64. MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

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(20-08-2007) - Stefania Sandrelli farà gli onori di casa alla cerimonia di premiazione della 64. Mostra

Stefania Sandrelli (Leone d’Oro alla Carriera a Venezia nel 2005), una delle attrici italiane più amate e ricercate di tutti i tempi, musa ispiratrice dei più importanti registi italiani, la cui carriera si è spesso intrecciata con la storia della Mostra (molti i film da lei interpretati che sono stati presentati a Venezia, da "Partner" di Bernardo Bertolucci a "Um filme falado" di Manoel de Oliveira, da "Figli – Hijos" di Marco Bechis a "Te lo leggo negli occhi" di Valia Santella), farà gli onori di casa - insieme al Presidente della Biennale Davide Croff e al Direttore della Mostra Marco Müller - durante la cerimonia di chiusura della 64. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica in programma l’8 settembre nella Sala Grande del Palazzo del Cinema.

Nell’arco della serata, in occasione della quale saranno annunciati i Leoni e i Premi ufficiali dell’edizione 2007, verrà consegnato inoltre il Leone d’Oro del 75° a Bernardo Bertolucci, con cui la Sandrelli ha lavorato in "Partner" (1968), "Il conformista" (1970), "Novecento" (1976) e "Io ballo da sola" (1996). Alla premiazione seguirà la proiezione di "Blood Brothers" ("Tiantang kou") di Alexi Tan, Fuori Concorso.

Note biografiche:

Stefania Sandrelli, attraverso oltre 45 anni di carriera (debuttò nel 1961 nel film di Mario Sequi "Gioventù di notte") fra le più prestigiose del cinema italiano e internazionale, ha saputo farsi musa dei più grandi registi, incarnando un’ideale femminile tradizionale e moderno insieme. La sua indimenticabile galleria di personaggi l’ha confermata, di stagione in stagione, tra le più versatili, istintive e complete attrici del cinema italiano. Giovanissima vincitrice di un concorso di bellezza a Viareggio, sua città natale, dopo l’esordio con una piccola parte ne "Il federale" (1961) di Luciano Salce, viene lanciata nello stesso anno da Pietro Germi, che le affida la parte dell’acerba e maliziosa Angela in "Divorzio all’italiana". Il ruolo ne mette in luce la felice istintività e la serena e imperturbabile eleganza, appena adombrata da un’inquieta sensibilità. Per Germi, suo pigmalione, reciterà anche nel ruolo di Agnese in "Sedotta e abbandonata" (1964), dove i retaggi arcaici dell’Italia del boom sono di nuovo oggetto di una caustica satira di costume. Ma è soprattutto con il crepuscolare "Io la conoscevo bene" (1965) di Antonio Pietrangeli, in cui veste i panni di Adriana, ragazza infatuata dall’idea del successo facile, che rivela innate qualità introspettive ed espressive. Nel 1969 vince come miglior attrice al Festival di San Sebastián con "L’amante di Gramigna" di Carlo Lizzani, dove interpreta il ruolo di Gemma. I lineamenti al tempo stesso classici e inediti e la fisicità languida e pigra si ritrovano nelle donne che incarna per Bernardo Bertolucci: Clara in "Partner" (1968), presentato a Venezia in concorso, Giulia ne "Il conformista" (1970), Anita in "Novecento" (1976), al Lido nella sezione Proposte di Nuovi Film e Noemi in "Io ballo da sola" (1995). Sono gli anni delle sue interpretazioni più impegnative, che la confermano diva di autori come Ettore Scola, che la vuole protagonista dell’amaro e malinconico "C’eravamo tanto amati", in cui è Luciana, la donna che fa perdere la testa agli ex-partigiani Antonio (Nino Manfredi), Nicola (Satta Flores) e Gianni (Vittorio Gassman). Ancora per Scola, veste i panni dell’amante di un burocrate comunista nel corale "La terrazza" (1980), ruolo che le vale il Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista. Nel corso degli anni Ottanta interpreta ruoli diametralmente opposti tra loro, a partire da "La chiave" (1983) di Tinto Brass, film che le dona nuova e sensuale vitalità: la vivace Lolli di "Speriamo che sia femmina" (1986) di Mario Monicelli lascia il posto alla premurosa Beatrice de "La famiglia" (1987) di Ettore Scola, poi alla madre dolce e comprensiva di "Mignon è partita" (1988) di Francesca Archibugi, con il quale ottiene un David di Donatello per la migliore interpretazione femminile. Nel 1990 è nuovamente alla kermesse veneziana, in concorso, con "Tracce di vita amorosa" di Peter Del Monte. Spregiudicata in "Prosciutto prosciutto" ("Jamon Jamon", 1992) di Bigas Luna, torna a lavorare con Ettore Scola per "La cena" (1998). Nel 2000 è alla Mostra in Cinema del Presente con "Esperando al Mesias" di Daniel Burman, così come nel 2001, con "L’amore probabilmente" di Giuseppe Bertolucci, col quale aveva già lavorato in "Segreti, segreti" (1984). Grazie a "L’ultimo bacio" (2001) di Gabriele Muccino, in cui interpreta una sessantenne insoddisfatta, inaugura una nuova stagione della sua carriera, fatta di ruoli inquieti e sottili come la moglie dell’aguzzino argentino in "Figli - Hijos" (2001) di Marco Bechis o l’ex modella Francesca in "Un film parlato" ("Um filme falado", 2003) di Manoel de Oliveira, presentati entrambi a Venezia. La sua più recente interpretazione cinematografica la vede nei panni di una cantante in crisi in "Te lo leggo negli occhi" (2004), esordio al lungometraggio della giovane Valia Santella, presentato al Lido nella sezione Orizzonti. Nel 2005 proprio la Mostra del Cinema di Venezia la premia con un Leone d’Oro alla Carriera, consegnatole dalla figlia Amanda, poiché, come ha dichiarato il Direttore Marco Müller, “attrice moderna e mai modernista, Stefania è il cinema italiano contemporaneo al meglio di quello che ha saputo offrire”. Nel 2006 ha inoltre ricevuto il Nastro d'Onore e il Globo d’Oro alla Carriera dalla Stampa Estera in Italia, mentre nel 2007 il Premio Internazionale Flaiano alla Carriera.

(20/08/2007)

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