Samantha Morton - Foto © Sarah Dunn

Samantha Morton - Foto © Sarah Dunn

69. Mostra del Cinema di Venezia: la Giuria Internazionale

Marina Abramovic, Laetitia Casta, Peter Ho-Sun Chan, Ari Folman, Matteo Garrone, Ursula Meier, Samantha Morton, Pablo Trapero nella Giuria Internazionale Venezia 69 presieduta da Michael Mann

E’ stata definita la Giuria Internazionale del Concorso della 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (29 agosto – 8 settembre 2012). La decisione è stata presa dal Cda della Biennale presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della Mostra Alberto Barbera.

Le personalità chiamate a fare parte della Giuria di Venezia 69, oltre al presidente Michael Mann, sono:

l’artista e performer serba Marina Abramovic, Leone d'Oro alla Biennale Arte 1997
l’attrice e modella francese Laetitia Casta, interprete di teatro e cinema, scelta da registi quali Raoul Ruiz (Les âmes fortes, 2001), Patrice Leconte (Rue des plaisirs, 2002), Tsai Ming-Liang (Visage, 2009), e nominata ai César nel 2011 come miglior attrice per il ruolo di Brigitte Bardot nel film Gainsbourg (Vie Héroïque)
il produttore e regista di Hong Kong Peter Ho-Sun Chan, protagonista assoluto dell’industria del cinema asiatico, originale interprete della tradizione del wuxia, maestro nel coniugare arte ed intrattenimento
il documentarista, regista e sceneggiatore israeliano Ari Folman, autore di Valzer con Bashir, nominato all’Oscar per il miglior film straniero e vincitore del Golden Globe nel 2009 il regista italiano Matteo Garrone, vincitore del Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes sia nel 2008 con Gomorra, che nel 2012 con Reality la regista franco-svizzera Ursula Meier, Orso d’Argento Speciale al Festival di Berlino 2012 con Sister
l'attrice britannica Samantha Morton, due volte candidata al premio Oscar, nel 2000 per Accordi e disaccordi di Woody Allen e nel 2004 per In America - Il sogno che non c'era di Jim Sheridan il regista e produttore argentino Pablo Trapero, protagonista alla Mostra nel 1999 con il suo lungometraggio d'esordio Mundo Grua e nel 2004 con Familia Rodante

Nella serata conclusiva della Mostra (l’8 settembre 2012), la Giuria di Venezia 69 assegnerà ai lungometraggi in concorso i premi ufficiali: il Leone d’Oro per il miglior film, il Leone d’Argento per la migliore regia, il Premio Speciale della Giuria, la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, il Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente, il Premio per il miglior contributo tecnico, il Premio per la migliore sceneggiatura.

La 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia avrà luogo al Lido dal 29 agosto all’8 settembre 2012.
E’ possibile chiedere informazioni sulla biglietteria della 69. Mostra a biglietteria.cinema@labiennale.org o per telefono allo 041/2726624 dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19 e il sabato dalle 9 alle 13.


Note biografiche

Marina Abramovic (artista, Serbia)

