The Annunciation
| (18-08-2011) - Nuovi film per il programma della sezione Orizzonti "Siglo ng pagluluwal" (Century of Birthing) di Lav Diaz
si aggiunge al programma di Orizzonti (10 settembre)
"Marian Ilmestys" (The Annunciation) di Elija-Liisa Ahtila
e "Monkey Sandwich" di Wim Vandekeybus
sono i due film di chiusura di Orizzonti (10 settembre)
"Siglo ng pagluluwal" (Century of Birthing), il nuovo film di Lav Diaz, il pluripremiato (anche a Venezia) regista considerato il padre del Nuovissimo Cinema Filippino, si aggiunge al programma della sezione Orizzonti della 68. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (31 agosto - 10 settembre 2011), diretta da Marco Mueller e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.
Per chiudere il programma di Orizzonti, sabato 10 settembre, invece, sono state scelte due opere che muovono dalla commistione di linguaggi espressivi diversi:
"Marian Ilmestys" (The Annunciation), rielaborazione cinema di elementi di una video-installazione dell’artista visiva e regista finlandese Eija-Liisa Ahtila (quest’anno nella Giuria del Concorso di Venezia 68)
Monkey Sandwich, backstage immaginario di una messa in scena teatrale che dialoga con la danza, realizzato dal regista, coreografo, performer e fotografo belga Wim Vandekeybus.
"Siglo ng pagluluwal" (Century of Birthing), che sarà presentato il 10 settembre in prima mondiale in Orizzonti Eventi, intende essere una meditazione sui ruoli dell’artista, e racconta due storie apparentemente differenti: l’una focalizzata su un regista che ha speso anni a lavorare sulla sua ultima opera, e l’altra su un leader di culto cristiano in una regione rurale.
"Siglo ng pagluluwal" (Century of Birthing) segna il ritorno a Venezia di Lav Diaz, nella Giuria Orizzonti lo scorso anno e già premiato due volte in Orizzonti, nel 2008 con Melancholia (Gran Premio Orizzonti), e nel 2007 con Kagadanan sa banwaan ning mga engkanto (Death in the Land of Encantos, Menzione Speciale).
Nel film, Lav Diaz fa dire a Homer, il regista protagonista del film: “Con il cinema facciamo rivivere i nostri ricordi. Con il cinema possiamo perfino reinventare quei ricordi. Con il cinema ricordiamo il passato, il presente e il futuro… adesso. Grazie al cinema ricorderemo il mondo“. Poi aggiunge: “Cinema significa esistere“».
"Marian Ilmestys" (The Annunciation) dell’artista visiva e regista finlandese Eija-Liisa Ahtila reinterpreta attraverso le immagini in movimento uno dei motivi principali dell’iconografia cristiana, l’Annunciazione. L’opera attinge dal Vangelo di Luca (1:26-38) e dai numerosi dipinti con i quali gli artisti nel corso del tempo hanno reso la loro visione dell’evento evangelico. Questa versione dell’Annunciazione è ambientata nel presente. L’opera consiste in un’effettiva ricostruzione dell’evento, basata sui materiali raccolti durante i preparativi per le riprese. Il film è stato girato in gran parte durante l’inverno gelido del 2010 nell’innevata riserva naturale di Aulanko, nel sud della Finlandia. Il set riproduceva l’atelier di un artista e la scena dell’Annunciazione. Tutti gli attori umani, a parte due, sono non professionisti, per la maggior parte beneficiari dell’associazione caritatevole Helsinki Deaconess Institute. Gli attori animali sono un corvo ammaestrato, due asini comuni e un gruppo di piccioni viaggiatori da allevamento. Seppur tratti da un testo esistente, gli eventi, i ruoli e i dialoghi sono stati adattati durante le riprese alla presenza scenica dei singoli attori. Eija-Liisa Ahtila parla così della sua opera: “Quando si avvia un progetto, e necessario mettersi in sintonia con qualcosa che ancora non esiste – almeno per quel che ne sappiamo – e scriverne la storia. Ma come si fa a sapere di cosa parlare, se non ci e già familiare? E cosa ne sappiamo in quella fase iniziale? Come dare vita a questa cosa? Come avvicinarci e intraprendere un dialogo – su quale argomento poi e in che lingua? L’approccio istintivo e quello di muoversi su un terreno noto e familiare, a volte con tale forza e precisione da osservare le cose da un solo punto di vista e in un’unica direzione, tutto in perfetto ordine – qualcosa davanti, qualcos’altro dietro e cosi via – in prospettiva. Ma ciò che e noto può rispondere ai criteri necessari per la descrizione di un miracolo? Ci può travolgere di stupore, se lo conosciamo cosi bene e a fondo? Cos’altro possiamo vederci? Può subentrare tuttavia un interrogativo che non ci e chiaro. O un’immagine che sconcerta la mente. Sono in mostra da qualche parte, inattesa di essere scoperti. Non resta che vedere chi si ferma ad osservarli. E come li osserva”.
