A Roma la presentazione del film IL RIBELLE di Giancarlo Bocchi
“Come la luce e l’aria, le idee di libertà e uguaglianza penetrano ovunque e nessuna forza può contenerle” (Guido Picelli)
CASA DELLA MEMORIA E DELLA STORIA
Roma, venerdì 20 aprile ore 18.00
Venerdì 20 aprile 2012 alle ore 18.00, verrà presentato alla Casa della Memoria e della Storia, via San Francesco di Sales 5, Roma, il film di Giancarlo Bocchi “Il Ribelle”.
A seguire incontro con l’autore e con Ernesto Nassi, vicepresidente vicario dell’Anpi di Roma.
Risultato di oltre tre anni di lavoro, d’intense ricerche negli archivi russi, italiani, francesi, spagnoli, statunitensi “Il Ribelle” narra l'avventura di Guido Picelli, strenuo combattente per la libertà e antifascista, personaggio da riscoprire, che visse da protagonista la storia d'Italia e d'Europa del '900, che si batté per l'affermazione della giustizia sociale e che si oppose a ogni forma di totalitarismo.
Antesignano di Che Guevara, teorico della “guerriglia”, anticipò di vent’anni la Resistenza opponendosi nel 1922 con le armi al fascismo. Nell’agosto del 1922 sconfisse con i suoi 400 Arditi del Popolo diecimila fascisti di Italo Balbo, durante i cinque giorni della Battaglia di Parma.
Eletto due volte deputato, nel 1921 e nel 1924, fu il primo sostenitore in Europa dell'idea del "Fronte popolare" e autore di gesti eroici e clamorosi. Il primo maggio del 1924 ridicolizzò il regime fascista inalberando la bandiera rossa sul palazzo del Parlamento italiano per protestare contro l’abolizione della Festa dei lavoratori.
In quel periodo sfuggì ai numerosi agguati mortali fascisti, tentando di far insorgere l'Italia contro Mussolini. Dopo 5 anni di galera e di confino a Lipari, giunto in URSS fu emarginato e perseguitato dagli stalinisti.
Durante la Guerra di Spagna, alla testa del Battaglione Garibaldi, ottenne importanti vittorie sul fronte di Madrid. Mentre preparava un attacco contro il nemico franchista, il 5 gennaio 1937, una pallottola lo fulminò, colpendolo alle spalle, all'altezza del cuore.
Con le voci di Valerio Mastandrea e Francesco Pannofino, il film di Giancarlo Bocchi racconta la storia di un eroe scomodo, dimenticato, ma attualissimo per le sue idee sociali e politiche, di un “ribelle” la cui morte è rimasta fino ad ora avvolta nel mistero.
“Il Ribelle” è un film indipendente, che vuole riaffermare l’assoluta necessità di una “democrazia delle immagini” contro i “format” preconfezionati di storia, attualmente nelle mani delle multinazionali o dei gruppi televisivi. L’intenso lavoro di ricerca negli archivi di molti paesi ha portato al ritrovamento di numerosi documenti segreti e di filmati inediti, tra questi anche una pellicola del 1914, l’unica che ritrae Guido Picelli.
"Un Che Guevara italiano troppo ribelle per Stalin. Guido Picelli, maestro di guerriglia urbana, dalle barricate di Parma alla Guerra di Spagna."
(La Stampa)
"Appassionata ricostruzione per parole e immagini d'archivio dell'uomo d'azione che sfidò l'emergere del nazifascismo"
(MYmovies)
“Frutto di molti anni di lavoro, ricerche e scoperte negli archivi (anche audiovisivi) il Ribelle è dunque la prima biografia sul Che Guevara che terrorizzò Mussolini”
(il manifesto)
“La vita e la passione dell’eroe delle barricate di Parma rivive nell’appassionato documentario di Giancarlo Bocchi”
(l’Unità)
Guido Picelli, un personaggio da riscoprire
“Come la luce e l’aria, le idee di libertà e uguaglianza penetrano ovunque e nessuna forza può contenerle”. Parole di grande attualità, queste scritte da Guido Picelli un secolo fa.
Oggi come allora, intere popolazioni, in varie parti del mondo, lottano per gli stessi motivi, che provocarono le grandi rivolte, le grandi rivoluzioni dei primi due decenni del ‘900: libertà, giustizia sociale, democrazia reale.
