Intervista a Marisa Tomei

LA RAGAZZA DI BROOKLYN

Simpatica, elegante e con una vitalità che la riporta alle sue origine italiane, Marisa Tomei è la prima star del Napoli Film Festival

di Domenico Spena

Il Napoli Film Festival è entrato nel vivo con la cerimonia di consegna del Vesuvio Award a Marisa Tomei, l'attrice di Brooklyn, premio oscar 1993 per Mio cugino Vincenzo, interprete teatrale a fianco di Al Pacino di un applauditissima Salomè di Wilde. Marisa è affascinante, una donna minuta dall'aspetto delicato di una rosa, che sfoggia un sorriso scintillante che prorompe in una risata popolare e fragorosa. Qui a Napoli è venuta per raccontarsi al pubblico, che l'ha accolta mercoledì sera fra applausi scroscianti, prima della proiezione de Il Guru, il film del 2002 che è stato scelto per celebrarla. Durante questo incontro, davvero ravvicinato, l'attrice ha parlato di se, del suo lavoro al cinema e a teatro e del suo nuovo film Factotum, con Matt Dillon, di imminente distribuzione in Italia.


Il suo percorso è molto interessante. Circa 40 film, alternando piccole opere indipendenti a produzioni hollywoodiane e ad impegni a teatro. In base a quali criteri traccia il suo percorso?

In realtà le ragioni per cui scelgo di seguire l'una o l'altra strada sono le più disparate. Molto spesso ho scelto col cuore, ma posso farlo anche in base alla sceneggiatura, per ragioni economiche, perchè so di trovare degli amici nel cast o semplicemente perchè mi piace il luogo dove si gira. Posso dire che dopo tutta una serie di esperienze mi conosco e so cosa voglio, quindi adesso riesco a scegliere meglio che all'inizio della mia carriera.


Come sceglie i ruoli e le storie adesso che si conosce meglio? Molte attrici si lamentano dicendo che ci sono pochi copioni per le donne.

Non posso dire che manchino gli script per le donne, ma sicuramente posso dire che non sono validi. Anche le figure proposte non sono complesse e sono tutte legate a delle categorie e a degli schemi ben precisi. In teatro invece è diverso ed ho avuto la fortuna di interpretare ruoli molto interessanti e complessi in rappresentazioni molto belle.


Se si studia la sua filmografia sembra di capire che lei abbia una predilezione per la commedia e per personaggi divertenti, è così?

Si, in genere preferisco la commedia e mi sento più portata ad interpretare ruoli leggeri piuttosto che drammatici. Però mi piace anche sperimentare e sfidare me stessa ed è per questo che cerco di alternare i drammi alle commedie.


Cosa pensa delle grosse case di produzione che spesso etichettano un attore e lo confinano ad interpretare un ruolo seriale. E' sintomo di “pigrizia”?

E' vero, questa tendenza esiste da tempo, fin dagli inizi della mia carriera, e persiste tuttora l'abitudine di identificare un attore con un ruolo ben preciso, stereotipato. Ma non credo che sia dovuto alla crisi del sistema, perché il volume delle produzioni è rimasto lo stesso, anche se il numero delle persone coinvolte è diminuito. Credo che il vero problema delle gradi case di produzione sia un altro: il loro ambiente stia diventando sempre più conservatore.


Ci può dire qualcosa sulla genesi del suo ultimo film, Factotum?

Jim Stark, il produttore, ha messo insieme un gruppo di amici newyorchesi e Brent Hamer non ha avuto molti problemi nel dirigerci. Più o meno ci conoscevamo tutti ed avevamo già lavorato bene insieme, condividendo già molto della nostra carriera, precedentemente. Abbiamo messo su un cast molto affiatato ed internazionale ed il risultato, molto positivo, è nel film, che uscirà fra due settimane in Italia.


A Cannes Factotum è stato molto apprezzato. Il suo personaggio nel film è quello della compagna di Bukowsky, intepretato da Matt Dillon, un'innamorata con molti problemi. Ha affrontato questo ruolo anche in Alfie, un film più mainstream. Sembra che questo ruolo le interessi molto.

