INTERVISTA A SIGOURNEY WEAVER

Replay for Ripley

Sigourney Weaver chiude la prestigiosa passerella delle dive hollywoodiane del Napoli Film Festival: “Se me lo chiedessero girerei un film in Italia”


di Mario Vella e Domenico Spena

Il quinto film della saga di Alien. E’ questo il sogno di Sigourney Weaver, alias Ellen Ripley, l’indimenticabile eroina della celebre serie fantascientifica. Un desiderio che potrebbe realizzarsi molto presto, non prima però di aver prestato la sua voce alla malefica Frieda nel lungometraggio animato Happily N'Ever After dove le streghe e gli orchi delle favole si vendicano sui principi azzurri e le belle addormentate, modificando i noiosi happy end. La star hollywoodiana si è anche lasciata andare a dichiarazioni d’amore per l’Italia (il padre, appassionato della storia di Roma, voleva chiamarla Flavia) e per il cinema del Bel Paese: “Ammiro il vostro cinema e mi piacerebbe tantissimo girare un film con un regista italiano se solo qualcuno me lo chiedesse - dice una sorridente Weaver - Ho sempre desiderato incontrare Fellini ma purtroppo non ne ho mai avuto l’opportunità. Lo ritengo un maestro grandioso, straordinario, unico…”.


Che rapporto c’è tra il cinema europeo e quello americano?

Il cinema americano ha rubato molto ai registi europei, per i quali ha sempre provato un senso di riverenza. E’ stato proprio questo amore a far crescere negli Stati Uniti il cinema indipendente, nato anche dalla profonda insoddisfazione che c’era verso l’industria hollywoodiana. Sono molto soddisfatta dello stato di salute attuale del cinema americano di quanto non lo fossi venti anni fa quando era gestito solo dalle major.

Tra l’altro lei ha interpretato Tadpole, una simpatica commedia prodotta dall’indipendente Indigent.

La Indigent è una casa di produzione in cui le persone che lavorano percepiscono sempre la stessa somma di denaro; nel momento in cui la pellicola ha una sua distribuzione si ha la spartizione dei proventi. Tadpole è un meraviglioso esempio di film d’essay che si rifa al cinema europeo e a Woody Allen. Ci tengo particolarmente perché ho anche partecipato alla selezione del cast.

In La morte e la fanciulla è stata diretta da un grande regista europeo come Roman Polanski. Ci parli di questa esperienza.

E’ stata molto affascinante. Roman è un regista coraggioso perchè non ha a priori un’idea di come girare determinate scene, ma aspetta prima di vedere come gli attori entrino nel personaggio. Questo significa avere una grande fiducia in se stesso e un enorme rapporto d’amore con gli attori.

Cosa ci dice, invece, di Manoj Night Shyamalan con cui ha lavorato in The Village?

È un cantore di storie. La sua forza è stata quella di farci conoscere prima delle riprese per tre settimane intere in un piccolo villaggio dove abbiamo imparato a vivere insieme e a svolgere attività che ripetiamo nel film come costruire degli steccati e cucinare alimenti che si preparavo nel IXX secolo. Negli Stati Uniti si aspettavano un nuovo Sesto Senso, invece sono contenta che in Europa abbiano apprezzato i suoi tentativi di fare qualcosa di diverso.

Qual è stato il personaggio che ha amato di più nella sua carriera?

Mi ha affascinato il personaggio di Snow Cake, un film che ho appena finito di girare con Alan Rickman. Si tratta di una donna autistica, ma molto spiritosa, che non è interessata alle opinioni degli altri. Per prepararlo sono stata un anno intero in un centro specializzato. Il ruolo che invece mi ha divertito di più è stato quello di Heartbreakers dove intepreto una signora cattiva ma affascinante. Sono cresciuta recitando in commedie e ho sempre piacere quando mi vengono proposti ruoli brillanti.

Lei comunque è stata un’icona grazie ad Alien. Le ha creato problemi di immagine?

Mi ha più aiutato che danneggiato. Ogni volta che riprendevo a girare un film della serie, avevo acquisito esperienza e fiducia nelle mie capacità e riuscivo a dare una maggiore profondità a questo personaggio che si arricchiva sempre più. Ellen Ripley resiste col tempo perché è una persona normale e libera da una collocazione sessuale con una forte personalità. Inoltre grazie a film come Alien e Ghostbusters, che mi hanno resa famosa in tutto il mondo, sono in grado di aiutare il cinema indipendente.

Le manca il personaggio di Ripley?

Vorrei completare la saga con un quinto e ultimo film in cui ho una mia idea personale, ovvero ambientare la storia nel pianeta d’origine. Ma ho soprattutto intenzione di realizzare Alien 5 come film indipendente.

Ha intenzione di essere anche dietro la macchina da presa?

Mio marito, Jim Simpson, è un regista e so quanto sia difficile dirigere un film. I grandi filmaker sono degli egomaniaci con una grande determinazione. Non sono una persona particolarmente ambiziosa e mi intimidisce misurarmi con un progetto così importante. Un'altra idea che vorrei realizzare è la messa in scena de La Tempesta e devo dire che un’isola a largo di Napoli sarebbe un’ambientazione perfetta per il naufragio.

E’ la prima volta che viene in Campania?

Venni a 16 anni con i miei genitori in uno dei viaggi più belli che ricordo; visitammo paesi meravigliosi come Amalfi, Pompei e Paestum e approfittammo del bellissimo mare per fare sci nautico. E’ stato davvero emozionante ritornare a Napoli a distanza di tempo. Inoltre dalla stanza del mio albergo mi affaccio sullo stupendo Castel dell’Ovo, una dei castelli più “caldi” che abbia mai visto.

Si ringrazia per l'intervista Mario Vella e Domenico Spena


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Foto © Domenico Spena e Mariano Valente per www.campaniasuweb.it. Tutti i diritti sono riservati.

(16/06/2005)

Intervista a cura di:


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