Nata a Belgrado nel 1946, è indiscutibilmente una delle artiste più influenti dei nostri tempi. Sin dal suo esordio in Jugoslavia negli anni ’70, dove ha frequentato l’Accademia di Belle Arti, Marina Abramovic è stata tra le grandi pioniere dell’arte performativa come forma di arte visiva. Il corpo è sempre stato per lei materia e soggetto d’indagine. Esplorando i limiti fisici e mentali del proprio essere ha resistito e sfidato dolore, sfinimento e pericolo per condurre una costante ricerca sulla trasformazione emotiva e spirituale. Una delle caratteristiche della Abramovic è quella di creare lavori che ritualizzano le piccole azioni della vita quotidiana come stare sdraiati, sedersi, sognare e pensare, che sono in effetti tutte manifestazioni di uno stesso stato mentale. Come esponente fondamentale di quella generazione avanguardistica di performance artists che include Bruce Nauman, Vito Acconci e Chris Burden, Marina Abramovic ha dato vita ad alcune tra le prime performance divenute storiche ed è la sola che continua a realizzare importanti lavori destinati a lasciare il segno. Dal 1975 al 1988, Marina Abramovic e l’artista tedesco Ulay hanno eseguito numerose performances assieme che indagavano i rapporti di dualità, insistendo su elementi di contrasto. Dopo la loro separazione avvenuta nel 1988, Abramovic riprende ad esibirsi in performance come solista nel 1989, presentando il suo lavoro attraverso suoni, fotografie, video, sculture e "oggetti transitori per uso umano e non umano" in mostre personali e collettive presso le più importanti istituzioni statunitensi ed europee, tra cui lo Stedelijk Van Abbemuseum di Eindhoven, Olanda (1985), il Musée National d’Art Moderne, Centre George Pompidou a Parigi (1990), la Neue National Galerie di Berlino (1993) e il Museum of Modern Art di Oxford (1995). I suoi lavori sono stati invitati a numerose grandi esposizioni internazionali come la Biennale di Venezia (nel 1976 e nel 1997) e Documenta VI, VII e IX a Kassel, in Germania (1977, 1982 e 1992). Nel 1995, la sua mostra Objects Performance Video Sound è stata esposta presso il Museum of Modern Art a Oxford, l’Irish Museum of Modern Art a Dublino, e la Fruitmarket Gallery a Edimburgo. Nel 1998, la mostra Artist Body – Public Body è stata a lungo in tournée, sostando al Kunstmuseum e alla Grosse Halle di Berna e presso La Gallera a Valencia e nel 2000 un’importante retrospettiva è stata allestita presso la Kunstverein di Hannover. Nel 2002, Marina Abramovic partecipa alla mostra Berlino – Mosca, inaugurata al Martin Gropius-Bauhaus a Berlino per poi concludere il proprio tour nel 2004 al State Historical Museum di Mosca. Nel 2004 Abramovic inoltre espone alla Whitney Biennal di New York ed una sua importante mostra personale, The Star, viene esposta presso The Marugame Museum of Contemporary Art e al Kumamoto Museum of Contemporary Art, in Giappone. Marina Abramovic ha insegnato e tenuto conferenze in numerose istituzioni in Europa e in America, compreso la Hochschule fur Bildende Kunst di Amburgo e l’Ecole des Beaux Arts di Parigi. Nel 1994 è stata nominata docente di Performance Art alla Hochschule fur Bildende Kunst a Braunschweig, dove ha insegnato per sette anni. Nel 2004 è stata insignita della Laurea honoris causa dall’Art Institute di Chicago. La sua straordinaria video installazione/performance Balkan Baroque viene premiata con il Leone d’Oro per la migliore opera alla Biennale di Venezia nel 1997 e nel 2003, Marina Abramovic riceve il Bestie Award per The House with the Ocean View, una performance di 12 giorni alla Sean Kelly Gallery di New York. Nel 2005, viene presentato Balkan Erotic Epic alla Fondazione Pirelli di Milano e alla Sean Kelly Gallery di New York. Nello stesso hanno realizza una serie di performances chiamate Seven Easy Pieces al Guggenheim Museum di New York insignite del premio 2005-2006 per la miglior esposzione di Time-Based Art dall’Unione dei Critici d’Arte degli Stati Uniti. Nel 2008 viene insignita della Commander Cross austriaca per il suo contributo alla storia dell’arte e nel settembre del 2009 le viene consegnata la Laurea ad honorem in Arte dalla University of Plymouth in Gran Bretagna. Nella primavera del 2010 si tiene la sua prima grande retrospettiva negli Stati Uniti presso il The Museum of Modern Art di New York e simultaneamente mette in scena The Artist Is Present, una performance della durata di oltre 700 ore. Nell’estate del 2011, riceve la Laurea ad honorem in Dottore in Belle Arti dal Williams College di Williamstown, Massachusetts. Nello stesso anno viene presentata in anteprima la piéce teatrale di Robert Wilson intitolata The Life and Death of Marina Abramovic e la retrospettiva The Artist Is Present ottiene un grande successo al The Garage di Mosca. Con titolo analogo, tra gennaio e febbraio 2012, la HBO presenta in anteprima il documentario ( Marina Abramovic: The Artist Is Present) al Sundance Film Festival nello Utah e al Canadian Film Premiere, Reel Artists Film Festival di Toronto. Marina Abramovic ha avuto importanti mostre al PAC e alla Galleria Lia Rumma di Milano. L’artista inoltre prende parte alla pièce teatrale di Robert Wilson che è andato in scena a Madrid e Basilea in aprile e ad Amsterdam e Anversa in giugno. Altre importanti mostre durante il 2012 comprendono The Abramovic Method al TBA-21 di Vienna e la personale a La Fabrica Gallery di Madrid e la Galleri Brandstrup di Oslo.

