L'ELOGIO DEL DUBBIO A PUNTA DELLA DOGANA - VENEZIA

Punta della Dogana
Elogio del dubbio
10 aprile 2011 – 31 dicembre 2012

La mostra Elogio del Dubbio propone un percorso tematico sulla forza e sulla fragilità della condizione umana, a partire da una selezione di opere della Collezione François Pinault.
Appoggiandosi a opere intensamente emblematiche degli anni Sessanta, la mostra, che si sviluppa sino a comprendere i lavori più contemporanei, tende a celebrare il dubbio nei suoi aspetti più dinamici, ovvero la sua forza nello sfidare i pregiudizi, le convinzioni, le certezze. L’idea è di aprire il campo a tutti gli interrogativi possibili per valicare i limiti che ognuno di noi si pone, tentando di reinventare lo sguardo che abbiamo su noi stessi e sul mondo che ci circonda.
La specificità dell’architettura di Punta della Dogana costituisce un’ulteriore accentuazione. Ogni artista è presentato nell’ambito di uno spazio dedicato e tuttavia aperto agli altri, grazie alle trasparenze e ai passaggi propri di quel luogo. Questa continua connessione contribuisce a creare un originale confronto tra i differenti punti di vista espressi (radicali, impegnati, sensibili, insolenti…).
L’esposizione illustra bene la passione e l’impegno del collezionista François Pinault, che ha l’audacia di uscire dai percorsi più evidenti e prevedibili. La mostra rende testimonianza anche del livello di coinvolgimento degli artisti nella realizzazione delle opere site specific, in particolar modo con i lavori di Julie Mehretu e Tatiana Trouvé, e della partecipazione attiva di alcuni di loro alla selezione delle opere.
L’approccio minimale delle sculture di Donald Judd, situate all’ingresso in mostra, tende a fondere l’estetica nella sensazione, mentre i trofei deviati di Maurizio Cattelan e David Hammons, divenuti ormai emblematici della prima sala di Punta della Dogana, tentano di afferrare il senso di questa insopprimibile voglia di possesso, segno esteriore di un certo potere.
Nell’ambito di un’altra sequenza, Roxys di Edward Kienholz, prima installazione dell’artista (1962) e caposaldo della storia dell’arte contemporanea, l’interrogativo verte sulle pulsioni inespresse dell’uomo. L’artista getta una luce cruda su certe realtà attraverso la riproduzione di una casa di tolleranza, mostrandone la brutalità. Con lo stesso spirito, Paul McCarthy porta uno sguardo ironico sui clichés della donna-oggetto e dell’uomo-conquistatore.
La questione della violenza di gruppo è approcciata da una figura “tutelare”, Marcel Broodthaers, che con Décor propone la messa in scena dei resti del teatro delle nostre guerre, mentre un giovane artista, Thomas Houseago, presentato qui per la prima volta, riprende l’idea della figura umana nella sua assurdità.
Al limite tra solidità e straordinaria fragilità, Well and Truly (2010) di R oni Horn propone un’esperienza fisica che scuote tutte le certezze identitarie. Il gruppo dei nove corpi giacenti di Maurizio Cattelan All (2008) invita alla riflessione sull’annientamento dell’individualità nella morte.
Sorta di prolungamento di queste domande esistenziali, le installazioni di Chen Z hen affrontano le nozioni di tradizione, esilio, sopravvivenza. Proseguendo, Thomas Schütte, con le sue fantomatiche figure, prende in esame la complessità delle relazioni tra lo spazio privato, soggettivo, e lo spazio pubblico, inevitabilmente politico.
L’eccezionale insieme di Sigmar Polke, Axial Age, che a Punta della Dogana sembra aver trovato la propria naturale dimensione, si appoggia a riferimenti classici per bruciarne la temporalità.
Riappropriandosi dell’esposizione storica e iconica di Marcel Duchamp, Sturtevant propone un dibattito sulla questione dell’originalità, dell’aura e del potere (mascolino) dell’oggetto come opera d’arte. E la nozione di oggetto e del suo statuto nell’arte è successivamente affrontata nella serie Popeye di Jeff Koons, attraverso la proposta in chiave “pop” di una vita ideale, oppure, secondo tutt’altre modalità, nelle opere di Subodh Gupta, che si interroga sul mondo globale e multiculturale nel quale viviamo.
La grande sala centrale di Punta della Dogana, il “Cubo”, accoglie una delle due produzioni appositamente commissionate per la mostra, quella di Julie Mehretu. L’artista ha realizzato due grandi quadri, che si nutrono di un lungo lavoro di ricerca sulla storia della città di Venezia, sulla sua architettura e le sue radici, ma anche sulla storia dell’arte e della filosofia rinascimentale.
L’altra opera appositamente concepita e prodotta per l’esposizione è quella di Tatiana Trouvé. Catalizzando l’attenzione sulla nozione di lavoro, sulla percezione di “fuori” e “dentro”, sulle tracce del tempo, l’artista si è appropriata del solo spazio che ricorda la destinazione d’uso iniziale della Dogana da Mar (luogo di entrata e di uscita delle merci), ripensato come luogo di passaggio delle sue stesse opere e dei loro fantasmi. Adel Abdessemed affronta le conseguenze dei gesti o delle riflessioni, spesso politiche, traducendo in “opera” le questioni della nostra epoca.
A Sturtevant è affidato il compito dell’ultima parola, alla fine del percorso, con un ambiente ispirato a Felix Gonzalez-Torres e il video Finite Infinite (2010), che ci mostra un cane la cui corsa sfrenata rinvia ad alcune delle nostre vane ossessioni. All’esterno dell’edificio, la scultura di Thomas Schütte, Vater Staat (lo Stato Padre) (2010), posta proprio dinanzi all’ingresso di Punta della Dogana, si contrappone simbolicamente al Boy with Frog (2009) di Charles R ay, instaurando un ideale dialogo sul tema dell’illusione del potere e della trasmissione (del potere, della conoscenza, dell’esperienza..).
Fuori percorso, particolare rilevanza hanno nel progetto curatoriale le due sale del Torrino di Punta della Dogana, in un rimando dialogico tra le opere della collezione e la città, come omaggio al potere simbolico della Serenissima: il vestito da sposa sospeso nell’aria di David Hammons Forgotten Dream (2000) e il grande cuore magenta di Jeff Koons Hanging Heart (1994/2006).
Caroline Bourgeois

