| (08-09-2003) - I vincitori! Chiude i battenti la 60. Mostra del Cinema di Venezia. Fra numerose e, a tratti, noiose polemiche di casa nostra, dopo le solite anticipazioni, la giuria composta da Stefano Accorsi, Michael Ballhaus, Assumpta Serna, Ann Hui, Pierre Jolivet, Monty Montgomery e guidata da Mario Monicelli ha sciolto il verdetto, consegnando il Leone d’Oro al film russo Vosvrascenie (“The Return”) pellicola strappata in zona Cesarini al Festival di Locarno pochi mesi fa dalla Mostra (con tanto di accuse e rivendicazioni), dell’esordiente Andrei Zvjagintsev, vincitore anche del Leone del futuro-Premio Luigi De Laurentiis per la migliore opera prima.
Una vittoria che arriva dopo un testa a testa davvero serrato con Buongiorno, notte di Marco Bellocchio che, deluso dal verdetto, ha lasciato anzitempo il Lido assieme a Maja Sansa, inviando il protagonista, Luigi Lo Cascio a ritirare il “Premio per un contributo individuale di particolare rilievo”, attribuito alla sceneggiatura del suo film. Soddisfazioni anche per Zatoichi di Takeshi Kitano, vincitore di un Leone d’argento per la migliore regia consegnato ai produttori del film e per Le Cerf-Volant di Randa Chahal Sabbag, che, entusiasta, è salita sul palco della Sala Grande, pugno al cielo, per ritirare il Gran Premio della Giuria.
Una serata in stile Oscar, quella che ha concluso gli undici giorni più caotici della storia della kermesse, ma dal clima pur sempre, e purtroppo, casereccio che ha visto il conduttore Piero Chiambretti impegnato in acrobatici virtuosismi di satira e retorica nel tentativo di far dimenticare la triste chiusura marzulliana del 2002 ed alzare il tono di una cerimonia piuttosto tradizionale, priva di grandi happening se si escludono la gioia e la commozione del piccolo protagonista russo di Vosvrascenie Ivan Dobronravov che ha dedicato il premio al co-protagonista Vladimir Garin scomparso poco dopo la fine delle riprese del film e la soddisfazione di Sean Penn, vincitore della Coppa Volpi (la seconda, dopo quella per Hurlyburly di Anthony Drazan, nel 1998) per la sua grande interpretazione in 21 Grams di Alejandro Gonzàlez Inàrritu, premiato da un’entusiasta Alessandra Martines in inedito nude-look sadomaso.
Un premio che il duro (prima, durante e dopo i pasti, come ha sottolineato Chiambretti) Sean, ridendosela sotto i baffetti all’italiana sfoggiati per l’occasione, ha dichiarato con una stoccata delle sue di preferire all’Oscar con cui “l'Academy e' li' per celebrare anche bravi registi, autori ed attori ma e' soprattutto un gioco in cui c'entra molto il denaro. Invece festival come questo di Venezia sono un incoraggiamento a registi i cui film vengono mostrati per essere sostenuti. Per questo mi piace Venezia. E poi, qui nessuno sulla porta mi ha chiesto che marca di vestito indossassi…” e riuscendo (quale mirabile sforzo) a mettere da parte la spocchia solo per ricordare la prova formidabile del suo attore preferito, e collega in 21 Grams, Benicio Del Toro, vincitore del Premio Del Pubblico assieme a Naomi Watts superfavorita per una Coppa Volpi meritatissima, dopo la doppia performance in 21 Grams e Le divorce di James Ivory, e che invece si è dovuta accontentare del Premio Wella, a vantaggio della tedesca Katja Riemann co-protagonista di Rosenstrasse di Margarethe Von Trotta.
Su fronte più provocatorio ed estremo, quello del secondo Concorso “Controcorrente” la giuria composta da Laure Adler, Vito Amoruso, Samir Farid, Rene Liu e Ulrich Tukur ha premiato, a sorpresa (dopo alcune indiscrezioni che vedevano già in pole "De Fem Benspaend" (The Five Obstructions) di Lars von Trier e Jorgen Leth e Lost in Translation di Sofia Coppola) Vodka Lemon di Iner Saleem mentre per la prima volta quest’anno la Mostra ha voluto premiare anche i protagonisti maschili e femminili, dando assegnando i riconoscimento come miglior attore ad Asano Tadanobu, protagonista di "Last life in the Universe" di Penn-ek Ratanaruang e quello come miglior attrice a Scarlett Johansson per il film Lost in Translation di Sofia Coppola.
La premiazione si è conclusa fra sorrisi, mugugni e polemiche roventi quanto inutili e, dopo la conferenza stampa e i formalismi di rito, mentre Sean Penn che piantava l’ennesima grana per le foto ufficiali, i protagonisti della serata si sono precipitati in fretta e furia al Des Bains per una festa esclusiva che sabato notte ha illuminato il Lido di glamour e flash. Alla spicciolata si sono visti i vincitori, dal regista di Vodka Lemon, accompagnato dall’affascinante protagonista Ivan Franek, ai produttori di Zatoichi. Accolti dal direttore Moritz De Hadeln, gli ospiti hanno animato il mega party, chi agitando il Leone in mano, chi cercando di riconoscere chi, fra vip elegantissimi e “imbucati” dell’ultimo minuto, mentre poco più in là, all’attracco di un Excelsior stranamente silenzioso e tranquillo, Benicio Del Toro fumava l’ultima sigaretta prima di lasciare il Lido in compagnia di Naomi Watts, dopo aver disertato la passerella e presenziato ad una premiazione avara di soddisfazioni, forse amareggiato per la poca considerazione riservata alla sua performance straordinaria in 21 Grams di Alejandro Gonzàles Inàrritu, una delle grandi certezze di questo festival.
Un film, a parer nostro, davvero indimenticabile, in grado di scuotere “realmente” un pubblico troppo spesso assopito da presunti capolavori e puntuali mistificazioni visive. Capace, come pochi, di lasciare un segno indelebile in una Mostra fatta di divi, star e presunte starlettes, ma anche di code infinite e caotiche proiezioni, e di perpetuarlo, nonostante tutto, nelle coscienze dei suoi spettatori.
Ottavia
Le immagini più belle della 60. Mostra: Gallery
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