63. MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

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Foto © Ottavia Da Re

(27-06-2006) - Stefania Rocca, Guillermo Del Toro e Mohsen Makhmalbaf in giuria a Venezia

La Biennale di Venezia / 63. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

Stefania Rocca, Guillermo Del Toro e Mohsen Makhmalbaf nella giuria del premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” presieduta da Paula Wagner


L’attrice italiana Stefania Rocca (l’anno scorso a Venezia nel cast di Mary e La bestia nel cuore), il regista messicano Guillermo Del Toro (autore di film fantastici di culto come Cronos, El espinazo del diablo, Hellboy, e in questi giorni in concorso a Cannes con El Laberinto del Fauno), il maestro iraniano Mohsen Makhmalbaf (uno dei padri del nuovo cinema, la cui importanza è stata confermata con Viaggio a Kandahar), sono le personalità del cinema internazionale che entrano a far parte della giuria del premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” della 63. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica (30 agosto - 9 settembre 2006), organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Davide Croff e diretta per la terza volta da Marco Müller.

La giuria del premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, che avrà complessivamente cinque componenti, è presieduta, come annunciato nei giorni scorsi, dalla produttrice statunitense Paula Wagner, che ha firmato, spesso in associazione con Tom Cruise, molti dei titoli importanti del cinema americano dell’ultimo quindicennio. Il premio è destinato alla migliore opera prima fra i lungometraggi presenti nelle diverse sezioni della 63. Mostra. La giuria assegnerà al film vincitore il Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, e 100.000 Euro messi a disposizione da Filmauro, che saranno suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore. Al regista andranno inoltre 20.000 metri di pellicola offerti da Kodak. Negli anni, il premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” ha scoperto giovani autori quali Giovanni Davide Maderna, Abdel Kechiche, Jan Kvitkovič, Dylan Kidd, Spiro Scimone e Francesco Sframeli, Andrei Zvjagintsev, Ismaël Ferroukhi, Gela Babluani.

La prossima 63. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia si articolerà in 3 sezioni principali: Concorso, che assegnerà il tradizionale Leone d’oro al miglior film; Fuori Concorso, con la programmazione notturna più spettacolare; e Orizzonti, dedicata alle nuove tendenze. La giuria di quest’ultima sezione, che assegnerà il Premio Orizzonti e il Premio Orizzonti Doc, sarà presieduta, come già annunciato, dal tedesco Philip Gröning, regista del documentario rivelazione della 62. Mostra Il grande silenzio.

Note biografiche dei nuovi componenti della giuria del premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”

· Stefania Rocca
(Italia). Si è affermata nell’ultimo decennio come una delle protagoniste più versatili e continue del giovane cinema italiano. Dopo il Centro Sperimentale di Cinematografia e l'Actor's Studio di New York, esordisce con un piccolo ruolo nel 1994, nel dramma cronachistico Poliziotti di Giulio Base, facendosi subito notare da pubblico e critica. Nel 1995 è in Palermo-Milano solo andata di Claudio Fragasso e in Cronaca di un amore violato di Giacomo Battiato. Alla fine dello stesso anno abbandona il Centro Sperimentale per accettare l’offerta di Gabriele Salvatores, che la vuole nel fantascientifico Nirvana (1997). Qui interpreta Naima, misteriosa esperta di informatica e seducente personaggio dai capelli blu, che ne valorizza gli occhi azzurri, la bellezza slanciata e androgina, affermandola definitivamente. Grazie alla sua presenza nuova e moderna, al fascino sottile e misterioso, ripete in parte il ruolo di eroina cibernetica in Viol@, opera prima di Donatella Maiorca, presentata nella Sezione Prospettive alla Mostra di Venezia del ’98. Seguono altre interpretazioni di rilievo, anche in ambito internazionale. E’ intensa e passionale nel drammatico Rosa e Cornelia (2000), opera seconda di Giorgio Treves, è la maliziosa Jacquanetta in Love’s Labour’s Lost (1999) di Kenneth Branagh, versione musical del dramma shakespeariano Pene d’amor perdute; appare ne Il talento di Mr. Ripley (2000) di Anthony Minghella, e in Hotel (2001) di Mike Figgis. Nel 2002 ottiene un notevole successo in un ruolo complesso, insieme comico e drammatico, che lei risolve con energia e dolcezza, nella commedia di Alessandro D'Alatri Casomai, per cui viene nominata ai David come miglior attrice protagonista. Seguono La vita come viene (2003) di Stefano Incerti, nel ruolo di Giorgia, donna ossessionata dal desiderio di avere un figlio, e Piazza delle Cinque Lune (2003), thriller a sfondo politico di Renzo Martinelli, nel ruolo di una donna magistrato. Attrice molto attiva anche in teatro e in televisione, ha partecipato nel 2001 a Resurrezione dei fratelli Taviani, sceneggiato internazionale mandato in onda per l'Italia da RAI 1. Dopo Il cartaio (2004) di Dario Argento, nel 2005 partecipa alla 62. Mostra di Venezia sia con Mary di Abel Ferrara (Premio Speciale della Giuria), sia con La bestia nel cuore di Cristina Comencini, grazie al quale viene nominata ai David come miglior attrice non protagonista. La sua più recente interpretazione è La cura del gorilla (2006) di Carlo Sigon, accanto a Claudio Bisio.

