| (25-07-2006) - Brian De Palma apre Venezia La Biennale di Venezia - 63. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
"The Black Dahlia" di Brian De Palma, con Scarlett Johansson, Hilary Swank e Josh Hartnett, è il film di apertura della 63. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
"The Black Dahlia", l’atteso film di Brian De Palma con Scarlett Johansson, Hilary Swank e Josh Hartnett - tratto dall’omonimo celebre romanzo di James Ellroy, ispirato a un fatto di cronaca nera nella Los Angeles degli anni ’40 - sarà il film di apertura della 63. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, presentato in concorso in anteprima mondiale la sera del 30 agosto 2006, nella Sala Grande del Palazzo del Cinema. La 63. Mostra è in programma al Lido di Venezia dal 30 agosto al 9 settembre 2006, diretta per il terzo anno da Marco Müller, e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Davide Croff. "The Black Dahlia", prodotto da Art Linson, Rudy Cohen, Moshe Diamant e Avi Lerner, uscirà in Italia a fine ottobre distribuito da 01 Distribution.
“Siamo onorati – hanno dichiarato il Presidente Davide Croff e il Direttore Marco Müller – che Brian De Palma abbia scelto di inaugurare la 63. Mostra con il suo nuovo e attesissimo noir, confermando così il forte legame con Venezia. Qui venne invitato nel 1975 con uno dei suoi primi film, "Le due sorelle" ("Sisters"), e a settembre De Palma calcherà per la quinta volta la passerella del Palazzo del Cinema, dopo aver presentato negli anni anche "Blow Out", "Doppia personalità" ("Raising Cain"), e uno dei suoi capolavori assoluti come "Gli intoccabili" ("The Untouchables"). Siamo inoltre lieti che la Mostra, grazie a questo film, potrà salutare nuovamente due star indiscusse del firmamento internazionale, entrambe rivelatesi a Venezia, Scarlett Johansson nel 2003 con "Lost in Translation", e poi giurata nel 2004, e Hilary Swank, a Venezia nel 1999 con il film che le valse il primo Oscar, "Boy’s Don’t Cry". La Mostra potrà anche ritrovare l’amico Dante Ferretti, che si conferma, firmando gli ambienti d’epoca di "The Black Dahlia", lo scenografo più apprezzato dai maestri di Hollywood”.
"The Black Dahlia", tratto dall’omonimo romanzo - primo della quadrilogia su Los Angeles - che ha rivelato al mondo il talento noir di James Ellroy ("L.A. Confidential"), è ambientato nel 1947 e vede protagonisti due poliziotti, due amici ex pugili, Bucky Bleichert (Josh Hartnett) e Lee Blanchard (Aaron Eckhart), innamorati della stessa donna, la misteriosa Kay Lake (Scarlett Johansson), ex amica di un gangster. Ma è un terribile delitto, su cui i due devono indagare, a sconvolgere per sempre la loro vita: il massacro di Elizabeth Short (Mia Kirshner), ragazza con ambizioni d’attrice soprannominata la Dalia Nera, che viene trovata brutalmente uccisa sulle colline di Hollywood. Nel corso delle indagini, Bucky incontra Madeleine Sprague (l’attrice due volte premio Oscar Hilary Swank), e intreccia con lei una passionale relazione, pur comprendendo che è indirettamente coinvolta nell’omicidio, e che la corruzione e i complotti dominano il suo stesso dipartimento di polizia. Quando l’amico e collega Lee scompare misteriosamente, per Bucky le indagini si trasformano in una morbosa ossessione.
"The Black Dahlia" si preannuncia all’insegna del doppio, tema particolarmente caro a Brian De Palma. I due protagonisti, poliziotti tutt’altro che irreprensibili, affrontano in modo speculare e opposto non solo l’amore per la stessa donna (con un rapporto casto l’uno, con una grande passione l’altro), ma anche l’ossessione per il macabro omicidio di una ragazza, il cui corpo viene trovato tagliato in due. Sul doppio è giocato anche il ruolo interpretato da Hilary Swank, quello di Madeleine Sprangue (nome che rimanda al più famoso “doppio” del cinema, la Madeleine-Kim Novak di "Vertigo"), giovane, algida borghese, ma anche ambigua e pericolosa “femme fatale”, che si veste e si acconcia come la Dalia Nera-Elizabeth Short. La stessa Kay Lake (Scarlett Johansson), dolce e sensuale, ha un passato oscuro che tiene nascosto. In "The Black Dahlia", come in ogni noir che si rispetti, tutti i personaggi presentano due facce, e la realtà ha sempre un suo lato oscuro.