Informazioni pratiche

Punta della Dogana
Dorsoduro, 2
30123 Venezia
Vaporetto: Salute (Linea 1)

Palazzo Grassi
Campo San Samuele, 3231
30124 Venezia
Vaporetto: San Samuele (Linea 2), Sant’Angelo (Linea 1)
Tel: +39 041 523 16 80
Fax: +39 041 528 62 18
Infoline : 199 139 139

Maggiori informazioni sugli orari, le tariffe e le attività di Palazzo Grassi e Punta della Dogana sul sito:
www.palazzograssi.it

Per raggiungere Punta della Dogana / François Pinault Foundation dalla terraferma il modo più semplice è attraverso il Terminal di Fusina, collegato direttamente all’autostrada A4 e alla SS.309 Romea.
Seguire le indicazioni «Parking + Boat to Venice», parcheggiare a Fusina, prendere il vaporetto di linea Fusina-Zattere. La fermata di arrivo si trova a 200 m dalla sede espositiva.

Orari di apertura
Punta della Dogana
Elogio del dubbio
10 aprile 2011 – 31 dicembre 2012
Aperto tutti i giorni, dalle ore 10 alle ore 19, tranne il martedì.
Chiusura delle biglietterie alle ore 18.

home news Ciak! Si gira... interviste festival schede film recensioni fotogallery vignette link scrivici ringraziamenti credits

Settimanale di informazione cinematografica - Direttore responsabile: Ottavia Da Re
Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Venezia n. 1514/05 del 28 luglio 2005
Copyright © www.quellicheilcinema.com. Tutti i diritti sui testi e sulle immagini sono riservati - All rights reserved.