GUIDO CERASUOLO: PRODUTTORE, CON LICENZA DI STUPIRE
Il cinema è il mio mestiere...
Intervista a Guido Cerasuolo, responsabile delle riprese veneziane dell’ultimo James Bond e uno dei titolari di Mestiere Cinema, società di produzione che proprio quest’anno festeggia i 20 anni di cinema e che, dopo aver portato in laguna film del calibro di “The Italian Job”, “Casanova”, si prepara a raccogliere i successi del ventunesimo capitolo della saga dell’agente segreto più famoso del mondo, non ancora 007 ma già campione di incassi. Merito anche di un finale da antologia, e dell’ennesimo “colpo alla veneziana”, ma anche del coraggio di tre ragazzi del Lido che vent’anni fa scommisero su Venezia…
Il film sta avendo un grande successo al cinema, confermandosi uno dei più grandi successi della saga. Come sono andate le riprese veneziane?
Molto bene, nonostante la complessità delle cose da fare e le esigenze della produzione che sono sempre una bella sfida. La più grande difficoltà di questo tipo di produzioni è data dal fatto che ogni cosa è ugualmente importante e c’è la necessità di mantenere un ritmo sempre altissimo, per mettere il regista nelle condizioni di lavorare al meglio. Martin Campbell poi, è un tipo molto esigente e preciso. Alle 4.00 era già sul set e nel silenzio più assoluto preparava tutto, così quando poi arrivava la troupe iniziava a dare a dare ordini con una velocità pazzesca. Preparatissimo.
Qual è stata la scena più importante e pericolosa da seguire?
Il film si conclude con il crollo di un Palazzo veneziano. Un finale clamoroso con una scena da antologia, girata con delle tecniche miste. Ci sono delle parti girate dal vero, altre ricostruite in studio (nei Pinewood Studios di Londra ndr)
Come giudica questo film, alla luce della trasformazione del personaggio, e del fatto che si tratta di un prequel, essendo tratto dal primo romanzo di Fleming del ’53, travestito da sequel, perché comunque aggiornato ai nostri tempi?
Le cose che hanno detto sono tutte vere, sia quelle positive sia quelle indicate come difetti. Si tratta di uno 007 molto più umano, meno Superman, quindi le sfide che affronta sono più fisiche, sicuramente è più vicino a Rambo che a Mago Merlino. Gli stunt di questo film hanno fatto un lavoro straordinario essendo dei saltatori professionisti che fanno delle vere e proprie prodezze acrobatiche. Il film è perfino entrato nel guinness dei primati perché c’è una scena in cui un auto si capotta sette volte…ma si è capottata davvero sette volte! Non è un effetto computerizzato.
Azione vera, stile “The Italian Job”…
In un certo senso questo film è della famiglia di “The Italian Job”. Quel tipo di spettacolarità spesso dovuta a degli acrobati che fanno realmente delle cose pazzesche. Poi la finzione aiuta a diminuire la pericolosità di certe scene, ma l’azione è autentica.
Venezia diventa spesso la location ideale per action movie, nonostante il suo equilibrio e le difficoltà pratiche. Come mai?
Proprio per questo. Il contrasto tra la sua pace romantica e i possibili scherzi del destino è qualcosa che stimola i creativi. Girare delle passeggiate a Venezia è più che mai scontato.
Riprese dal vero e in studio. Era successo anche con “Casanova”…
Sì ma in modo molto diverso, perché in questo caso c’è una pretesa di realismo, per quanto paradossale, mentre in “Casanova” tutto era sopra le righe. La sequenza del volo in mongolfiera sopra la città non aveva certo pretese di realismo. Ma ci sono dei trucchi in “Casanova” fatti per nascondere delle cose, molto meno visibili, che sono più o meno gli stessi di “Casino Royale”.
Quindi abbiamo una Venezia reale e una ricostruita in studio. Possono convivere?
