| (23-08-2002) - Mostra del Cinema: addio passerella C'era chi se ne fregava, chi, pur dichiarandosi intellettuale incapace di cedere al divismo, ci buttava furbescamente l'occhio passando "per caso" davanti al Palazzo del Cinema. C'era chi l'attraversava incurante dei fischi, come la Parietti a braccetto con Vittorio Sgarbi e chi la evitava, come il Presidente Ciampi (che però l'anno scorso i fischi se li è presi lo stesso...). E c'era chi aspettava con trepidante emozione lo sguardo ammaliante della gran diva Nicole Kidman, il broncio di Nanni Moretti o la presenza carismatica di Jeanne Moureau. Ma c'era anche chi cercava di scrutare l'enigmatico volto dello Yokuza, e chi osservava divertito la cicca buttata in corsa dal tenebroso Johnny Depp prima si salirci. La passerella. Che brutta parola. Il cinema come una sfilata, una parata di divi o presunti tali, dicono trionfanti molti intellettuali. Ma a noi, pubblico di appassionati, quella piccola magia realizzata dieci anni fa da Gillo Pontecorvo per ricordare che il cinema è anche polvere di stelle, lasciatecelo dire, piaceva davvero. Perché la Mostra per definizione è anche questo. Perché cinefili non vuol dire solo rinchiudersi per due settimane nelle sale del Festival pieni di passione e analisi critica. Perchè il cinema è anche quella magica luce che per pochi attimi illumina i protagonisti indimenticabili delle nostre emozioni, miti che abbiamo tutto il diritto di ammirare, applaudire e ringraziare.
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