In rassegna a Roma il cinema di Sergio Citti
Schermaglie e Detour presentano
Storie scellerate: il cinema di Sergio Citti
"Le storie non devono piacere, ma dispiacere!"
Roma, Cinema Detour 25-27 marzo 2011
Roma riscopre SERGIO CITTI con la rassegna “STORIE SCELLERATE”: tre serate (dal 25 al 27 marzo al Cineclub Detour), tre film – CASOTTO, OSTIA e DUE PEZZI DI PANE e tre incontri per scoprire insieme a collaboratori ed estimatori il poeta e cineasta romano, i suoi film randagi e il modo singolare con cui si è avvicinato al cinema, riuscendo, da autodidatta, a trasformare una tradizione del racconto orale in pratica cinematografica.
Pier Paolo Pasolini lo chiamava affettuosamente il suo "vivente lessico romanesco". Sergio Citti, nato a Roma nel 1933 e morto a Ostia nel 2005, è stato un poeta delle borgate e dei lidi romani. Uno dei pochissimi registi d’estrazione sottoproletaria, messo da parte troppo in fretta, troppo rapidamente etichettato come un epigono pasoliniano. Ha girato 11 lungometraggi in 35 anni, ingiustamente dimenticati, poco visti, poco studiati, poco raccontati.
Le “Storie non devono piacere, ma dispiacere!" diceva.
La rassegna è a cura dei critici cinematografici Edoardo Zaccagnini e Daniele Lupi con la collaborazione di Livio Marchese, autore del libro “Né in tera, né in mare, né in cielo. Il cinema randagio di Sergio Citti." (edizioni La fiaccola).
Apre la rassegna - venerdì 25 - CASOTTO (1977), terzo film di Citti, con Paolo Stoppa, Jodie Foster, Ugo Tognazzi e Michele Placido, ritratto impietoso degli italiani attraverso la suggestiva immagine di una cabina balneare dentro cui si svolge tutto il film.
Segue – sabato 26 – OSTIA (1970) il folgorante film d’esordio. Fiaba truce e candida coi ritmi di una tragedia greca ambientata in un universo di borgata e fotografata con una luce quasi caravaggesca.
Domenica 27 è la volta di DUE PEZZI DI PANE (1979, 116') favola surreale e musical straccione con Vittorio Gassman, Philippe Noiret, Luigi Proietti, Anna Melato.
PROGRAMMA
VEN 25 MARZO
20.30 incontro con Mauro Berardi (produttore), Francesco Torelli (produttore), Livio Marchese (scrittore)
21.30 CASOTTO (Italia 1977, 100') di Sergio Citti. Con Paolo Stoppa, Jodie Foster, Ugo Tognazzi, Michele Placido. Da un racconto di Vincenzo Cerami. Una ventina di persone si spogliano nella stessa cabina – la n. 19 – di una spiaggia libera di Ostia in una calda domenica d'agosto. Con un colpo di genio pratico e poetico Citti risolve in una mossa sola 3 problemi: il basso costo, le esigenze commerciali, un'originale struttura drammatica. Allegria crudele, pessimismo ilare, ironia blasfema. (da mymovies)
SAB 26 MARZO
20.30 incontro con Virgilio Fantuzzi (critico), Livio Marchese (scrittore)
21.30 OSTIA (Italia 1970,103')di Sergio Citti. con Franco Citti, Ninetto Davoli, Anita Sanders, Laurent Terzieff. Figli di padre anarchico, morto ubriaco per mano loro, e di madre cattolica credente, finita in manicomio (conseguenza di un incesto col proprio padre che le tolse l'innocenza lasciandole l'incoscienza), Rabbino e Bandiera, omosessuali inconsapevoli, accolgono nella loro catapecchia di Ostia una pupa di periferia. Sarà lei l'involontaria causa di un fratricidio. Scritto con Pasolini, che ne ha curato anche la supervisione, è il 1° film di Sergio Citti, fratello di Franco e già stretto collaboratore del poeta e regista friulano, che ha messo in immagini la vicenda pateticamente torva e candidamente turpe con cadenze di favola quasi gioiosa che la trasfigura per virtù di stile. (da mymovies)
DOM 27 MARZO
20.45 incontro con Ninetto Davoli (attore), Goffredo Fofi (critico), Livio Marchese (scrittore)
21.30 DUE PEZZI DI PANE (Italia 1979, 116') di Sergio Citti. Con con Vittorio Gassman, Philippe Noiret, Luigi Proietti, Anna Melato. Pippo e Peppe, due suonatori ambulanti e amici per la pelle al punto di far l'amore, senza saperlo, con la stessa donna, finiti in galera, la ritrovano morente con un bimbo. Lei non dice chi è il padre. Nella parte di avvio (la più bella), il film offre momenti di grazia bizzarra, figurette schizzate con un lapis leggero e sicuro, situazioni e aneddoti scorciati con placido brio e astuzia sorniona (da mymovies)
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ZaLab e detour presentano
Sbarchi Marziani
Ultima fermata Lampedusa
Roma, Cinema Detour 27-31 marzo 2011
In tempi di presunti "esodi biblici", "invasioni" straniere, assedi "terroristici" e nuove missioni "umanitarie" è buona cosa squarciare il velo della retorica elettoralistica e dei luoghi comuni della propaganda mediatica, con le armi del pensiero critico.