Certamente. Ormai i linguaggi sono assolutamente misti. E’ già successo in passato. Purtroppo anche le nostre scuole sono molto indietro in questo perché si studia sui film di una volta che sono fatti con una tecnica tradizionale. Oggi i film sono fatti per lo più con tecniche miste, ormai presenti nelle filmoteche. La rivoluzione è già avvenuta ma noi siamo un po’ indietro.
La vostra è una società che opera in tutti i settori dell’audiovisivo. Come vi ponete di fronte alle nuove tecnologie digitali?
Abbiamo sempre fatto produzioni molto tradizionali, soprattutto documentari. Adesso invece abbiamo in cantiere dei progetti che probabilmente andranno a utilizzare delle tecniche diverse. Al momento stiamo investendo soprattutto nella produzione.
Voi avete già realizzato “Il giardino delle delizie” di Lech Majewski, il primo film prodotto interamente da Mestiere Cinema. Quali indicazioni vi ha dato?
Di non ripetere più questo tipo di esperienze prive di co-interessamento per una possibile distribuzione, perché poi certi film non si distribuiscono ed è un peccato.
Qual è stato l’indotto economico di un film come “Casino Royale”?
Son stati spesi 5 milioni di euro in Italia, di cui la maggior parte a Venezia (il film è stato girato anche sul lago di Como ndr). Se pensi a tutti quei discorsi sul nuovo Palazzo del Cinema dove si fanno cifre di 20, 30, 40 milioni…noi stiamo parlando di un film che ha generato un indotto sul territorio enorme, in proporzione. Invece di andare a caccia di soldi sulle nuvole le istituzioni dovrebbero considerare questo settore con maggiore serietà, non penalizzandolo facendo pagare dei permessi astrusi, ma investendo nello sviluppo di un’attività che renderebbe molto di più al territorio.
Negli ultimi anni si parla di una riqualificazione di Porto Marghera e della nascita di studi cinematografici. A che punto siamo? E’ possibile, dopo una Hollywood sul Tevere, immaginare una Hollywood in laguna?
Non mi risulta che ci siano segnali significativi in questo senso. Di recente Veneto CinemaPro ha organizzato al VEGA uno workshop sull’alta definizione al quale sono state invitate a partecipare le istituzioni e dove sono state riaffermate alcune buone intenzioni per i progetti futuri. Tutto positivo, però bisogna farle le cose, non solo parlarne.
C’è buona volontà ma niente di concreto, quindi
La volontà si misura con la concretezza…
Cos’è che manca veramente?
La conoscenza e la consapevolezza. Io credo che i rappresentanti degli enti locali non siano consapevoli delle potenzialità di questo settore, non le conoscano e quindi non le capiscano
Lei è anche presidente di Veneto CinemaPro. Quanto ha fatto l’associazione in questi anni per il cinema veneziano?
Molto poco. Ha cercato di dire queste cose in molte sedi, in molti modi, collaborando con gli enti locali, facendo dei primi passi molto importanti, come la costituzione delle prime film commission, creando strumenti di comunicazione. Però l’obiettivo primario, che è quello di una strategia vera e propria di sviluppo del settore, da parte di qualcuno che faccia un discorso concreto per l’attivazione di un centro di produzione, non è stato raggiunto. Probabilmente non interessa e sinceramente non so perché.
E’ un momento di grande fermento. Anche Milano avrà la sua cittadella del cinema che sorgerà al posto di industrie manifatturiere. Come si colloca Venezia rispetto a questi cambiamenti in atto? Può diventare competitiva?
Queste sono domande che andrebbero rivolte alle istituzioni.
Forse troppo impegnate a portare avanti progetti tanto virtuali quanto ambiziosi, ma poco funzionali. Si finisce sempre per parlare di problemi di palazzi e di sale…
Cose che durano una settimana e per le quali siamo in ritardo di vent’anni. Io credo che un Palazzo del Cinema vada fatto ma credo anche che non debba essere un episodio isolato, legato alla Mostra ma un vettore di energie. Le cose che gli enti locali fanno e pagano devono avere qualche vantaggio per il territorio. Questa dovrebbe essere la logica quando si fa un investimento a favore di qualcosa che serve non solo al territorio ma all’intero settore.
