Dino Risi durante le riprese di "Il sorpasso"
| (02-07-2002) - Leone d'Oro alla Carriera a Dino Risi “Ci voleva un tedesco per
premiare un italiano”. Così, all’indomani dell’annuncio della sua candidatura
al Leone alla carriera Dino Risi ha commentato con l’ironia di sempre la sua
consacrazione. Dopo anni di silenzio, preceduti da una carriera folgorante, il
grande maestro era stato dimenticato e perfino il suo ultimo film “Miss Italia”
era stato riposto nel cassetto in attesa di tempi migliori. Ora questi tempi
sono arrivati ed ecco riapparire la pellicola, che verrà furbescamente messa in
onda dalla RAI pochi giorni dopo la fine Mostra del Cinema.
E così come da copione, ma il copione dei suoi film, Dino
Risi fa capire di non essere certo un simulacro in pensione in attesa di
cerimoniali, e lo fa a modo suo, quel modo che tanto ci ha fatto amare le
irriverenti satire della società italiana e dei suoi piccoli grandi “mostri”,
pieni di “complessi” (chi non ricorda il “dentone” di Sordi?), protagonisti
spesso “poveri ma belli”; la rappresentazione di una società nuova, che i
protagonisti tentano con ogni mezzo di far propria senza riuscire ad adattarsi,
con risultati spesso tragicomici. Siamo nei mitici anni ’60. Non c’è più la
miseria, la fame, l’Italia è un paese in crescita che scopre le proprie carte,
sbaglia, pasticcia nell’aspirazione quasi disperata verso il benessere. “Il
Neorealismo, con tutta la sua affascinante tristezza non bastava più”, dice il
regista. Ed ecco il suo capolavoro, “Il sorpasso”, con Vittorio Gassman “Il
mattatore” dei suoi film, manifesto di una generazione, di un modo di vivere,
di reagire ad anni di restrizioni, moralismo, paura, pigrizia e, al contempo,
la sua più evidente dissacrazione ed esorcizzazione: “Vedi, in Modugno c’è
tutto, c’è la passione e poi c’è quella cosa là, come si chiama…ah,
l’alienazione!” dice Gassman/Bruno mentre ascolta l’autoradio…al compagno di
viaggio. Emerge la voglia di crescita e sviluppo di un paese, la formazione di
una società di cui siamo ancora i figli degenerati, che sarà un boom repentino,
uno scarto improvviso, con il suo prezzo da pagare alla morale e all’integrità
di tanti uomini, come il giornalista Silvio Mingozzi/Alberto Sordi di “Una vita
difficile”. Non è più l’Italia della rinascita, quella di Risi, ma il paese del
progresso, delle vacanze (“L’ombrellone”), e della gioventù scanzonata (“Poveri
ma belli”, “Belle ma povere”, “Poveri milionari”) del sesso finalmente liberato
eppure così complessato (“Sessomatto”, “Sesso e volentieri”) e dell’uomo
succube in eterna “crisi da moglie tiranno” in “Il vedovo” con l’impagabile
coppia Alberto Sordi-Franca Valeri, film che con le sue più esilaranti
esclamazioni (lo storico “Cretinetti”) ha regalato delle “perle” entrate nel
linguaggio popolare.Una filmografia consacrata “In nome del popolo italiano”,
un regista versatile capace perfino, lui romano, di omaggiare come nessuno
prima, una Venezia solare e finlalmente umana, in quel meraviglioso gioiello di
comicità che è “Venezia la luna e tu” e di ritornarci oggi, per la sua attesa e
infinitamente meritata consacrazione. Ci piace pensare che questo Leone sia un modo per ricordare
anche Vittorio Gassman, che di
quest’opera è stato il protagonista troppo presto dimenticato, un po’ “Tigre”,
un po’ “Mattatore”, sicuramente indimenticabile in “Profumo di donna”
meraviglioso ritratto di un uomo con il tremendo “Vizio di vivere”, come quello
del maestro Dino Risi…
La consegna del Leone alla
Carriera a Dino Risi avverrà domenica 1 settembre alle 18.15 nella Sala Grande
del Palazzo del Cinema.
Per “Omaggio al Leone d’ Oro alla
Carriera” alle 11.45 della stessa giornata sempre in Sala Grande ci sarà la
proiezione di “Il sorpasso” (1962).
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