63. MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

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(24-05-2006) - Alla 63. Mostra le retrospettive: Storia Segreta del Cinema Russo e Joaquim Pedro de Andrade

Il Presidente della Fondazione La Biennale di Venezia, Davide Croff, e il Direttore della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, Marco Müller, annunciano due iniziative legate alla 63. edizione della rassegna veneziana (30 agosto – 9 settembre 2006), e due nuovi giacimenti culturali riscoperti e restaurati: la Storia Segreta del Cinema Russo, la sezione di opere riproposte che, dopo il successo della Storia Segreta del Cinema Italiano nel 2004 e della Storia Segreta del Cinema Asiatico nel 2005, sarà presentata in collaborazione con l’Agenzia Federale per la Cultura e la Cinematografia e Sovexportfilm di Mosca. Accanto a questa, la 63. Mostra riscoprirà Joaquim Pedro de Andrade, uno dei “padri” del Cinema Novo, il movimento che rinnovò alle radici la cinematografia brasiliana, un “maestro invisibile” delle avanguardie storiche.

Il nuovo cantiere di riproposte che La Biennale di Venezia realizza sotto il titolo di Storia Segreta del Cinema Russo, in collaborazione con l’Agenzia Federale per la Cultura e la Cinematografia della Federazione Russa, sarà dedicato ai cineasti di quella realtà e alle loro opere rimaste “invisibili” o ritornate tali. La 63. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica presenterà 18 sorprendenti titoli, che spaziano dai film portanti per la storia del cinema sovietico ai film condannati a giacere negli archivi, tra cui 10 restauri. Opere e autori di questo cinema popolare d'avanguardia, scarsamente o anche mai conosciute in Italia, verranno presentati da un gruppo di “padrini” d'eccezione, capitanato dal più noto dei registi russi contemporanei, Nikita Mikhalkov, che ha così commentato la presentazione della retrospettiva: “Come regista, so quanto è difficile trovare un equilibrio fra il cinema del privato e il cinema epico. Attraverso le canzoni il cinema sovietico ha raggiunto questo equilibrio, creando un cinema di immediata efficacia e aprendo la strada alle nuove possibilità stilistiche. L’insieme dei meravigliosi talenti: attori, registi, compositori, è stata e rimane la garanzia del fatto che i film non invecchiano. Splendide trovate registiche e splendide prove degli attori: prima di tutto, delle dive sovietiche. Insomma, come dice un proverbio russo, meglio vedere una volta che sentire cento volte. Anche se il sentire cento volte le magiche voci di queste commedie musicali ha scandito la nostra storia…”

All'interno della programmazione verranno messi in risalto i percorsi, segnati da una continua dialettica tra vecchio e nuovo, ortodossia ed eresia, di due registi: Grigorij Aleksandrov e Ivan Pyr'ev. Come data d'arresto della carica innovativa del musical sovietico si è scelto il 1974, l'anno della commedia musicale molto «Nouvelle Vague» di Andreij Koncalovskij (un altro dei «padrini» o «testimoni» che saranno presenti alla Mostra per accompagnare la programmazione).
La molteplicità delle proposte estetiche del cinema russo e sovietico, sembra oggi dimenticata. Eppure, stimoli fervidissimi al ripensamento di un cinema artistico-commmerciale capace di non rinunciare alla propria intelligenza, e di catturare ugualmente il pubblico, di un cinema popolare che avesse consultato le avanguardie più fervide, ci sono arrivati proprio da quel continente filmico ormai non più frequentato e ancora per larghe zone inesplorato, nonostante le monografie e i festival che l'hanno, negli ultimi venticinque anni, scandagliato (a Pesaro, Venezia e Torino). Sin dai primi anni Trenta (dal viaggio che Ejzenstejn e Aleksandrov fanno a Los Angeles, su invito di Upton Sinclair), il “Nuovo” nel cinema russo e sovietico ha spesso cullato, insieme al sogno impossibile di far coincidere Hollywood e Mosfil'm, un progetto difeso da cineasti “fuori norma” innamorati del cinema «puro» e «astratto», che per loro coincideva con il musical. Erano registi, divi (sopra tutte due dive coltissime ma che accettarono di «popolarizzarsi»: Lyubov’ Orlova e Marina Ladynina), sceneggiatori, direttori della fotografia e scenografi-costumisti che operavano all’interno di un sistema industriale saldissimo, sondandone i margini più estremi (e che dunque puntualmente furono accusati di «formalismo» e «cosmopolitismo»), o scatenando, attraverso la commedia satirica, una lettura critica della società dell'epoca (alcuni film, dunque, sono finiti all'indice).

