Foto © Mariano Valente INTERVISTA A CATE BLANCHETT

IL FASCINO DELLA LEGGEREZZA

Il premio Oscar Cate Blanchett premiata al Napoli Film Festival col Vesuvio Award: “Il mio sogno? Interpretare Lucy dei fumetti Peanuts”

di Mario Vella

Dopo essere stato ammaliato dal sorriso da eterna adolescente dell’italoamericana Marisa Tomei, il Napoli Film Festival si è inchinato all'etereo ma sensuale fascino di Cate Blanchett. Occhi trasparenti infiammati da uno sguardo seducente, un sorriso timido dipinto su labbra carnose, zigomi pronunciati che risaltano la delicatezza dei lineamenti… Cate Blanchett rispecchia perfettamente la magnetica contraddizione dell’essere donna. Una pecularietà che caratterizza anche le diverse interpretazioni del suo percorso artistico, che l’ha spinta dalla barriera corallina alla Sunset Boulevard: il doppio ruolo delle due sorelle nevrotiche in Coffe and Cigarettes di Jim Jarmusch, la potente regina vergine Elisabeth nell’omonimo film di Shekhar Kapur, la coraggiosa giornalista irlandese Veronica Guerin nel dossier cinematografico di Joel Shumacher o la mitica Katharine Hepburn in The Aviator di Martin Scorsese, interpretazione che le è valsa quest’anno l’Oscar come migliore attrice non protagonista. La kermesse napoletana dedica alla tolkeniana regina degli Elfi una retrospettiva con i suoi film più famosi che l’hanno resa diva agli occhi del grande pubblico e protagonista virtuosa per le penne degli esigenti critici cinematografici. La Blanchett si è però specchiata nelle acque del golfo solo per poche ore. Giusto il tempo di ipnotizzare i fan con un lungo abito verde smeraldo e di ricevere il Vesuvio Award: “Ho sempre sperato di venire a Napoli per una vacanza - ammette sorridente Cate Blanchett -, ma in realtà ci sono stata solo per girare brevi sequenze di alcuni film: Heaven di Tom Tykwer e Le avventure acquatiche di Steve Zissou di Wes Anderson. Quando sono venuta mi sono divertita a raccogliere degli ex voto, ma per favore non lo dica al Papa...”


Perché ha deciso di fare l’attrice?

In realtà non ancora deciso di essere un’attrice. Ho iniziato a frequentare a Sidney la scuola nazionale drammatica, ma è un posto orribile da dove sono scappata. Più tardi, all’età di 25 anni, il mio agente mi disse che avrei dovuto iniziare a fare cinema. Gli risposi che però avrei dovuto partecipare a dei cast. Fui fortunata perché proprio in quel periodo Beresford era in Australia per delle grandi produzioni.


Com’è stato interpretare un mostro sacro come Katharine Hepburn?

E’ stata una grande responsabilità, che ha richiesto un studio molto tecnico. Ma mi sono sentita subito liberata da Scorsese che non voleva che la imitassi, ma che la “reinventassi”; mi sono preoccupata soprattutto di studiare la sua voce particolare. La Hepburn era una donna molto divertente con uno spiccato senso dell’humour, tanto da essere definita “colei che ride tantissimo”. Durante le riprese pensavo addirittura che questo potesse essere l’ultimo film della mia carriera (ride).


A proposito di The Aviator, spesso nei film la vediamo come attrice non protagonista. Come si prepara ad affrontare ruoli di supporto?

Dopo l’esperienza di Elizabeth ho deciso di viaggiare su altri treni. Nella vita si fanno delle scelte, che in realtà sono delle autentiche sfide. Probabilmente tutti si aspettano che faccia sempre le stesse cose, ma io provengo dal teatro e quindi vedo tutto come un ensemble. Ad esempio in The Shipping News mi era stato offerto un altro ruolo, ma io volevo rivestire un personaggio che moriva a pagina 9 della sceneggiatura.