Mi sono trovata a rivestire questo ruolo solo per esigenze di copione. Comunque i due personaggi sono molto diversi. Quello di Factotum è un personaggio più difficile, anomalo, interessante. Beve, si ubriaca alla grande e pianta in asso il suo boy-friend senza molti complimenti. Quella di Alfie invece è una donna decisamente irritante che si lamenta, dà fastidio, non solo allo spettatore ma anche a me che l'ho interpretata, non mi è per nulla piaciuta.


In Alfie si è trovata a recitare assieme a Jude Law, che è considerato uno dei sex symbol del cinema contemporaneo. Le è piaciuto lavorare con lui?

Non è il mio tipo (fa una smorfia).


E di Mel Gibson, invece cosa pensa?

Moltissime persone mi chiedono cosa penso di Mel e del suo film La Passione di Cristo. Per me è difficile giudicarlo, gli sono molto legata e lo trovo una persona generosa, adorabile, tormentata. Abbiamo lavorato insieme e non potrò mai arrabbiarmi con lui per un film che ha fatto. E' una persona molto divertente anche se può non sembrare vedendo La Passione.


Ha recitato Salomè a teatro affianco ad Al Pacino. Che cosa pensa di questo ruolo e di Al Pacino, l'attore dagli occhi più magnetici al mondo…

Recitare Wilde a teatro è stata un'esperienza unica. Mi ha dato la possibilità di affrontare temi importanti quali l'amore, la morte, la famiglia ed il potere, ma anche di scoprire senzazioni nuove. E' stato molto piacevole interpretare il ruolo di una donna, Salomè, una principessa forte e potente, dotata di estremo fascino. Al, poi, è la persona che mi è più vicina nel modo di lavorare. E' stato un vero onore averlo accanto a teatro. Gli sono molto attaccata ed anche il solo pensarlo mi dà forza. E' una relazione molto intensa con una persona pura e magnetica che ama molto il teatro ed ha anche un indiscutibile fascino. Insieme ci siamo innamorati di Wilde e della sua opera, fino ad identificarci con i nostri personaggi, li abbiamo vissuti con intensità e passione.


Il suo nome ed il suo cognome parlano italiano, ci può dire qualcosa delle sue origini?

La mia famiglia è di origine italiana da parte di entrambi i genitori. Quella di mia madre proviene da Messina, ma è già americana da alcune generazioni. La famiglia di mio padre invece proviene da Cecina, erano marinai che hanno deciso di stabilirsi negli Stati Uniti. Ma ci sono alcune tracce della mia famiglia anche in provincia di Avellino.


Lei è nata a Brooklyn, ma vive a Los Angeles, anche se spesso torna per lavoro a New York. Qual è il legame con la sua città natale?

Sono molto legata a New York e mi sento newyorchese dentro. Dire di essere newyorchese è come dire di avere visto tutto e di potere affrontare tutto. Sono fiera di essere cresciuta a Brooklyn e sebbene ora risieda a Los Angeles qualsiasi cosa - suoni, colori, sensazioni, cibo - mi riconduce alla mia città.


Fra poco inizierà le riprese di uno psycho-thriller un po’ particolare. Ci può anticipare qualcosa su questo nuovo lavoro?

Il film che sto per girare si inserisce in questo filone che si è affermata negli ultimi tempi con film come L'enigmista, ma sono convinta che sarà ancora più profondo rispetto agli altri che lo hanno preceduto. Io interpreto il ruolo di una madre, Daneka, un personaggio molto forte, complesso e particolare, con dei rapporti contrastati con la sua famiglia, coi figli e il marito. Sarà un film con forti risvolti psicologici e pieno di effetti speciali; mi sa che dovrò passare un sacco di tempo al trucco, ma non posso dire di più per ora.

Si ringrazia Domenico Spena per l'intervista.

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Foto © UIP - Foto © Mario Vella per www.campaniasuweb.it. Tutti i diritti sono riservati

(13/06/2005)

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