Domenica 4 Maggio

Foto © Marta Ravasio Turturro, tra Romance & Cigarettes

In occasione dell'uscita in sala del film "Romance & Cigarettes" Quelliche...ilcinema incontra il grande John Turturro, nell'insolita e divertita veste di regista di un film grottesco e spiazzante, in bilico tra il musical e la commedia surreale che tante volte lo ha visto stralunato protagonista e irriverente ambasciatore delle "cronache" coeniane...

Iniziamo con il titolo: perché Romance & Cigarettes? E poi come nasce l’idea del film?
Il titolo m’è venuto di getto, così, mentre scrivevo il soggetto…il perché l’ho messo in bocca al mio protagonista nella parte conclusiva del film…e cioè che, secondo me, ci sono due cose che un uomo dev’essere in grado di fare nella vita: essere romantico e fumarsi l’anima.
Al film ho pensato tanto, prima di scriverlo…ma non ho mai pensato a me come interprete, no, mai, però mi sarebbe piaciuto essere filmato mentre scrivevo qualcosa sul film. Sarebbe stato molto bello, anche solo un cammeo…ma poi ho preferito di no e risono concentrato sulla musica e sui personaggi del film, quindi, poi, a tutto il resto…

La musica, appunto…quanto è importante la musica in questo film? Girava voce che foste stati vicini ad avere Bruce Springsteen come attore nel cast o comunque ad averlo nel film, è vero?
Prima di tutto l’elemento musicale, in questo, film è pensato per avere un effetto di sorpresa. La gente, nella vita, usa la musica per isolarsi, per nascondersi, per parlare, per ricordare, e così via . E’ proprio questo il senso in cui l’ho voluta usare io, per esprimere il proprio mondo interiore, come mezzo di trasporto emotivo, ho voluto adoperarla come fa la gente normale in ogni momento della propria vita.
Per il Boss, dunque ho pensato a Springsteen perché aveva l’età giusta e le doti per questo ruolo, così gli ho scritto una lettera, di cui ‘è sentito lusingato. Gli ho spiegato che pensavo che le persone di cui parla nelle sue canzoni sono molto simili a quelle del mio film e quindi avevo pensato a lui…Purtroppo mi ha risposto che non se la sentiva di recitare ma che aveva molto apprezzato il soggetto, così ho contrattato per avere una sua canzone nel film e alla fine ne ho ottenuti anche altri.

Perché la scelta di Gandolfini come protagonista? Non temeva l’incontro-scontro con il fenomeno dei “Sopranos”?
Ho voluto lui perché è un attore e lo era ben prima dei Sopranos. I fratelli Coen, produttori del film, hanno pensato a lui perché aveva le qualità umane per questo ruolo….e poi le donne lo trovano tremendamente sexy, quindi...Con James mi son trovato subito benissimo, fin dalla prima lettura dello script, è stato bravissimo, fantastico! E per quanto concerne l’argomento Sopranos…è una lunga storia di cui non voglio parlare perché non mi interessa. Io faccio i miei film come le faccio o come me la sento e non son qui a parlar di questo. Secondo me c’è poco da dire sul ciclone “Sopranos”: ci sono persone alle quali è piaciuto, tra cui molti italoamericani, e ce ne sono altre che sono state contro il serial…

Un aspetto molto interessante del film è il contrasto tra la volgarità di quello che ci si dice nei rapporti di tutti i giorni ed il romanticismo esasperato della canzonetta. Ma sembra che questo film sia anche una sintesi dei suoi due film precedenti: Mac e Illuminata. In uno lo spaccato di working class e nell’altro l’amore per la musica, per tutta la musica ha dimostrato ora…
Ho messo insieme i due elementi, la volgarità della vita quotidiana e il romanticismo insito nelle canzoni, nella musica che propongo perché fanno parte di noi, è come dire la carnalità ci contro alla spiritualità del sentimento umano, in questo senso è una sintesi dei miei film precedenti.

Così tanti anni tra un suo film e l’altro…sembra proprio che lei faccia un film solo quando ha veramente qualcosa di serio da dire…I temi del prossimo film saranno sempre questi? Il suo rapporto con il suo cinema, col cinema d’autore?
Mi piacerebbe molto fare più film. Ne ho uno tratto da un libro, un adattamento, un altro tratto da una storia vera sulla quale ho lavorato per anni e ora ho anche altre idee…sai com’è, non tutto può venire dalla tua vita personale...purtroppo penso che nel mondo di oggi perseguire i tuoi sogni, i tuoi desideri e la tua visione è difficile. Penso che persino persone come Buñuel o Fellini avrebbero difficoltà nel mondo odierno a perseguire i loro ideali ed i loro punti di vista, chiaramente questo non significa non provarci affatto!

È scorretto o fuori luogo definire questo film come un tributo a sua mamma, che era una cantante?
Sì, perché non è un tributo a lei, certo c’è il ricordo molto marcato del senso dell’humour e dello spirito libero di mia mamma, la sua irriverenza e del suo continuo spronarmi ed incoraggiarmi ad essere libero. Ricordo ancora un episodio…. Avevo cinque anni e per la festa della mamma lei mi aveva chiesto un disegno come regalo. Io non volevo farlo perché ero in grado di disegnare solo i gladiatori ma lei mi ha spronato e alla fine l’ho dipinta che sembrava un mostro. Mia madre ha poi mandato il disegno ad un concorso, anche se io piangevo perché lo trovavo orribile…e alla fine ho vinto il primo premio! Per questo sono così libero. Anche i dialoghi del film sono in qualche modo ispirati ai discorsi che mia madre faceva con le sue amiche sugli uomini e sul sesso.