Laetitia Casta (attrice e modella, Francia)
Nel 1998 il pubblico scopre Laetitia Casta nel suo primo film, Astérix et Obélix contre César di Claude Zidi, a fianco di Gérard Depardieu. È in quel momento che ha inizio la sua carriera di attrice. Recita in La Bicyclette bleue di Thierry Binisti, Les Âmes Fortes di Raoul Ruiz, Rue des plaisirs di Patrice Leconte, Errance di Damien Odoul, Le grand appartement di Pascal Thomas, La jeune fille et les loups di Gilles Legrand, Visage di Tsai Ming-Liang (in concorso a Cannes nel 2009), Serge Gainsbourg, vie héroïque di Joann Sfar, ruolo grazie al quale ottiene una nomination ai César come migliore interprete non protagonista nel 2011, The War of the Buttons di Christophe Barratier con Guillaume Canet, Derrère les murs di Pascal Sid e Julien Lacombe, The Island di Kamen Kalev, film presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del 2011. Laetitia Casta apparirà prossimamente nel thriller di Nicholas Jarecki Arbitrage a fianco di Richard Gere e Susan Sarandon. Il film, la sua prima produzione americana, è stato presentato al Sundance Film Festival nel 2012, dove ha ottenuto un ottimo riscontro di critica. Verrà distribuito negli Stati Uniti da Roadside Attractions e uscirà nelle sale il 14 settembre 2012. Nell’ottobre 2012 Laetitia Casta reciterà nel nuovo film di Yvan Attal Do Not Disturb a fianco di Yvan Attal e François Cluzet, e in Une histoire d’amour di Hélène Fillières, con Benoît Poelvoorde. Nel 2004, Laetitia decide di recitare a teatro e chiede a Jacques Weber di dirigerla in Ondine di Jean Giraudoux. Florian Zeller chiede a Laetita di interpretare il personaggio di Anna nella pièce Elle t’attend del 2008.