Il coreografo Wim Vandekeybus usa frequentemente film e video nei suoi spettacoli, ma il desiderio di raccontare storie lo ha portato irresistibilmente verso il cinema. Il lungometraggio "Monkey Sandwich" è il suo primo progetto che usa dialoghi, un trampolino di lancio verso il film progettato a lungo "Galloping Mind". "Monkey Sandwich" è un viaggio affascinante e nell’ambiziosa fusione di film e performance dal vivo, uno spettacolo che miscela musica, danza, teatro e cinema. Il film gioca una parte notevole in Monkey Sandwich. Tuttavia, l’intera scena danza. Sul palcoscenico vediamo il giovane artista Damien Chapelle. In un’ ingegnosa interazione con il film, l’attore si muove, oscillando fra solitudine e felicità, in un processo teso a creare un mondo tutto suo. A volte è euforico, a volte vulnerabile, indifeso e indagatore, proprio come i personaggi proiettati dalla sua mente, con i quali tenta invano di entrare in contatto. Monkey Sandwich è un groviglio di racconti. Dalla spassosa scena di apertura sulle bugie del teatro e la follia della direzione, temi universali come la solitudine e la perdita vengono portati a galla. Vandekeybus intreccia tutto questo magistralmente in un affascinante viaggio e riesce nel suo ambizioso intento di fondere film e spettacolo dal vivo. Wim Vandekeybus ha dichiarato a proposito di Monkey Sandwich: “E’ un film che parla di errori, perdite e colpe. Un elogio all’arte del racconto che intreccia varie leggende in un’unica storia sulla catastrofe provocata da un errore umano. La gente racconta storie per spiegarne altre, usando un tipo di comunicazione che suggerisce i fatti: logici oppure no, divertenti o spaventosi, crudeli o moralizzanti, veri o inventati. E’ una sorta di usanza popolare post-industriale per rispondere alle paure e ai desideri universali. Come facevano in passato i trovatori con le loro canzoni, cosi la gente inventa storie per esprimere ciò che ha dentro. Monkey Sandwich e la storia di un uomo alle prese con le conseguenze delle sue azioni, spesso incapace di esprimere ciò che vorrebbe.
Note biografiche
Lav Diaz
E’ nato nel 1958 a Datu Paglas, Maguindanao, nell’isola di Mindanao, nelle Filippine ed è conosciuto come il padre ideologico del Nuovissimo Cinema Filippino. La sua monumentale trilogia, "Batang West Side" (West Side Kid, 2002), "Ebolusyon ng isang pamilyang pilipino" (Evolution of a Filipino Family, 2005) e "Ikalawang aklat: ang alamat ng prinsesang bayawak" (Heremias, 2006), è l’archetipo di un cinema privo di compromessi ed esteticamente rigoroso e omogeneo. I tre film sono considerati capolavori moderni del cinema filippino. Ostinato e indipendente, autore dalla messa in scena radicalmente anti-holliwoodiana, Lav Diaz ha studiato cinematografia al Mowelfund Film Institute (Filippine), dopo una formazione in economia (Ateneo de Manila, Ateneo de Davao, Notre Dame University). Tra le sue opere si ricordano "Serafin Geronimo: kriminal ng Baryo Concepcion" (The Criminal of Barrio Concepcion, 1998), "Burger Boys" (1999), "Hubad sa ilalim ng buwan" (Naked Under the Moon, 1999), "Hesus rebolusyunaryo" (Jesus Revolutionary, 2002). Lav Diaz, che ora vive tra Manila e New York, ha sempre ricercato la coerenza stilistica e contenutistica nel proprio lavoro, facendosi cantore della lotta dell’umanità e del popolo filippino per la redenzione. Ha vinto numerosi premi internazionali come quelli per il miglior film ai Festival di Bruxelles e di Singapore e quello come Miglior Film dal premio della critica Gawad Urian, con il suo film d’esordio, di oltre 5 ore, "Batang West Side" (West Side Kid, 2002). Anche il successivo "Ebolusyon ng isang pamilyang pilipino" (Evolution of a Filipino Family, 2005) riceve il premio della critica Gawad Urian, mentre e "Ikalawang aklat: ang alamat ng prinsesang bayawak" (Heremias, 2006) ottiene il premio speciale della giuria al Festival di Friburgo. Entrambi gli ultimi due suo lavori sono stati presentati e premiati alla Mostra del Cinema di Venezia: "Kagadanan sa banwaan ning mga engkanto" (Death in the Land of Encantos), 540 minuti di montato sulle conseguenze apocalittiche del tifone Reming, che il 30 novembre 2006 si è abbattuto sulle Filippine, ha ottenuto la Menzione Speciale Orizzonti 2007, mentre il successivo "Melancholia", nuova impresa titanica di 450 minuti in cui Diaz si interroga sull’essenza della felicità, arrivando a definire la vita stessa come un modo per misurare il dolore dell’uomo, ha vinto il Gran Premio Orizzonti 2008. Nel 2010 Lav Diaz è stato membro della giuria Orizzonti, presieduta da Shirin Neshat, mentre da gennaio di quest’anno è membro del consiglio direttivo della Cine Foundation International.