Nato a Parma nel 1889, Guido Picelli fin da piccolo frequentò i “ribelli” dei borghi dell'Oltretorrente, sempre pronti ad insorgere per la giustizia sociale e la libertà. Vide le barricate del 1898 e visse lo sciopero dei contadini di Parma del 1908, che segnò una svolta nelle lotte proletarie del '900. Giovanissimo scappò di casa per inseguire il suo sogno d'artista: recitò anche con Ermete Zacconi, il più famoso attore italiano dell'epoca, nei primi film italiani del cinema muto.
Pacifista convinto, allo scoppio della Prima guerra mondiale, si arruolò volontario nelle file della Croce Rossa meritando due medaglie al Valore per il coraggio dimostrato nelle sue azioni umanitarie sotto il fuoco nemico. Dopo la rivoluzione in Russia dell'ottobre 1917, si convinse che era necessario imparare a combattere per difendere gli oppressi. Accettò di entrare all'Accademia militare italiana e venne nominato tenente proprio gli ultimi giorni della guerra. Dopo la smobilitazione divenne sindacalista e si adoperò per riunire il movimento sindacale allora diviso in tre organizzazioni.
Nel 1920 fondò la Lega proletaria e le “Guardie Rosse” un primordiale nucleo armato di resistenza al fascismo. Venne imprigionato, ma dopo un anno fu scarcerato grazie alla nomina a deputato per il Partito socialista, ottenuta con plebiscito popolare tra i suoi concittadini.
Nel 1921 fondò gli Arditi del popolo, un’organizzazione per contrastare militarmente il fascismo, che ricette gli elogi perfino da Lenin. Nell'agosto del 1922 con 400 Arditi, sconfisse durante i 5 giorni della Battaglia di Parma, 10 mila fascisti comandati da Italo Balbo e dai maggiori gerarchi fascisti. Fu la più grande sconfitta patita dai fascisti. I partiti antifascisti, divisi e settari, non raccolsero l'appello di Picelli all'unità, a costituire “Il Fronte unico antifascista”, mettendo così il paese nelle mani di Mussolini.
Dopo la marcia fascista su Roma, Picelli costituì l'organizzazione segreta “I soldati del popolo”. Subì diversi agguati ed attentati. Nel 1923 venne ferito alla tempia da un colpo di pistola sparato dai fascisti e venne scoperto dai giornali un complotto organizzato da Italo Balbo, da funzionari dello Stato e da poliziotti per farlo fuori. Picelli non si impaurì. Il 1° maggio del 1924, sfidando i deputati fascisti e ridicolizzando Mussolini, che aveva abolito per decreto la Festa dei lavoratori, inalberò una bandiera ornata di falce e martello sul palazzo del Parlamento a Roma.
Venne rieletto deputato, come indipendente nelle liste del Partito comunista d’Italia e fu incaricato da Gramsci di organizzare la struttura militare del partito in previsione dell'insurrezione contro il fascismo. Picelli, sfidando i fascisti sempre in agguato, viaggiò per tutta l'Italia in solitudine per ottemperare al suo incarico segreto. Venne aggredito e picchiato più volte, molte volte sfiorò la morte, ma non si fermò.
Prima che il suo progetto diventasse operativo, nel novembre del 1926, venne arrestato, insieme ai maggiori esponenti antifascisti e condannato a 5 anni di domicilio coatto nell'isola di Lipari.
Durante il confino scontò altri lunghi mesi di carcere con l'accusa di avere tentato di ricostituire il Partito comunista.
Scontata la pena riuscì a fuggire in Francia. Tenne comizi, mobilitò gli operai, ma, dopo pochi mesi, a causa del suo attivismo politico, venne espulso dal paese. Giunto in Belgio sostenne i minatori in sciopero di Borinage. Venne espulso anche dal Belgio.
Nell'estate del 1932 arrivò a Mosca pieno di speranze e di aspettative. Rimase deluso. Il grande combattente antifascista italiano venne relegato nel ruolo di apprendista operaio in una fabbrica. Successivamente subì vessazioni e persecuzioni dagli stalinisti. Nel 1935 venne processato in fabbrica, in una “cista”, l'anticamera del Gulag. Nell'ottobre del 1936 riuscì ad uscire dall'Urss. Raggiunse la Spagna con l'intento di combattere i franchisti. Per qualche tempo frequentò i dirigenti del POUM (il Partito comunista antistalinista spagnolo) che volevano affidargli il comando di un battaglione, ma nel novembre 1936 assunse il comando del 9° Battaglione delle Brigate Internazionali, denominato “Battaglione Picelli”. Combatté a Boadilla del Monte e il 1° gennaio 1937, al comando del Battaglione Garibaldi sconfisse i franchisti a Mirabueno, sul fronte di Madrid.