Il lavoro di restauro e riproposta della Biennale di Venezia, dopo i cantieri avviati con la Storia Segreta del Cinema Italiano e la Storia Segreta del Cinema Asiatico, continuerà dunque anche per il 2006.
La scelta dei 18 film ha privilegiato, accanto alle due “colonne portanti” del cinema musicale (Grigorij Aleksandrov e Ivan Pyr’ev, entrambi allievi e collaboratori di Ejzenstein), le pellicole che sono state poco o mai viste persino in patria, come "Cheriomushki" di Gerbert Rappaport musicato da Dmitrij Shostakovich, o "Salvate l’uomo che annega!" di Pavel Arsenov, che costò al regista anni di silenzio forzato. Dal secondo dopoguerra i musical sovietici hanno conquistato l’attenzione degli studiosi stranieri, incontrando, in alcune rare occasioni, anche reazioni entusiastiche nelle loro proiezioni festival. "La combriccola allegra" di Grigorij Aleksandrov aveva trionfato a Venezia nel 1934. Solo un paio d’anni dopo l’uscita di questo film, il jazz (elemento portante della pellicola di Aleksandrov, con la band di Leonid Utiosov) è stato messo all’indice in Unione Sovietica. Questo destino toccò anche gli sceneggiatori e direttori della fotografia di un altro film di Aleksandrov: "Volga-Volga". Eliminati dai titoli di coda i nomi scomodi, i censori non poterono però eliminare alcuni protagonisti della cultura sovietica che fecero la loro apparizione nel film (tra tutti un nome: Solomon Mihoels), poi finiti nelle prigioni staliniste alla fine degli anni Trenta. La retrospettiva ripercorre la storia della commedia musicale sovietica, un cinema in bilico tra lodi di Stalin e pericolo di gravi accuse. Una programmazione sistematica di questa portata non era stata mai tentata e, mai restaurati, molti titoli stavano diventando ormai inconsultabili.

I film della Storia Segreta del Cinema Russo
1. Cirk /Il Circo di Grigorij Aleksandrov, 1936
2. Garmon’/La fisarmonica di Igor Savchenko e Evgenij Sneider, 1934
3. Kubanskie kazaki /I cosacchi di Kuban’ di Ivan Pyr’ev, 1950
4. Muzykal’naja istoria / Una storia musicale di Aleksandr Ivanovskij e Gerbert Rappaport, 1940
5. Svetlyj put’ /La via luminosa di Grigorij Aleksandrov, 1940
6. V shest’ chasov vechera posle vojny /Alle sei di sera dopo la guerra di Ivan Pyr’ev, 1944
7. Vesiolye rebiata /La combriccola allegra di Grigorij Aleksandrov, 1934
8. Vesna / La primavera di Grigorij Aleksandrov, 1947
9. Volga-Volga di Grigorij Aleksandrov, 1938
10. Svinarka i pastukh /La guardiana dei porci e il pastore di Ivan Pyr’ev, 1941
11. Romans o vlyoblionnykh / La romanza degli innamorati di Andrei Konchalovskij, 1974
12. Bogataja nevesta / La fidanzata ricca di Ivan Pyr’ev, 1938
13. Karnaval’naja noc’ / La notte di carnevale di El’dar Rjazanov, 1956
14. Nas milyj doktor / Il nostro caro dottore di Shaker Ajmanov, 1956
15. Scedroe leto / Un estate generosa di Boris Barnet, 1950
16. Traktoristy/Trattoristy di Ivan Pyr’ev, 1939
17. Sparite utopajuscego /Salvate chi annega di Pavel Arsenov, 1969
18. Cheriomushki / Rione Cheriomushki di Gerbert Rappaport, 1963

Joaquim Pedro de Andrade, uno dei “padri” del Cinema Novo, il movimento che rinnovò alle radici la cinematografia brasiliana, era diventato uno tra i “maestri invisibili” delle avanguardie storiche. Sotto la guida di Alice de Andrade, la giovane cineasta figlia di Joaquim Pedro, sono state ora restaurate in formato 2K, 14 opere che costituiscono l’interezza del suo “corpus” cinematografico.
La sua opera più nota resta "Macunaíma", tratta dall’omonimo romanzo iniziatore del movimento “tropicalista” e presentata in Selezione Ufficiale alla Mostra del 1969; accanto a questo capolavoro, sperimentale e ancora oggi sorprendente, è stata una rivelazione la riscoperta degli altri suoi 5 lungometraggi - dall’esaltante "Garrincha, Allegria del Popolo" all’ultimo "O Homem do Pau Brasil" - e dei suoi cortometraggi e documentari. Per la prima volta, in vent’anni, si farà di nuovo luce sull’opera sfaccettata, sospesa tra allegoria e realismo, di uno dei più originali registi del cinema moderno del Novecento.

I lungometraggi
Garrincha, Alegria do Povo (documentario), 1963
O Padre e a Moça, 1965
Macunaíma, 1969
Os Inconfidentes, 1972
Guerra Conjugal, 1975
O Homen do Pau Brasil, 1981

I cortometraggi
O Mestre de Apipucos (documentario), 1959
O Poeta do Castelo (documentario), 1959
Couro de Gato, 1960
Cinema Novo (documentario), 1967
Brasilia, Contradições de Uma Cidade Nova (documentario), 1967
Linguagem da Persuasão (documentario), 1970
Vereda Tropical, 1977
O Aleijadinho (documentario), 1978

Per ulteriori informazioni www.labiennale.org

(24/05/2006)

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