Lei ha lavorato in produzioni internazionali come “Star Wars”, “Il Gladiatore”, in diverse città, da Roma a Trieste, spesso molto più organizzate e logisticamente più “semplici”. Perché ha deciso di rimanere a Venezia e di investire proprio qui?
In realtà lavoro anche a Roma. Sono stato molto veneziano in questi anni per motivi legati alla famiglia, ma non ho mai investito esclusivamente su Venezia. Mestiere Cinema ha sede a Venezia, ha una vocazione veneziana che mantiene ma non è la sua prima vocazione. In realtà noi cerchiamo di fare questo mestiere nel mondo, non solo a Venezia. Questo è un obiettivo che dovrebbero avere le istituzioni locali, che a Venezia rimangono, non Mestiere Cinema…
Qual è il mercato più interessato a Venezia? Americani a parte…
Abbiamo realizzato una commedia indiana molto interessante lo scorso autunno, “The Fakir – Il fachiro” e poi c’è sempre una fortissima collaborazione con la Germania che continua per fortuna ad immaginare Venezia come luogo ideale per molte storie. Infatti faremo diversi tv movie tedeschi e proseguiremo con le avventure del Commissario Brunetti. Speriamo poi di continuare l’avventura indiana, perché in India sono estremamente creativi e pieni di entusiasmo, anche se non hanno grosse risorse.
Quindi più che “Hollywood in laguna”, possiamo parlare di “Bollywood in laguna”…
Sarebbe bello che ci fossero tutte e due. E’ importante diversificare. Da una parte, ci si deve specializzare, dall’altra è importante riuscire a farlo in diverse cose, altrimenti quando un settore specifico entra in crisi, entra in crisi tutto il sistema.
Lei ha lavorato con molti grandi professionisti del cinema. Con chi mantiene un rapporto di affetto che va oltre l’impegno professionale?
Con molti, per fortuna. Con la Lucas Film ho lavorato cinque volte, con implicazioni in altri film. E’ forse il gruppo con cui ho dei rapporti personali più intensi.
Con chi invece non vorrebbe lavorare più?
Le cose che vanno male è meglio dimenticarsele e non ricordarle (sorriso sornione). Per fortuna non mi è capitato spesso di lavorare male con qualcuno.
“The Italian Job”, “Casanova” e ora “007”. Quale sarà il prossimo “colpo alla veneziana”?
Mi piacerebbe girare un film su un sottomarino, anzi su una battaglia di sottomarini!
(se la ride di gusto per l’ennesima provocazione)
La sua società si chiama Mestiere Cinema. Ma il cinema è ancora un "mestiere"?
Per il momento sì, perché è molto difficile trovare chi lo vuole fare. Ci sono facoltà che formano dei ragazzi che dovrebbero essere delle risorse preziosissime da impiegare, e spesso c’è una grande richiesta di partecipazione, ma poi in realtà manca la concezione del fatto che il cinema è un “mestiere” e che va imparato per gradi come tutti i mestieri, con tempo e umiltà.
Com’è nata la sua società?
Mestiere Cinema è nata 20 anni fa, proprio quest’anno celebra i 20 anni di attività. E il compleanno lo festeggeremo aprendo una nuova società che si chiama R&NT perché da quest’anno il noleggio e gli allestimenti tecnici si staccano da Mestiere Cinema, che porta avanti la sua vocazione verso la sola produzione.
Guardandosi indietro cosa vede?
Tre ragazzini pieni di entusiasmo. Pochi giorni fa è stato particolarmente emozionante poter organizzare l’anteprima di “Casino Royale” al Lido, proprio nel vecchio Cinema Astra dove siamo cresciuti. In fondo Mestiere Cinema è nata grazie a tre coraggiosi ragazzini del Lido…
FOTO TRATTE DA "CASINO ROYALE" E "THE ITALIAN JOB". IMMAGINI SOTTOPOSTE A COPYRIGHT. TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI)
Intervista a cura di: Ottavia Da Re
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