Il nostro piccolo contributo lo vogliamo offrire presentandovi alcuni tra i lavori più interessanti di una piccola ma molto combattiva casa di produzione di documentari sociali, la ZaLab.
ZaLab è un’associazione culturale con sede a Roma e a Barcellona. Realizza laboratori di video partecipativo in contesti di marginalità geografica e sociale, e produce film documentari. E’ un collettivo di cinque filmmakers e operatori sociali: Alberto Bougleaux, Stefano Collizzolli, Maddalena Grechi, Andrea Segre e Sara Zavarise. ZaLab ha realizzato laboratori di video partecipativo a Kerchaou (Tunisia), El Jem (Tunisia), Biddu (Palestina), Stromboli (Italia), Roma (Italia), Bologna (Italia) e Barcellona (Spagna). Ha prodotto film documentari come Canzone per Amine (Spagna-Francia 2009) e Come un Uomo sulla Terra (Italia 2008)
PROGRAMMA
DOM 27 MARZO in collaborazione Oasi Urbana
18.00, 19.00 (doppio spettacolo) IL SANGUE VERDE di Andrea Segre (Italia 2010, 57') Rosarno, Calabria, gennaio 2010. Gli immigrati africani scendono in strada per manifestare contro chi, dopo averli sfruttati, li minaccia o addirittura li uccide. Hanno paura. Qualcuno non ha il coraggio nemmeno di manifestare: solo il rumore dei petardi gli riporta alla mente la guerra da cui è fuggito, figuriamoci gli spari veri. Ma il governo italiano dice il contrario, afferma pubblicamente che sono loro a far paura e li costringe alla diaspora. Andrea Segre, da sempre sensibile all’appello dei migranti, forse anche per le origini padovane, va a cercarli per restituire loro la parola. Ecco allora i racconti di chi, arrivato in Italia convinto che fosse il paradiso si è ritrovato all’inferno, a dormire per terra, a rischio di congelamento, dopo aver lavorato 10 o 14 ore a raccogliere arance per un euro a cassetta. Le persone che il documentario sceglie di seguire, lungi dall’essere marziani dal sangue di diverso colore, sono uomini istruiti, passati dalla padella alla brace, schiavi che sanno di esserlo, ridotti così dalla crisi dei più ricchi, che non sono nemmeno liberi di tornare a casa, perché non possono certo farlo a mani vuote. Il messaggio è immediato: sembra roba d’altri tempi e di un altro mondo, invece è “cosa nostra” (la ‘Ndrangheta impera), qui e ora. Cinema dell’urgenza ma non per questo della fretta, il lavoro di Segre bada alle immagini quanto alle parole, privilegiando, anche per le prime, la loro natura di documenti, di dimostrazioni, di prova sul banco degli imputati e se un processo non c’è invece ci dovrebbe essere, che il cinema serva anche a questo. Trenta caporali di Rosarno sono stati arrestati, che sia solo l’inizio. (da mymovies)
Tra i due spettacoli intervento del regista Andrea Segre
MAR 29 - MER 30 - GIO 31 MARZO
nel corso delle serate sono previsti incontri con gli autori e i protagonisti
21.00 IL SANGUE VERDE di Andrea Segre (Italia 2010, 57') Rosarno, Calabria, gennaio 2010. Gli immigrati africani scendono in strada per manifestare contro chi, dopo averli sfruttati, li minaccia o addirittura li uccide. Hanno paura. Qualcuno non ha il coraggio nemmeno di manifestare: solo il rumore dei petardi gli riporta alla mente la guerra da cui è fuggito, figuriamoci gli spari veri. Ma il governo italiano dice il contrario, afferma pubblicamente che sono loro a far paura e li costringe alla diaspora. Andrea Segre, da sempre sensibile all’appello dei migranti, forse anche per