62. MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

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(28-08-2005) - La Mostra del Cinema si rifà il look

Finalmente il Palazzo del Cinema avrà un nuovo volto, dopo alcuni maquillage che nel corso degli anni hanno cercato di ringiovanire con vari lifting una struttura rimasta pressoché fedele all’edificio progettato da Luigi Quagliata tra il 1938 e il 1939 (ampliato dallo stesso architetto nel 1952). Una costruzione spesso criticata, bandita dalle velleità artistiche dei più, tuttavia sede storica di una Mostra che alla luce abbagliante del suo freddo avancorpo modernista ha visto sfilare grandi star, polemiche memorabili e indimenticabili “leoni”.
In attesa di dare il via all’opera di costruzione del nuovo Palazzo e dell’area che ospiterà la storica kermesse, l’attenzione e la curiosità ora si concentrano sul nuovo progetto, ideato dal gruppo italiano Studio 5+1 con l’architetto francese Rudy Ricciotti, vincitori del Concorso Internazionale “Nuovo Palazzo del Cinema e aree limitrofe” bandito dalla Biennale nel 2004, a cui è stata affidato l’incarico di creare la Mostra del futuro. Un’idea innovativa e funzionale, stando alle parole del presidente della Biennale Davide Croff, che risponderà alle esigenze operative della manifestazione cinematografica ma anche dell’attività congressuale da sempre attiva al Lido, tenendo in considerazione la sostenibilità ambientale di una riqualificazione tanto attesa quanto necessaria. Ed è proprio per assecondare queste esigenze che il nuovo edificio troverà una sistemazione sotterranea in grado di sfruttare maggiore spazio senza risultare invasiva rispetto all’area circostante, occupando uno spazio di 33.000 mq complessivi dove sorgeranno 10 sale cinematografiche. Centro visivo, la vetrata della sala principale (la più grande del mondo con i suoi 2400 posti) a creare una dialettica tra strutture interne ed esterne, tra sala e giardino, per una struttura che farà del vetro il suo elemento tecnico di maggior significato, “tema di sintesi tra Venezia, l’architettura moderna e la pellicola cinematografica”, come si legge nel progetto. Parlando di cinema, d’altra parte, è inevitabile dare “spazio” all’immaginazione. Magari traendo ispirazione dalla semplicità del “realismo magico” di felliniana memoria, che lo Studio 5+1, un team emergente di architetti genovesi, abili narratori di spazi polifunzionali di grande respiro, ha tradotto in una “soluzione espressiva dell’esterno, dove la materialità opaca e terrosa della sala si compone con la ricchezza iconica del verde della Piazza del Cinema e del Giardino del Cinema, e dei due edifici del novecento italiano. Dall'altra parte l’interrato, che risolve funzionalmente tutti i requisiti del bando del Palazzo del Cinema: utilizza l'immagine dell'ala della libellula, nella vetrata della Grande Sala sul parco, i materiali e le immagini del mondo del Cinema, oro, velluto, pelle, nel Foyer, nella Passerella, nel Mercato del Cinema, nel Bar”. A ribadire un progetto improntato sulla combinazione di linguaggi, sul continuo scambio tra natura e artificio, luce e ombra, alla radici del cinema e della sua memoria.

ottavia@quellicheilcinema.com

(28/08/2005)

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Settimanale di informazione cinematografica - Direttore responsabile: Ottavia Da Re
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