Eija-Liisa Ahtila
Eija-Liisa Ahtila è una video-artista e regista cinematografica finlandese. Dopo aver compiuto studi cinematografici e sui formati multimediali sia a Londra che a Los Angeles, dalla fine degli anni ’80 lavora in diversi campi della creazione audio-visiva come la fotografia, le performance e le installazioni. Al momento, la sua attività si concentra principalmente su opere cinematografiche e installazioni video. Coi suoi lavori esplora tecniche narrative sperimentali, quali la connessione tra spot pubblicitari e cortometraggi, le tecniche di split-screen e le possibilità derivanti dalla narrazione su più schermi. I suoi film sono stati presentati in importanti festival internazionali tra cui Rotterdam, Miami, Hong Kong, Helsinki e il Sundance Film Festival, e sono stati trasmessi su diversi canali televisivi, sia in Europa che in Australia.
Nei suoi primi lavori la Athila ha trattato gli sconvolgenti drammi umani che stanno al centro delle relazioni personali come ad esempio la sessualità giovanile, i rapporti familiari, la disintegrazione mentale e la morte. I suoi ultimi lavori, tuttavia, toccano questioni artistiche più profonde e basilari in cui esamina i processi di percezione e di attribuzione del significato, a volte alla luce di temi culturali ed esistenziali di più ampio spettro come il colonialismo, la fede e il post-modernismo. La sua abilità nel raccontare attraverso le immagini e nel tratteggiare toccanti ritratti umani, ha catturato l’interesse del pubblico e le ha consentito di ottenere l’apprezzamento della critica internazionale. I film di Eija-Liisa Ahtila hanno vinto importanti premi internazionali e molti tra i più importanti musei di arte contemporanea le hanno dedicato una retrospettiva. La Tate Modern di Londra le ha dedicato una mostra monografica nel 2002, mentre il MoMA di New York ha presentato nel 2006 la sua installazione video The Wind. Nel 2008, il centro espositivo di Parigi Jeu de Paume le ha dedicato una retrospettiva. Il British Film Institute ha pubblicato in DVD "The Cinematic Works of Eija-Liisa Ahtila", garantendo così l’accesso al suo lavoro ad un pubblico più vasto. L’artista finlandese ha partecipato due volte all’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Nel 1999 era presente con il video Lohdutusseremonia (Consolation Service), grazie al quale ha ottenuto una menzione d’onore. E’ tornata alla Biennale nel 2005, dove ha presentato "The Hour of Prayer", opera che indaga sul senso di perdita e sul dolore derivante dalla morte del proprio cane. Tra i suoi lavori, "Plato’s Son" (1990), un cortometraggio di stampo filosofico nel quale un alieno giunge sulla terra, "The Trial" (1993), "Me/We, Okay, Gray" (1993), "If 6 was 9" (1995/96), un film in split screen sul mondo degli adolescenti e sul loro rapporto col sesso, "Love is a Treasure" (2002) e "Where is Where" (2009), un’installazione video su più schermi che tratta il tema della guerra e dei suoi effetti traumatici sui i civili. Eija-Liisa Ahtila ha ottenuto una serie di importanti riconoscimenti nell’arco della sua carriera, tra i quali il Young Artist of the Year Award in Finlandia (1990), l’AVEK Award per gli importanti risultati ottenuti nel campo dell’audio-visivo (1997), l’Edstrand Art Prize (1998) e il Vincent Van Gogh Bi-annual Award for Contemporary Art in Europe (2000). L’artista finlandese è stata inoltre premiata con l’Artes Mundi Prize a Cardiff (2006) e col Prince Eugen Medal for outstanding artistic achievement in Svezia, nel 2008.