Peter Ho-Sun Chan (produttore e regista, Hong Kong)
Tra i più importanti registi cinesi della sua generazione, Peter Ho-Sun Chan si è affermato presto nella doppia veste di regista e produttore. Nato da genitori di origini thailandesi e cinesi a Hong Kong, Chan torna in Thailandia con la sua famiglia all’età di 11 anni, per ripartire poi per gli Stati Uniti per proseguire gli studi cinematografici alla University of California (UCLA). Nell’estate del 1983 incontra John Woo, che ha bisogno di traduzioni thailandesi per il film Heroes Shed No Tears e da quel momento ha inizio la sua carriera nell’industria cinematografica. Il debutto registico di Chan, Alan And Eric: Between Hello and Goodbye (1991), è un successo e riceve il premio come miglior attore (Eric Tsang) agli Hong Kong Film Awards. Nel 1992 Chan fonda la United Filmmakers Organization (UFO) con la quale produce film di successo molto apprezzati anche dalla critica, tra cui Tom, Dick & Hairy (1993), He’s a Woman, She’s Man (1994) e Comrades, Almost a Love Story (1997). He’s a Woman , She’s a Man, con Leslie Cheung, riceve 11 candidature agli Hong Kong Film Awards e fa di Anita Yuen una vera star. Anche Comrades, Almost a Love Story riceve 11 candidature agli Hong Kong Film Awards, ottenendo 9 premi. Il film è stato eletto come uno dei miglior 10 del 1997 dalla US Time Magazine. Nel 1998, Chan dirige il suo primo film hollywoodiano The Love Letter per la Dreamworks Skg di Steven Spielberg. Nello stesso anno, Chan è stato eletto tra i 10 registi da tenere in considerazione secondo Variety. Nel 2000, Chan fonda la Applause Pictures, il cui scopo è produrre co-produzioni di qualità mirate al mercato pan-ansiatico. Tra i film prodotti ci sono Jan Dara (2001), One Fine Spring Day (2001), The Eye series (2002, 2004, 2005), Three (2002) e Three…Extremes (2004), Golden Chicken (2002) e Golden Chicken 2 (2003), e McDull, The Alumni (2006). Tutti film che sono stati accolti calorosamente dal mercato internazionale. The Eye, per esempio, è stato proiettato in oltre 200 cinema italiani, diventando così la più importante distribuzione per un film cinese mai realizzata in Italia fino a quel momento. Il film ha avuto un remake a Hollywood, con lo stesso titolo e con Jessica Alba nel cast. Nel 2005, Chan decide che è arrivato il tempo di affrontare il mercato cinese. Inizia con Perhaps Love (2005), un innovativo musical girato interamente nella Cina continentale, che diventa uno dei film campioni d’incasso dell’anno in Cina, Hong Kong e Taiwan, e riceve 29 premi, incluso quello per la miglior regia, al Golden Horse Awards. Perhaps Love è stato inoltre scelto come il film di Hong Kong candidato agli Oscar. Successivamente Chan ha diretto il film epico The Walords (2007) con Jet Li, Andy Lau e Takeshi Kaneshiro e prodotto Protégé di Derek Yee (2007). I due film sono stati i due maggiori incassi del 2007 sia a Hong Kong che in Cina. The Warlords ha incassato la cifra di 210 milioni di yuan (33 milioni di dollari) in Cina, conquistando 8 riconoscimenti agli Hong Kong Film Awards, nonché 4 Golden Horse Awards. Nel 2009 Chan concentra la propria attenzione versi i futuri sviluppi del mercato cinese, con l’obiettivo di sviluppare una nuova generazione di talenti e di cambiare così l’immagine del cinema nazionale, grazie ad opere originali che possano raggiungere un nuovo tipo di pubblico. Chan ha prodotto Bodyguards and Assassins (2009) di Teddy Chen, un blockbuster uscito nel dicembre 2009 che ha riscontrato un grande successo sia di pubblico che di critica, raccogliendo al botteghino più di 300 milioni di yuan (47 milioni di dollari). Il film ha inoltre conquistato 8 premi importanti al Hong Kong Film Awards. La successiva fatica di Chan come produttore, il film di cappa e spada Wu Xia (2001), è stato l’unico film in lingua cinese ad essere stato presentato nella selezione del 64. Film Festival di Cannes. Il film ha vinto 8 premi cinematografici in occasione di 3 differenti concorsi, inclusi 2 premi per la miglior direzione artistica, 2 per la miglior fotografia, 2 per la miglior colonna sonora originale e uno per la miglior coreografia d’azione. L’abilità di Chan nel saper coniugare arte ed intrattenimento è comprovata dal numero di premi ricevuti dai suoi film, uniti agli importanti risultati al botteghino. I film prodotti e diretti da Chan hanno vinto 162 premi su 262 nomination. In un’indagine fra le industrie cinematografiche straniere partecipanti al Hong Kong Filmart del 2010 e organizzata dal Hong Kong Trade Development Council, Chan è stato votato “il regista coi migliori risultati al botteghino”. Nel 2012, il 36. Hong Kong International Film Festival, ha eletto Chan come il Filmmaker in Focus, per celebrare il suo straordinario successo nell’industria cinematografica. Tra i nuovi progetti di Cahn ci sono film di genere molto diverso. La lista include l’action thriller The Guillotines che vede Andrew Lau, già regista di Infernal Affaires, e Chan, in veste di produttore, unire le proprie forze per la prima volta e offrire così una nuova versione della ghigliottina quale strumento di morte. Tra i suoi nuovi film, da segnalare la commedia romantica The Truth of Beauty, diretta da Aubrey Lam, su una ragazza comune che inizia un incredibile viaggio chirurgico verso la bellezza e la scoperta di sé, e il prossimo sforzo registico di Chan, American Dreams in China, una storia di amicizia, fedeltà e tradimenti raccontata nell’arco di tre decenni, in parallelo con l’ascesa di un impero multi-milionario in Cina. Dal 2008 Chan partecipa al programma University Artists Scheme avviato dall’Università di Hong Kong, con lo scopo di aiutare gli studenti nello sviluppare un pensiero critico, indipendente ed innovativo. Dal 2010, Chan ha ampliato il suo coinvolgimento come consulente onorario della Academy of Film presso la Hong Kong Baptist University. È anche membro del Hong Kong Film Development Council, oltre che consigliere per il Fund Vetting Committee.