Pochi giorni dopo questa importante e unica vittoria del fronte repubblicano, il 5 gennaio 1937, cadde sul monte San Cristobal colpito alle spalle, all’altezza del cuore.
Morì lasciando all’eternità un sorriso beffardo tramandato fino a noi in una storica maschera facciale in gesso.
A Picelli vennero tributati tre funerali di Stato, a Madrid, Valencia e Barcellona. A quest’ultimo, secondo le cronache dell’epoca, parteciparono più di centomila persone.
Le imponenti commemorazioni funebri non allontanarono dubbi e sospetti sulla morte del “ribelle” italiano. Scrisse Picelli: ”La storia non si ferma, essa si compie malgrado tutto. Ciò che deve cadere cada, ciò che deve nascere nasca. Sbarrate il corso di un fiume ed avrete l’inondazione, sbarrate l’avvenire e avrete la rivoluzione!”
Giancarlo Bocchi
Nato a Parma, negli anni '70 contemporaneamente agli studi Storia dell’Arte all’Università di Bologna, inizia a lavorare, occupandosi d’arte e musica contemporanea.
In quegli anni conosce Man Ray e molti altri grandi artisti del ‘900, incontra alcuni importanti intellettuali e filosofi come Jean Baudrillard e Jacques Derrida, fonda una rivista di arte e una seconda di musica.
All’inizio degli anni ’80 realizza i primi documentari, lavori di videoarte e alcune videoinstallazioni. Nel 1982 gira il documentario: “Guerra alla guerra” con Lawrence Ferlinghetti e Allen Ginsberg. Seguiranno una decina di documentari sull'arte e la cultura (Bacon, Picabia, Malevich e altri) tra i quali quelli realizzati insieme ai maestri del Surrealismo Paul Delvaux e André Masson.
Nel 1988 riceve il premio per la realizzazione della videoinstallazione "L'albero del tempo" al Festrio-Festival del Cinema di Rio de Janeiro e altri riconoscimenti nel campo della videoarte.
Dai primi anni ‘90, dopo diversi viaggi nella Sarajevo assediata, inizia a girare in solitudine documentari su conflitti, guerre e diritti civili. Nel corso degli ultimi 15 anni ha filmato e ha scritto di Afghanistan, Birmania, Bosnia, Cecenia, Chiapas, Colombia, Kosovo, Irlanda del Nord, Libia, Libano, Palestina, Sahara occidentale, Somalia, Tajikistan.
Per i suoi documentari ha ricevuto diversi riconoscimenti: "Mille giorni di Sarajevo" (Primo Premio Arcipelago Film Festival, Roma, 1996) “Sarajevo Terzo Millennio” (Menzione Speciale – Anteprima del Cinema Italiano, Bellaria, 1996) "Morte di un pacifista" (Premio Trieste per il Nuovo Cinema Europeo, Trieste, 1998) "Fuga dal Kosovo” (Nomination al Rory Peck Award, Londra, 1999) “Wars”( Premio Libero Bizzarri per la migliore produzione italiana, 2010).
E’ l’unico documentarista che ha filmato gli ultimi due guerriglieri del ‘900 nei documentari "Viaggio nel Pianeta Marcos" sul subcomandante Marcos e in "Il Leone del Panshir" su Ahmad Shah Massoud, il leggendario comandante afgano.
Nel 2004 realizza il film lungometraggio “Nemaproblema” girato interamente in Bosnia (Premio per la miglior regia all’Alexandria International Film Festival, 2004; Premio Speciale della Giuria al Festival di Annecy, 2004; Menzione Speciale della Giuria al Festival Internazionale di Mannheim-Heidelberg, 2004).
Il suo film documentario “Wars”, girato in Afghanistan, Palestina e Somalia, che uscirà a breve su Rai Storia, ha ricevuto il Premio Libero Bizzarri come migliore produzione italiana del 2011.
Di recente, dopo tre anni di ricerche, ha presentato in anteprima mondiale alla Filmoteca Española di Madrid “Il Ribelle”, un film-documentario su Guido Picelli, antifascista, teorico della guerriglia e antesignano italiano del "Che".
E’ in montaggio il suo nuovo documentario basato sulla storia di alcune donne, girato in Afghanistan, Cecenia, Sahara Occidentale e Colombia.
11/04/2012
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