Brian De Palma, nato nel 1940 a Newark (New Jersey), inizia studi di fisica, ma ben presto cambia idea, diventando un tipico esponente della generazione che apprende il cinema all’università, frequentando con profitto la Columbia University. Debutta nella regia con Oggi sposi… ("The Wedding Party", 1966), realizzato con mezzi non ancora professionali, con un esordiente, giovanissimo De Niro, affermandosi presto come uno dei protagonisti della Nuova Hollywood, che cambia in modo epocale il cinema americano negli anni ’70 (insieme, tra gli altri, a Steven Spielberg, George Lucas, Francis Ford Coppola). Il suo primo successo è "Ciao America!" ("Greetings", 1968), commedia premiata nel 1969 con l'Orso d’argento a Berlino, "per l’allegro anticonformismo, e l’inappuntabile lavoro di gruppo dei suoi attori e del suo regista", seguito da "Hi, Mom!" (1969), ancora con uno spassoso De Niro. Negli anni ’70 affina le sue tematiche cinefile con titoli di culto quali "Le due sorelle" ("Sisters", 1973), proposto due anni dopo alla Mostra di Venezia; "Il fantasma del palcoscenico" ("Phantom of the Paradise", 1974), versione rock de "Il fantasma dell’opera"; il thriller "Complesso di colpa" ("Obsession", 1976); l’horror "Carrie, lo sguardo di Satana" ("Carrie", 1976), da Stephen King; lo spionistico "Fury" ("The Fury", 1978). Tra i molti titoli che lo affermano negli anni ’80 e ’90 come una delle principali personalità di Hollywood, vanno ricordati "Vestito per uccidere" ("Dressed to Kill",1980); "Blow Out" (1981), presentato nella sezione Mezzogiorno-Mezzanotte a Venezia e omaggio dichiarato a "Blow up" di Antonioni; "Scarface" (1983), remake rivisitato dell’omonimo capolavoro di Hawks; "Omicidio a luci rosse" ("Body Double", 1984), summa del suo stile voyeuristico, il capolavoro "Gli intoccabili" ("The Untouchables", 1987), scritto con David Mamet e presentato Fuori concorso a Venezia, "Carlito's Way" (1993); "Mission: Impossible" (1996); "Omicidio in diretta" ("Snake Eyes", 1998); "Mission to Mars" (2000); "Femme Fatale" (2002). Autore visionario e capace, come pochi, di ammaliare lo spettatore grazie ai movimenti della macchina da presa (leggendari gli incipit o i momenti topici di molti suoi film, con piani sequenza lunghissimi, articolati e spettacolari) e all'uso del colore, dell'ambiente o delle musiche (celebre il sodalizio col compositore veneziano Pino Donaggio per "Carrie", "Blow Out", "Omicidio a luci rosse" e "Vestito per uccidere"), De Palma riesce sempre a lasciare un segno personale in opere apprezzate anche dal grande pubblico. Voyeurismo, doppio e travestimento come metafore del cinema, sono le tematiche a lui più care. Abituato a lavorare con i più grandi interpreti di Hollywood, De Palma è sempre riuscito a trarre comunque il meglio dai divi che ha avuto a disposizione, da Al Pacino, memorabile interprete di "Scarface" (1983) e "Carlito's Way" (1993), a molti altri, tra i quali Michael Caine, John Travolta, Kevin Costner, Tom Cruise e Nicolas Cage. Di De Palma si attendono nel 2007 l’horror "Toyer", ancora in fase di pre-produzione, e successivamente "The Untouchables: Capone Rising", per ora solo annunciato.
(24/07/2006)
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