· Guillermo Del Toro (Messico). Regista, sceneggiatore e produttore cresciuto artisticamente in Messico, si è da qualche anno affermato negli Usa come uno dei migliori autori visionari in circolazione. Affida la sua personale poetica al fantastico del nuovo millennio (ingegneria genetica e dintorni), a metà tra la Grande Storia e le atmosfere fosche del vecchio gotico. Nato nel ‘64 a Gualalajara, comincia a lavorare nel cinema giovanissimo, a soli vent’anni, come produttore. Si dedica quindi, nell’87, agli effetti speciali e al trucco, studiando negli Stati Uniti con uno specialista del settore e vincitore dell'Oscar come Dick Smith. Al suo ritorno in Messico, fonda una propria casa di produzione, la Necropia, curando gli effetti speciali e il make-up di numerosi film fantastici messicani. Si fa notare fin dall’esordio nel lungometraggio col pluripremiato Cronos (sua anche la sceneggiatura), vincitore nel '93 alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes, insignito in patria con l’Ariel (il David messicano) per il miglior film, e altrove in numerosi festival del fantastico. Nel '97 Del Toro partecipa alla Mostra di Venezia con la sua prima produzione Usa, Mimic, omaggio ai classici B-movies (misteriose blatte giganti minacciano New York), che cattura la critica per l’ironia e i fantasiosi effetti, dove la neostar Mira Sorvino interpreta una scienziata acqua e sapone impegnata a salvare la metropoli. Il successivo El espinazo del diablo (vincitore del Festival del Fantastico di Amsterdam, 2001), è un horror dalle atmosfere sospese ed enigmatiche ambientato ai margini della guerra civile spagnola. Del Toro torna a Hollywood dirigendo Blade II ("Blade 2: Bloodhunt", 2002), seguito della saga del supervampiro interpretato da Wesley Snipes, ma soprattutto sorprendente horror d’azione dalle atmosfere misteriose, squarcio di cinema notturno e viscerale, ottimamente coreografato. Il talento visionario di Del Toro si conferma nella regia di Hellboy (2004), trasposizione del fumetto di Mike Vignola, ruotando non solo sulle suggestioni fantasy e gotiche del décor, ma anche sulla particolare fisicità del protagonista Ron Perlman (il diavoletto Hellboy). Anche qui è possibile notare l’uso dell’ambrato come colore dominante, che l’autore predilige in ogni suo lavoro. Mentre la sua nuova pellicola, El laberinto del fauno ("Pan’s Labyrinth") - favola fantasy-horror ambientata nella Spagna del ’44 - è in concorso al Festival di Cannes 2006, è stato annunciato per il 2007 Hellboy 2: the Golden Army.

· Moshen Makhmalbaf (Iran). Regista e sceneggiatore fra i principali del nuovo cinema iraniano, è da anni una presenza costante e autorevole nei maggiori festival internazionali. Focalizza il suo interesse su vari generi, dal film realista a quello fantasioso e surrealista, dal minimalismo al grande affresco popolare, con una predilezione, tipica dei registi del suo Paese, per i temi dell’infanzia e del cinema inteso come elemento di positiva modernità e crescita sociale. Nato nel ‘57 in uno dei quartieri più poveri e religiosi di Teheran, a 15 anni si unisce alla milizia rivoluzionaria contro il regime dello Scià, e trascorre cinque anni in carcere fino alla “rivoluzione iraniana” del ‘79. All'inizio degli anni ’80 scrive romanzi, racconti, testi teatrali, e fonda il “Centro di propaganda per la diffusione del pensiero e dell'arte islamica”. Per realizzare il sogno di veicolare la cultura alle masse, si dedica alla regia, pur non avendo frequentato scuole di cinema. I primi film, da Pentimento definitivo ("Tobeh Nosuh", ‘82), al grottesco L'ambulante ("Dastforoosh", ’87) - quasi “romanzi illustrati” come lui stesso li ha definiti – finiscono talvolta nelle maglie della censura, ma lo fanno conoscere a critica e pubblico internazionali. Nel 1988 recita un episodio realmente accaduto nella sua vita nel film Close Up di Abbas Kiarostami. Lungo gli anni ’90, affina il suo stile basato su un montaggio nervoso e moderno, che dà spessore anche ai personaggi marginali. Nella sua abbondante produzione di quel decennio si distinguono: il tragico Il ciclista ("Bicycleran", ‘89); l’agrodolce I giorni dell’amore ("Nobat e Asheghi", ‘90); C'era una volta il cinema ("Nassereddin Shah Actor-E Cinema", ‘92), che ripercorre con humour ed eleganza la storia del cinema iraniano; il documentario Salaam Cinema (‘95); Gabbeh (’96, premiato per la regia ai festival di Sitges e Tokyo); l’autobiografico Pane e fiore ("Nun va Goldun", ’96), nel solco metalinguistico tipico del cinema del suo Paese; fino a Il silenzio ("Sokout"), sul valore universale della musica, premiato con la Medaglia d’oro del Senato alla Mostra di Venezia nel ’98. Nel ‘96 fonda la Makhmalbaf Film House, dove continua la ricerca per le sue produzioni, e insegna la settima arte a un gruppo di discepoli, tra cui i tre figli Hana, Maysam e Samira, che debuttano uno dopo l’altro come registi. Tra le prove più recenti: Viaggio a Kandahar ("Safar E’ Ghandehar", 2001, in concorso al Festival di Cannes), coraggioso film di denuncia sulla situazione della donna nell'Afghanistan dei talebani; Sesso e filosofia ("Sex & Philosophy", 2005, in concorso a Montréal), storia di un cinquantenne che vuole scoprire le origini della sua solitudine e si rende conto che il mondo si orienta verso il sesso, mentre l’amore va scomparendo.

(26/05/2006)

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