Ari Folman (regista, Israele)
Alla metà degli anni Ottanta, dopo aver concluso il servizio militare, Ari Folman intraprende il viaggio che ha sempre sognato: il giro del mondo con uno zaino sulle spalle. Dopo appena due settimane e due paesi attraversati, Ari si rende conto che viaggiare non fa per lui, così si stabilisce in una piccola pensione nel sud-est asiatico e comincia a scrivere lettere ai suoi amici, lettere nelle quali inventa da cima a fondo il suo viaggio perfetto. Dopo un intero anno trascorso nello stesso posto a scrivere quanto prodotto dalla sua fervida immaginazione, si convince a tornare a casa e a studiare cinema. Il film del suo diploma, Comfortably Numb (1991) documenta i tentativi dei suoi amici di trovare un riparo, colti da attacchi di ansia, durante la prima guerra del Golfo, quando i missili iracheni cadevano tutt'attorno a Tel Aviv. Il risultato è un film dal tono comico e assurdo che vince il premio dell'Israeli Academy come miglior documentario. Tra il 1991 e il 1996 Ari dirige documentari per la televisione, soprattutto nei territori occupati. Nel 1996 scrive e dirige Saint Clara, un lungometraggio tratto da un racconto dello scrittore ceco Pavel Kohout. Il film vince sette Israeli Academy Awards, compreso quello come miglior film e quello per la miglior regia. Saint Clara ha, inoltre, aperto la sezione Panorama al festival di Berlino e ha vinto il People's Choice Award. Il film è stato proiettato in America e in Europa ottenendo l'apprezzamento della critica. Ari continua a dirigere serie di documentari, prendendosi poi una pausa nel 2001 per il suo secondo lungometraggio: Made in Israel: un fantasy futuristico incentrato sulla caccia all'ultimo nazista rimasto nel mondo. Ari continua a sceneggiare diverse serie tv israeliane di successo, compresa la premiata serie In Therapy (Be Tipul), dalla quale è stata tratta la serie della HBO In Treatment. Il primo approccio di Ari con l'animazione è con la serie The Material that Love Is Made of, in cui ciascun episodio si apre con un documentario animato che dura cinque minuti e che mostra scienziati che presentano le loro teorie sull'evoluzione dell'amore. Il tentativo riuscito di usare l’animazione nei documentari spinge Ari a sviluppare l'animazione per Valzer con Bashir (Waltz with Bashir). Basato su una storia vera, il film è una ricerca del regista di ricordi cancellati dalla sua memoria, relativi ai giorni della guerra del Libano nella metà degli anni Ottanta. Per quanto riguarda Ari, è stato assolutamente naturale trasformare questa sua ricerca in un film d'animazione, ricco di immaginazione e fantasia. Valzer con Bashir è stato presentato nel 2008 al Festival di Cannes e successivamente è stato nominato per molti altri premi importanti ricevendo ampio consenso dalla critica internazionale. Valzer con Bashir ha vinto un Golden Globe per il miglior film in lingua straniera, il premio NSFC per il miglior film, il César Award per il miglior film straniero e un IDA Award, ed è stato nominato all'Oscar come miglior Film in Lingua Straniera, ai BAFTA Award miglior film straniero e per un Annie Award per miglior soggetto animato.

