
Intervista ad Alessandro D'Alatri
Quest’Italia febbricitante
Alessandro D’Alatri presenta al Napoli Film Festival “La Febbre”, il suo ultimo successo cinematografico: “In Italia c’è chi si approfitta di un cinema che impedisce un dialogo democratico col pubblico”
di Mario Vella
“In Italia si fa molta fatica a riconoscere i talenti. E’ un Paese che penalizza la capacità e la fantasia dei giovani e, in un certo senso, anche il cinema segue questo binario. Si deve dare spazio a tutte quelle soggettività che non hanno potuto essere valutate”. Con questa dichiarazione Alessandro D’Alatri ha sculacciato il Bel Paese e il suo cinema politico-intellettuale durante l'incontro col pubblico del Napoli Film Festival. Un’occasione in cui il regista romano ha potuto parlare de "La Febbre", la sua ultima commedia incentrata sul mondo del lavoro e sul talento non sfruttato dei giovani.
Lei può essere definito un talent scout di attori.
In Italia non mancano gli attori, ma il coraggio di saperli scovare. Questo non è dovuto agli autori, ma alla produzione che richiede il personaggio conosciuto che dia popolarità al film. A me piace lavorare con gli attori che non sono sul mercato, molto spesso addirittura inutilizzati. Ne "La Febbre" infatti molti erano agli esordi cinematografici dopo anni di teatro.
Tra gli esordienti vi è la bella Valeria Solarino.
Anche lei viene dal teatro dove ha lavorato con Ronconi, ma in realtà aveva già partecipato a film come Fame Chimica di Paolo Vari e Che ne sarà di noi di Giovanni Veronesi. Sono contento di Valeria perché ci mancava un’attrice che uscisse dai canoni della banalità come purtroppo viene rappresentata molto spesso dal nostro cinema. Tra l’altro quando ho visto il provino di come ballava mi volevo suicidare (ride).
Anche Fabio Volo può essere definito una sua scoperta.
Sentivo spesso Fabio alla radio mentre ero imbottigliato nel traffico, e mi aveva divertito la sua capacità introspettiva del suo libro Esco a fare due passi. All’inizio non voleva interpretare Casomai; diceva che gli attori potevano odiarlo perché aveva la terza media e faceva il dj. Ma più tardi fece un provino molto bello che lo convinse del tutto. "La Febbre" è stato un passaggio consequenziale perché avevamo lavorato bene insieme e credo che la sua sia stata una prova d’attore completo.
Lei predilige sempre la commedia.
Amo profondamente la commedia italiana, che fa parte della storia del cinema. Uno dei grossi problemi culturali, che oggi continuiamo a pagare, è una politicizzazione fuori misura che ha creato un allontanamento dal linguaggio con la massa. C’è chi si approfitta di un cinema molto spesso intellettuale, intriso anche di valori forti, ma che impedisce un dialogo democratico che penetri nella gente. I film “popolari” che divertono e che lasciano degli stimoli all’interno del pubblico sono quelli di cui abbiamo più bisogno.
Perché ha ambientato "La Febbre" a Cremona?
Parlare dei disagi del lavoro in una provincia degradata può risultare facile, ma parlarne all’interno di una provincia ricca, benestante e piacevole da vivere, vuol dire che il problema è ancora più forte. Inoltre Cremona, sebbene sia una città straordinaria, è anche sconosciuta, perché la gente sa solo che si trova su da qualche parte. Ma Cremona è anche una città onomatopeica per l’abbondanza di “crema” che rappresenta un po’ il nostro paese.
La Febbre è un film “di provincia” che può essere compreso anche oltre confine.
Al momento è stato presentato con successo al Festival di New York, Open Road. La cosa bella di quando si fa un film è l’opportunità di vedere come vengono percepite all’estero certe tematiche, ma mi sembra che tutto il mondo è paese. Il problema dell’affermazione dell’essere umano è al centro della storia universale e proprio per questo continuerò a fare cinema su questa direzione.
Prossimi progetti?
A novembre debutto a teatro a Bologna con un nuovo spettacolo scritto da Vittorio Franceschi. Avevo voglia di lavorare direttamente con gli attori senza occuparmi di tutta la macchina cinema. Contemporaneamente sto prendendo degli appunti per una sceneggiatura su cui dovrò lavorare seriamente l’anno prossimo.
Si ringrazia Mario Vella per l'intervista.
Per maggiori informazioni: http://www.campaniasuweb.it
Fotogallery: http://www.campaniasuweb.it/pagine/nffgallery.html
(13/06/2005)
Intervista a cura di:
|