Lei utilizza il metodo dell’Actors Studio?

Provengo da una scuola drammatica abbastanza eclettica e ritengo che non si possa avere sempre fiducia nel metodo, che reputo abbastanza incompleto. Quando si è sul palcoscenico a volte si seguono gli istinti, ma è fondamentale anche avere una forte tecnica, delle grandi risorse e molta chiarezza. La vera bravura dell’attore si intravede quando riesce a far avvertire al pubblico che è la prima volta che interpreta un personaggio.


Oltre alla capacità di interpretare ruoli drammatici, lei ha un talento di attrice comica…

Mio marito mi ha sempre detto che non si entra due volte dalla stessa porta nella stessa maniera. Dopo Elizabeth sono stata subito etichettata dal pubblico che pensava potessi interpretare solo ruoli seri. In realtà non è così, un personaggio può essere drammatico e divertente al tempo stesso a seconda di come lo si legge. Bisogna saper bilanciare le due emozioni.


E’ stato il talento ad alimentare l’ambizione o è quest’ultima che ha fatto accrescere il suo talento?

Non sono cresciuta con l’intenzione di essere un’attrice. Non sono una persona che programma, ma lascio che le cose vengano da se. Il mio lavoro è paragonabile ad una conversazione: si inizia a discutere di politica e poi ci si ritrova a parlare dei propri genitori. E’ come viaggiare. Ecco cosa provo quando recito.


E’ affezionata a un personaggio che ha interpretato? E’ vero che sarà di nuovo la regina Elisabetta in Golden Age?

Sono molto infedele e una volta finito un ruolo mi carico d’intensità per poter interpretare il prossimo. Per quanto riguarda Elisabetta, spero che questo progetto vada avanti. Mi affascina il periodo di Shakespeare, dei grandi poeti e di tutte le complesse situazioni religiose dell’epoca.


C’è un personaggio che le piacerebbe interpretare?

Lucy dei Peanuts, conosco tutte le canzoni, ma per cortesia non fatemi cantare! (ride) Se potessi scegliere mi piacerebbe anche ballare con Pina Bausch.


Prima Bruce Beresford poi Peter Jackson. Tra gli australiani celebri le manca solo Jane Campion…

Sarebbe fantastico lavorare con la Campion. Jane è unica, è uno di quegli artisti che esce fuori dal limbo…


Al momento ha appena finito di girare in Marocco Babel con Brad Pitt…

Con questo suo ultimo lavoro il regista Alejandro González Iñárritu ha completato una trilogia iniziata con Amores perros e 21 Grammi. E’ una sceneggiatura segreta, addirittura molti della troupe non erano a conoscenza del copione. Io e Brad siamo una coppia in crisi che decide di andare in Marocco per salvare il proprio rapporto, ma inaspettatamente si verifica una tragedia che coinvolge anche altri personaggi.


Altri progetti futuri?

Mio marito ha adattato il copione di Edda Gabler che cercheremo di portare a teatro a New York. Al cinema, invece, vestirò prima i panni di un’insegnate innamorata di un allievo molto giovane in Notes from a Scandal, e poi sarò al fianco di Gorge Clooney in The Good German, un film ambientato nel dopoguerra. Inoltre è in cantiere un progetto di Todd Haynes, il regista di Velvet Goldmine, I'm Not There: Suppositions on a Film Concerning Dylan. Si tratta di un film su Bob Dylan, il cui personaggio sarà interpretato contemporaneamente da me e da altri attori. Comunque se qualcuno avesse una sceneggiatura da propormi per un film ambientato a Napoli, perché no!



Si ringrazia Mario Vella per l'intervista.

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Foto © A.M.P.A.S. ® - Foto © Mariano Valente per www.campaniasuweb.it. Tutti i diritti sono riservati

(13/06/2005)

Intervista a cura di:


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