Matteo Garrone (regista e produttore, Italia)
Da Terra di mezzo a Reality passando per L'imbalsamatore e Gomorra, Matteo Garrone si è rivelato uno dei cineasti italiani più interessanti della nuova generazione. Matteo Garrone nasce a Roma nel 1968. Si diploma al Liceo Artistico nel 1986 e lavora come aiuto operatore per poi dedicarsi a tempo pieno alla pittura. Nel 1996 vince Il Sacher Festival con il cortometraggio Silhouette. L’ anno seguente realizza con la sua casa di produzione Archimede, il suo primo lungometraggio, Terra di mezzo, distribuito dalla Tandem e premiato al Festival Cinema Giovani di Torino con il Premio Speciale della Giuria e Premio Cipputi. Nel 1998 gira a Napoli il documentario Oreste Pipolo, fotografo di matrimoni e sempre nello stesso anno il suo secondo lungometraggio, Ospiti, viene premiato alla Mostra d’arte Cinematografica di Venezia con il Premio Kodak. Il film ottiene anche la Menzione Speciale al Festival di Angers, Miglior Filmal Festival di Valencia e Premio Kodak al Festival di Messina. Il suo terzo lungometraggio, Estate Romana, realizzato nel 2000 è presente nella Selezione ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia. Ma è con L’Imbalsamatore, nel 2002, che ottiene i maggiori riconoscimenti dalla critica e dal pubblico: viene presentato alla 55° edizione del Festival di Cannes, Quinzane des Realisateurs; vince il David di Donatello per la Miglior Sceneggiatura e per il Miglior Attore Non Protagonista, il Nastro d’ Argento per il Miglior Montaggio, il Ciak d’ Oro per il Miglior Montaggio, il Premio Fellini per Miglior Produttore, Miglior Scenografia, Miglior Fotografia, Miglior Sceneggiatura, Miglior Distribuzione. Vince ancora il Premio Speciale della Giuria al Premio Pasolini. Nel 2005 è in Concorso al 54° Festival del Cinema di Berlino con il film Primo Amore e vince l’ Orso d’ Argento per la Miglior Colonna Sonora. Sempre per la miglior colonna sonora vince il Nastro d’ Argento e il David di Donatello. Nel 2008 gira Gomorra, vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes; vincitore del premio per il Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attore, Miglior Sceneggiatura, Miglior Fotografia agli European Film Awards; candidato italiano per il Miglior Film Straniero agli Oscar 2009; candidato per il Miglior Film Straniero ai Golden Globes 2009; vincitore del Silver Hugo per la Miglior Sceneggiatura al Festival di Chicago nel 2008; candidato per il Miglior Film Straniero ai Bafta e ai Cesars del 2009. Nel 2008 inoltre produce Pranzo di Ferragosto di Gianni Di Gregorio vincitore del premio per la Miglior Opera Prima alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel 2012 Garrone torna in concorso a Cannes con Reality con il quale si aggiudica nuovamente il Gran Premio della Giuria.

Ursula Meier (regista, Francia/Svizzera)
Cineasta dal forte piglio autoriale, Ursula Meier, nata a Besançon, in Francia, ha la doppia cittadinanza, francese e svizzera. Dal 1990 al 1994 studia presso l’Institut des Art de Diffusion (IAD) in Belgio, quindi lavora come aiuto regista per due film di Alain Tanner. Nel frattempo Ursula Meier porta avanti la propria carriera indipendente con Isaac’s Dream (Le Songe d’Isaac, 1994), il primo di una lunga serie di cortometraggi che hanno ottenuto numerosi riconoscimenti in festival internazionali. Tra questi, Sleepless (Des heures sans sommeil, 1998) e Table Manners (Tous à table) vincono entrambi un premio al Festival Internazionale del Cortometraggio di Clermont-Ferrand. Dopo aver realizzato due documentari, Around Pinget (Autour de Pinget, 2000) e Not the Cops, not the Blacks, not the Whites (Pas les flics, pas les noirs, pas les blancs, 2001), dirige Strong Shoulders (Des épaules solides, 2003), prodotto per la serie di ARTE “Masculin-Féminin/Petite Caméra”, ottenendo un grande successo di pubblico. Home, il suo primo lungometraggio per il cinema, viene presentato con successo alla Semaine de la Critique di Cannes nel 2008. Il film, una commedia satirica, racconta la storia di una famiglia isolata dal mondo che cerca di mantenere il proprio modello di felicità. Tale sensazione di isolamento diventa più evidente con l’apertura dell’autostrada, che rappresenta l’irruzione del mondo esterno nella vita famigliare: un mondo pieno di rumore, pericoli, inquinamento e minacce. Home ha vinto numerosi premi internazionali, tra cui il Swiss Film Prize “Quartz 2009” per il miglior film, la miglior sceneggiatura e il miglior interprete emergente, premio quest’ultimo assegnato a Kacey Mottet Klein, apparso per la prima volta sul grande schermo. Lo stesso attore reciterà nel successivo film di Ursula Meier, Sister (L’enfant d’en haut, 2012). Con Sister la regista torna a parlare di personaggi che vivono ai margini della società, confermando una grande abilità nel costruire le sue narrazioni su spazi conflittuali, sulle frontiere che i personaggi attraversano o da cui sono attraversati, sulle linee di fuga concesse o negate. Se in Home era la direttrice orizzontale di un’autostrada a investire ed esasperare i conflitti latenti in una famiglia che abita ai suoi margini, in Sister la tensione segue la verticalità di una funivia, che segna la distanza tra un fondovalle misero e brullo e le luccicanti piste da sci del Vallese svizzero. Il film conquista l’Orso d’Argento Speciale al Festival di Berlino 2012.