le origini padovane, va a cercarli per restituire loro la parola. Ecco allora i racconti di chi, arrivato in Italia convinto che fosse il paradiso si è ritrovato all’inferno, a dormire per terra, a rischio di congelamento, dopo aver lavorato 10 o 14 ore a raccogliere arance per un euro a cassetta. Le persone che il documentario sceglie di seguire, lungi dall’essere marziani dal sangue di diverso colore, sono uomini istruiti, passati dalla padella alla brace, schiavi che sanno di esserlo, ridotti così dalla crisi dei più ricchi, che non sono nemmeno liberi di tornare a casa, perché non possono certo farlo a mani vuote. Il messaggio è immediato: sembra roba d’altri tempi e di un altro mondo, invece è “cosa nostra” (la ‘Ndrangheta impera), qui e ora. Cinema dell’urgenza ma non per questo della fretta, il lavoro di Segre bada alle immagini quanto alle parole, privilegiando, anche per le prime, la loro natura di documenti, di dimostrazioni, di prova sul banco degli imputati e se un processo non c’è invece ci dovrebbe essere, che il cinema serva anche a questo. Trenta caporali di Rosarno sono stati arrestati, che sia solo l’inizio. (da mymovies)
22.15 COME UN UOMO SULLA TERRA di Andrea Segre, Dagmawi Ymer, Riccardo Biadene. (Italia 2009, 60') Dag studiava Giurisprudenza ad Addis Abeba, in Etiopia. A causa della forte repressione politica nel suo paese ha deciso di emigrare. Nell’inverno 2005 ha attraversato via terra il deserto tra Sudan e Libia. In Libia, però, si è imbattuto in una serie di disavventure legate non solo alle violenze dei contrabbandieri che gestiscono il viaggio verso il Mediterraneo, ma anche e soprattutto alle sopraffazioni e alle violenze subite dalla polizia libica, responsabile di indiscriminati arresti e disumane deportazioni. Sopravvissuto alla trappola Libica, Dag è riuscito ad arrivare via mare in Italia, a Roma, dove ha iniziato a frequentare la scuola di italiano Asinitas Onlus punto di incontro di molti immigrati africani coordinato da Marco Carsetti e da altri operatori e volontari. Qui ha imparato non solo l’italiano ma anche il linguaggio del video-documentario. Così ha deciso di raccogliere le memorie di suoi coetanei sul terribile viaggio attraverso la Libia, e di provare a rompere l’incomprensibile silenzio su quanto sta succedendo nel paese del Colonnello Gheddafi.
“Come un uomo sulla terra” è un viaggio di dolore e dignità, attraverso il quale Dagmawi Yimer riesce a dare voce alla memoria quasi impossibile di sofferenze umane, rispetto alle quali l’Italia e l’Europa hanno responsabilità che non possono rimanere ancora a lungo nascoste. Il documentario si inserisce in un progetto di Archivio delle Memorie Migranti che dal 2006 l’associazione Asinitas Onlus, centri di educazione e cura con i migranti (www.asinitas.net) sta sviluppando a Roma in collaborazione con ZaLab (www.zalab.org), gruppo di autori video specializzati in video partecipativo e documentario sociale e con AAMOD – Archivio Audioviso Movimento Operaio e Democratico. Le attività della “scuola di italiano” Asinitas Onlus sono portate avanti con il sostegno della fondazione Lettera 27 e della Tavola Valdese. Il film è stato prodotto da Marco Carsetti e Alessandro Triulzi per Asinitas Onlus e da Andrea Segre per ZaLab. Si ringrazia per la collaborazione al progetto Mauro Morbidelli.
24/03/2011
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