutte, insomma, tutte le donne lui le amava».
Come raccontato dalla Lualdi, Murgia era un vero e proprio tombeur de femme, nonostante fosse tutt’altro che bello. Però era simpatico e conquistava con i suoi occhi, il suo viso, le sue espressioni. Gli amici raccontato che quando si trovava al fianco di colleghi bellissimi come Gassman o Mastroianni, lui non si sentiva inferiore bensì si reputava al loro stesso livello. Anche sul piano attoriale non si può dire lui sia stato un grande interprete, ha semplicemente portato avanti uno stereotipo, una maschera. Ed è stata questa la sua forza e la sua fortuna. Un “cenerentolo” baciato dalla fortuna nell’Italia della dolce vita.