Samantha Morton (attrice e regista, Gran Bretagna)
Nata a Nottingham nel 1977, l’attrice Samantha Morton ottiene già da giovanissima una certa notorietà, candidandosi sin dalla fine degli anni ‘90 come una delle più promettenti attrici inglesi della sua generazione. Dopo una precoce carriera come attrice televisiva che la vede partecipare in numerose produzioni inglesi quali la serie televisiva Band of Gold e i film tv Cracker (1994), Emma (1996) e Jane Eyre (1997), Samantha Morton fa il suo esordio come attrice cinematografica con Under the Skin – A fior di pelle (1997) di Carine Adler, ottenendo il plauso della critica per il ritratto lancinante di una giovane donna in crisi che, a seguito della morte per malattia della madre, si abbandona a comportamenti autodistruttivi. Il film è presentato alla 54. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione British Renaissance. L’anno successivo appare in The Last Yellow (1999) nel ruolo della ragazza di un truffatore e in Dreaming of Joseph Lees (1999) in cui interpreta il ruolo di una giovane donna da sempre attratta dal cugino Joseph, interpretato da Rubert Graves. A cominciare dal 1999, il nome di Samantha Morton diventa sempre più popolare presso il pubblico americano, grazie soprattutto a due ruoli da protagonista: in Jesus’ Son (1999), film in concorso alla 56. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, interpreta il ruolo di Michelle, bella tossicomane corteggiata da un giovane sbandato. In Accordi e disaccordi di Woody Allen, Morton si cala con grande immedesimazione nei panni di una donna muta, protagonista di una complicata relazione amorosa con Emmet Ray, leggendario chitarrista jazz interpretato da Sean Penn. Il film è presentato Fuori Concorso alla 56. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (1999). Questa interpretazione le vale la nomination agli Oscar come migliore attrice non protagonista. L’inaspettata visibilità non le impedisce di rimettersi subito al lavoro, recitando in Pandemonium (2000) di Julian Temple e in Eden (2001) di Amos Gitai, film in concorso alla Mostra del cinema di Venezia nel 2001. Steven Spielberg la vuole nel cast di Minority Report (2002), dove veste i panni di Agatha, uno dei tre precog, individui dotati di poteri extrasensoriali di precognizione. Nel 2002 recita come protagonista in Morvern Callar, della regista scozzese Lynne Ramsay, adattamento del romanzo di culto di Alan Warner. Nello stesso anno è ancora protagonista nel film In America – Il sogno che non c’era, l’acclamato ritratto di vita vissuta di una famiglia irlandese a New York, girato da Jim Sheridan. Per questo ruolo la Morton ha ricevuto la sua seconda nomination agli Oscar, questa volta come miglior attrice protagonista. Nel 2004 recita a fianco di Tim Robbins in Codice 46 di Michael Winterbottom, film in concorso alla 60. Mostra del cinema di Venezia. Torna a Venezia anche l’anno successivo, come attrice nel film L’amore fatale (2004), per la regia di Roger Michell, presentato nella sezione Venezia 61 Mezzanotte. Nel 2005 ha recitato in River Queen di Vincent Ward e in The Libertine di Laurence Dunmore. Nel 2006 è Myra Hindley nel film televisivo Longford di Tom Hooper, ruolo grazie al quale ottiene una candidatura ai BAFTA Awards come miglior attrice non protagonista, nonché il Golden Globe come miglior attrice non protagonista di una serie televisiva. Nel 2007 interpreta una sosia di Marilyn Monroe che socializza con un imitatore di Michael Jackson nel film Mister Lonely di Harmony Korine, presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes (2007). Nello stesso anno è Deborah Woodruff, la moglie di Ian Curtis, nel biopic dedicato al leader del gruppo musicale Joy Division. Dopo essere stata Maria Stuarda nel film Elizabeth: The Golden Age (2007) a fianco di Cate Blanchett, nel 2008 Samantha Morton appare in Synecdoche, New York, l’atteso esordio alla regia di Charlie Kaufman. È una vedova di guerra in Oltre le regole - The Messenger (2009), film diretto da Oren Moverman e presentato in anteprima al Sundance Film Festival nel 2009 e successivamente in concorso alla 59ª edizione del Festival di Berlino, dove si è aggiudicato l'Orso d'Argento per la miglior sceneggiatura. Nel 2009 ha debuttato dietro la macchina da presa con The Unloved, da lei scritto, diretto e prodotto e trasmesso su Channel4 e vincitore del Bafta come miglior film drammatico. Nel 2012 è nel cast di John Carter, il film Disney diretto da Andrew Stanton, e di Cosmopolis, l’adattamento cinematografico del libro di DeLillo firmato da David Cronenberg, presentato in Concorso al 65. Festival di Cannes. Ha da poco finito di girare Decoding Annie Parker debutto alla regia del direttore della fotografia Steven Bernstein ed è attualmente impegnata sul set del nuovo film di Spike Jonze scritto da Charlie Kaufman.