Wim Vandekeybus
Regista, coreografo, attore e fotografo, Wim Vandekeybus nasce nel 1963 a Lier, Belgio. Cresciuto in un ambiente rurale, vive a stretto contatto con gli animali nel loro habitat naturale. L’esperienza ha un forte impatto emotivo sul regista che include spesso nella sua arte riferimenti agli animali, con i loro movimenti, le reazioni istintive e la fiducia nella propria forza fisica. Iniziati gli studi in psicologia, li interrompe perche irritato dall’eccesso di “scienza oggettiva“. I suoi interessi gravitano infatti attorno alla relazione tra corpo e spirito. Si avvicina al teatro tramite il regista Paul Peyskens. Segue quindi lezioni di danza (classica, moderna, tango) per poi orientarsi verso il cinema e la fotografia. In 1985, fa un’audizione per Jan Fabre. Vandekeybus fu scelto e durante i due anni successivi viaggia in tutto il mondo con The Power of Theatrical Madness, interpretando uno dei due re nudi. Durante il tour con Jan Fabre, incontra il pittore e fotografo Octavio Iturbe a Madrid, che successivamente diventa un importante collaboratore artistico. Intraprende la sua strada, fondando la compagnia Ultima Vez, che, fin dagli esordi, ha sviluppato le proprie attività come compagnia internazionale di danza contemporanea con la propria base a Bruxelles. Mentre, durante i primi anni, Ultima Vez si è focalizzata principalmente sulla produzione, promozione e distribuzione del lavoro artistico di Wim Vandekeybus (danza, teatro, film). Ultima Vez ha sempre funzionato come una struttura autonoma e indipendente, contando però su una rete di co-produttori e partner per realizzare i propri progetti. Gli attori e danzatori, per le creazioni di Wim Vandekeybus, sono reclutati attraverso innumerevoli audizioni in tutto il mondo. Gli artisti sono partner a pieno titolo nel processo creativo per Vandekeybus. Nella selezione dei suoi esecutori, la formazione di danza o l’ esperienza non sono i più importanti criteri. Perché pone l’accento sulla personalità degli interpreti, che portano con sé un mondo molto personale di linguaggio e di movimento.
La sua prima opera "What the Body Does not Remember" del 1987 non solo è diventata un successo internazionale, ma ha anche vinto il prestigioso Bessie Award (the New York Dance and Performance Awards). Nel 1989 ha vinto un secondo Bessie per "Les porteuses Mauvaises de nouvelles" (1989). Dal 1993 al 1999, Vandekeybus ha lavorato il Teatro Reale Fiammingo. Ha realizzato 16 spettacoli con Ultima Vez, tra cui "Blush" (2002) e "Sonic Boom "(2005). Le sue creazioni sono caratterizzate da vere e proprie esplosioni di film, foto, video, musica dal vivo e, in combinazione con il testo teatrale, di danza, anche acrobatica.
Per ulteriori informazioni
www.labiennale.org - www.labiennalechannel.org
FB: la Biennale di Venezia
Venezia, 18 agosto 2011
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