Che ne pensa del doppiaggio? In un film così dove dialogo e canto si mischiano non è facile rimanere fedelissimi all’originale…
Ho visto la versione doppiata ed è davvero bellissima! Il doppiaggio è perfetto! Addirittura ci sono scene che ne guadagnano, che sono quasi più belle in italiano, forse anche perché il contesto si presta molto bene anche con l’italiano. Sono proprio molto soddisfatto e felice, gran bel lavoro! Addirittura ci sono delle scene in cui le battute sono state cambiate perché i due fidanzatini, in lingua originale, si scambiano frasi d’amore con i titoli delle ballads di Barry White, in italiano sono stati inseriti titoli di canzoni melodiche del vostro panorama musicale: si tratta di una scelta intelligentissima e molto azzeccata. Perfetta !

Ci può parlare della scena in cui Kate Winslet canta sott’acqua? Com’è stata realizzata?
Kate ha registrato la canzone prima, facendo un ottimo lavoro… Di solito io uso la voce del cantante originale più la voce dell’attore, sovrapposta. In questo caso non l’ho fatto, ho scelto di usare solo la voce originale di Ute Lemper perché mi sembrava più intrigante di quella di Kate, ma lei conosceva talmente bene la canzone….. Sul set c’è stata una signora che le ha insegnato come non ingoiare l’acqua mentre cantava, gliel’ha spiegato durante le prove. Chiaramente non emetteva alcun suono, ma Kate riusciva ad aprire le labbra in sincro perfetto con la canzone. Si è esercita molto e alla fine riusciva a leggere fino a cinque righe con la bocca aperta prima di tornar su a prendere aria, tenete conto che era una vasca molto piccola, per cui non c’erano rischi e lei poteva risalire quando voleva. Quindi ha imparato questo trucco per spingere fuori l’aria mentre non emetteva suoni ma era molto credibile. Da vedere era straordinario, bellissimo…

Perché alla fine il protagonista muore?
Volevo far partire il film con una gran canzone e con una grande immagine, quella della sigaretta dell’inizio che è quella che si spegne alla fine, e seguire la stessa cosa con la musica, infatti il film si chiude con una canzone a cappella con una sola voce. Volevo vedere l’influenza dell’evento sull’uomo e sulla donna. Per questo ho messo la scena dell’ospedale e del coltello. Rappresenta l’amore del protagonista per la moglie e l’idea stessa del film. Per quanto riguarda la morte del protagonista non so….a volte avrei preferito averlo fatto vivere...ma si sa, nelle Opere muoiono tutti! A volte ci penso, ma poi credo che sia meglio finire quel che si è iniziato, e quindi meglio così.

Tornando alla musica…qual è il suo rapporto con la musica nella vita e nel cinema?
Quando ho fatto la scena musicale di Illuminata ho capito che quello era il mio modo di pensare, per cui ho voluto farlo di nuovo in Romance & Cigarettes. Ho scritto il film già con la musica, sperando di ottenere le autorizzazioni per le canzoni che volevo ed è stato un lungo lungo viaggio…
Nella mia infanzia c’era tanta musica, che creava un po’ una sorta di privacy in un luogo tanto piccolo quanto la casa in cui sono cresciuto, dove si ascoltava davvero di tutto e dove ognuno aveva la propria musica che ascoltava, quando voleva, astraendosi dall’ambiente in cui si era e ci ballava sopra, fantasticando di essere qualcuno di diverso da sé.

E del ballo? Cosa ci dice della presenza quasi farsesca della danza?
Ci tengo a sottolineare che il ballo, qui, non è mai e poi mai virtuosismo né professionale, lo definirei più che altro “casalingo”! E proprio questa era l’idea che volevo dare, perché quando le persone ballano a casa da sole rivelano moltissimo di loro stesse e lo fanno nel modo più libero e spontaneo possibile. Così ho scelto di non avere ballerini professionisti sul set, a parte poche eccezioni, basti pensare che nella scena dell’incendio i pompieri sono veri, non sono né attori né danzatori! Una cosa che ho notato è che anche nei film musical o di danza più “seri” come Chicago, ci sono moltissimi “tagli”, cioè non vedi il ballerino o l’attore intero ma solo una certa parte del suo corpo, insomma, non è come Fred Astaire che era pura poesia in movimento e nei cui numeri vedi la sua figura per intero. Allora ho proprio voluto la spontaneità dell’improvvisazione non professionista, non volevo coreografie soverchianti, ma piuttosto volevo far vedere la gente comune come balla e come ciò sia divertente! In particolare Christopher Walken non amava le coreografie perché sostiene che i coreografi siano come i parrucchieri: esagerano sempre! Lui è stato un grandissimo ballerino, anche se ora ha dei problemi hai piedi e spesso veniva da me a chiedere delle scene di ballo, voleva che gli creassi io una coreografia… e alla fine abbiamo improvvisato!

Per il futuro?
Mah, io son sempre lo stesso, non sono cambiato negli anni e il mio approccio al cinema è sempre lo stesso, farò cose che mi piacciono...Non so, forse con Buscemi, persona fantastica e attore ottimo, faremo "il ritorno del Grande Lebowski"...ho molte idee che mi frullano in testa e...forse lo faremo...Sai è bello poter lavorare con gli amici, è meno stressante, ti diverti perché ci si conosce già e le cose vengono da sole...

Foto © Marta Ravasio e Ilaria Serina. Tutti i diritti sono riservati

(14/05/2006)

Intervista a cura di: Marta Ravasio e Ilaria Serina


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