Pablo Trapero (regista e produttore, Argentina)
Nato a Buenos Aires nel 1971, Pablo Trapero inizia la sua carriera nel 1999 con il film d’esordio Mundo Grua. Il film, girato in bianco e nero e in 16 mm, segna l’inizio di una nuova fase del cinema argentino e rappresenta un’ispirazione per un’intera generazione di registi. Mundo Grua è stato presentato alla 56. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Settimana Internazionale della Critica, dove ha ottenuto un ottimo riscontro di critica. Nel 2002 il suo secondo film, El Bonaerense, è presentato in Un Certain Regard a Cannes, dove incontra il favore sia della critica che del pubblico. Nello stesso anno, Pablo Trapero fonda a Buenos Aires la propria casa di produzione, Matanza Cine, con la quale produce non solo i propri film ma anche quelli di altri registi argentini e latino-americani. Nel 2004 ha presentato alla Mostra di Venezia, nella sezione Orizzonti, il lungometraggio Familia Rodante. Seguono una serie di lungometraggi di successo quali Nacido y criado, presentato al Festival di Toronto, Leonera (2008), in concorso al Festival di Cannes e Carancho (2010), presentato sempre a Cannes questa volta nella sezione Un Certain Regard. Carancho è stato scelto inoltre come il film argentino candidato a far parte dei migliori cinque film stranieri in occasione degli Academy Awards. I suoi film sono stati distribuiti in Argentina e all’estero, e sono stati presentati in anteprima nei più grandi festival del mondo. Alcuni di essi hanno fatto parte di progetti collettivi più ampi, tra questi Sobras (incluso nel progetto Stories on Human Rights), Nómade (episodio di 25 miradas - 200minutos) e Naif (parte del progetto Visual Telegrams). Nel 2012 Pablo Tropero ha prodotto Caito, il film di debutto di Guillermo Pfening, ed è tornato a Cannes in Un Certain Regard con Elefante Blanco, film sulle differenze esistenti nella società argentina, nel quale il regista parla delle favélas e dei suoi abitanti, abbandonati dallo Stato. Nella stessa sezione ha presentato 7 giorni all'Havana (7 días en la Habana), film a episodi ambientato a Cuba e diretto oltre a lui da Benicio del Toro, Julio Medem, Laurent Cantet, Elia Suleiman e Juan Carlos Tabio.

13/07/2012

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Settimanale di informazione cinematografica - Direttore responsabile: Ottavia Da Re
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