(01-08-2007) - La Biennale ricorda Antonioni Il ricordo della Mostra del Cinema di Venezia per la scomparsa di
Michelangelo Antonioni, Leone d’Oro 1964 e Leone d’Oro alla carriera 1983
Il Presidente della Fondazione la Biennale di Venezia, Davide Croff, e il Direttore della 64. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, Marco Mueller, esprimono il proprio cordoglio per la scomparsa del Maestro Michelangelo Antonioni, Leone d’Oro nel 1964 e Leone d’Oro alla carriera nel 1983, che al Lido ha conosciuto il proprio esordio con la presentazione del cortometraggio "Gente del Po" nel 1947.
“La Mostra di Venezia - ha dichiarato il Presidente Croff - perde con Michelangelo Antonioni uno dei suoi massimi protagonisti e testimoni. Egli conobbe il proprio esordio al Lido nel 1947 con il cortometraggio "Gente del Po", il primo atto di un lungo ed intenso rapporto tra il grande regista e la Biennale. Leone d’Argento nel 1955, Leone d’Oro nel 1964 e Leone d’Oro alla Carriera nel 1983, anno in cui la Biennale propose per la prima volta al pubblico anche il suo lavoro pittorico nella mostra "Montagne incantate" al Museo Correr, Antonioni è il maestro del cinema italiano che più ha vinto a Venezia”.
“Parlando della Mostra 2007 – ha dichiarato il Direttore Mueller - abbiamo evocato la necessità di un cinema che sappia farsi, ancora una volta, spirito del tempo. Quello spirito che si è incarnato in Michelangelo Antonioni, protagonista del moderno. Un cineasta che ha sempre legato la propria ispirazione ad un'epoca e a un mondo. Non tanto per esprimerli in eventi e comportamenti, quanto per raccoglierne le risonanze dentro di sé e gli esseri, per poi fissarle in immagini che hanno segnato una potenza e una partenza nuove, in Italia e nel mondo”.
Presente per la prima volta nel 1947, all’8. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, con il cortometraggio "Gente del Po" (1943-1946), da molti considerato lavoro precursore del neorealismo, Michelangelo Antonioni ha partecipato in numerose occasioni alla Mostra di Venezia, che più volte gli ha dedicato omaggi e retrospettive, tra cui la personale completa curata da Carlo di Carlo nel 2002.
Nel 1948 è nuovamente al Lido col cortometraggio "Superstizione" (1948), mentre nel 1953 presenta "I vinti" (1952), lungometraggio composto da tre episodi (uno francese, uno inglese, uno italiano) incentrati sul vuoto esistenziale e la noia della gioventù dopo il secondo conflitto mondiale.
Con "Le amiche" (1955), ispirato al racconto di Cesare Pavese “Tra donne sole”, vince nel 1955 il Leone d’Argento per la miglior regia, e nel 1957 partecipa alla Sezione Informativa con "Il grido" (1956), capolavoro sul male di vivere e sul suicidio esteso per la prima volta dalla borghesia alla realtà proletaria.
Nel 1964 vince il Leone d’Oro e il Premio FIPRESCI con "Deserto rosso", suo primo film a colori, che rivoluziona l’uso espressionista della policromia e l’utilizzo dei filtri. "Il mistero di Oberwald", tratto dall’opera teatrale “L’aquila a due teste” di Jean Cocteau e girato in modo del tutto sperimentale dal regista ferrarese con l’uso non di macchine da presa ma di telecamere, per poter fare ulteriori studi e prove sull’uso del colore, viene presentato per la prima volta nel 1980 nella sezione Officina Veneziana – Fuori Concorso, ed in seguito ben altre tre volte in Venezia Speciali 3 – Per i Novant’anni del Cinema (1985), Venezia Risguardi – Omaggio a Jean Cocteau (1989) e nella già citata Personale Antonioni del 2002.
Nel 1984, quando fu anche Presidente della Giuria della 41. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, presenta il videoclip "Fotoromanza", per l’omonima canzone di Gianna Nannini, all’interno della sezione Venezia TV - Videomusica e Cinema. Con Wim Wenders partecipa nel 1995 alla 52. Mostra del Cinema con "Al di là della nuvole", film composto da quattro episodi ispirati al suo romanzo di racconti "Quel bowling sul Tevere", vincendo il Premio FIPRESCI.
Nel 1998 gli viene conferito il Premio Bianchi. È nuovamente a Venezia nel 2002, in occasione della personale a lui dedicata e al restauro de "L’avventura" (1960), proiettato in una Sala Grande gremita e commossa.
La sua ultima presenza alla Mostra risale al 2004, in occasione de "Il filo pericoloso delle cose", episodio del film corale "Eros", realizzato con Wong Kar-wai, che più volte ha dichiarato di ispirarsi al maestro italiano, e Steven Soderbergh.
Venezia ha premiato l’arte e la poetica di Michelangelo Antonioni con un Leone d’Oro alla Carriera nel 1983.
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