
Cuore di Barbora: dal principe al santo
Intervista esclusiva a Barbora Bobulova, che si racconta a Quelliche...ilcinema parlando di sè e della sua ultima sfida, Cuore sacro di Ferzan Ozpetek
MILANO – Un tailleur scuro stringe Barbora Bobulova, e lei sembra più minuta del reale. Le movenze controllate paiono atteggiamento di attesa e timore. Ma lo sguardo è carico; sarebbe duro se a tratti non sembrasse malinconico.
Se aggiungiamo a tutto questo una presenza pacata e silenziosa (oltre al notevole talento interpretativo) ne esce un’immagine d’attrice atipica, diva ma non in senso classico.
Quando la incontro per parlare del suo ultimo film, Cuore sacro di Ferzan Ozpetek, lei si guarda attorno passando attraverso i fotografi che le puntano in faccia flash narcotizzanti. Come se non li vedesse. Ma non c’è freddezza nel suo modo di porsi.
Un esordio inatteso (il primo provino di successo lo fece a quattordici anni per caso), l’arrivo in pompa magna in Italia col ruolo da protagonista ne Il principe di Homburg di Marco Bellocchio, e poi cinema con alcuni degli autori d’essai più apprezzati (Ecco fatto di Muccino, La spettatrice di Franchi, Il siero della vanità di Infascelli).
In Cuore sacro - nelle sale dal 25 febbraio - interpreta Irene, una manager d’acciaio che porta avanti l’azienda di famiglia con spietata determinazione. Finché incontri e ricordi fanno affiorare la sua metà diversa, cambiando in modo radicale il suo modo di relazionarsi col prossimo.
“Sono molto contenta di esser stata scelta da Ferzan per interpretare questo film” mi racconta.
È il vostro primo film insieme. Com’è andata?
L’incontro con Ferzan è stato un colpo di sorpresa. Dopo aver visto i suoi ultimi film desideravo davvero lavorarci. Ma la verità è che non ci speravo… quasi non ci credevo quando mi hanno detto che voleva incontrarmi. C’è stato comunque feeling da subito. Voleva che provassi per lui una scena leggendo le battute dal copione, un provino insomma… ma io ho preferito andare a memoria: non do mai il massimo se devo leggere. Imparare la scena a memoria mi ha fatta sentire più libera… E poco dopo ho saputo che il personaggio di Irene era mio. È stata una grande gioia.
Un personaggio difficile e particolare. Qualcuno ha già azzardato paragoni con San Francesco…
Sono cresciuta in una famiglia abbastanza laica… per non dire atea, per questo faccio poco paragoni con personaggi religiosi. Non mi viene per niente spontaneo farli. Girando Cuore sacro ho vissuto l’esperienza di una donna, del suo cambiamento interiore. Lavorare su un personaggio così complesso mi ha molto toccato, posso affermare che non è stata un’esperienza che si vive tutti i giorni; ho cercato emozioni che dovevano stare sempre sul filo del rasoio… All’inizio c’è grande sicurezza, questa donna è molto sicura di sé, della sua personalità e della sua professione; poi sopravviene il dolore, quanto le sta attorno inizia a spezzarsi, ad andare in briciole. Io arrivavo sul set ogni giorno con una grande paura: non volevo essere patetica, non volevo scivolare nel cliché…
Anche prima dell’inizio delle riprese c’è stata tensione?
Molta, sì… devo confessartelo. Sentivo affinità col ruolo sotto certi aspetti, ma la paura era comunque parecchia! Il tema del film del resto è così forte… non sarebbe stato possibile affrontarlo a cuor leggero. E anche il percorso della protagonista lo è: ero sempre anch’io sul filo del rasoio, quotidianamente. Sono poi una persona abbastanza insicura sul set, e queste paure non sono scomparse facilmente. Durante le riprese devi dare ogni giorno, devi cercare ogni giorno credibilità per la figura che interpreti. Anche per questo la tensione si è mantenuta costante.
… ti preoccupa adesso la reazione del pubblico?
Spero che il film saprà toccare lo spettatore in profondità… credo ne abbia le potenzialità. È questo che mi auguro.
Hai avuto modo di crearti un’idea personale di questa persona e di cosa le succeda?
Sì, ma ho evitato di farmi idee troppo particolareggiate. Penso sia semplicemente la storia della trasformazione interiore di una donna. Mentre la storia procede vediamo Irene trasformarsi, cambiare atteggiamento nei confronti di chi le sta attorno. Mi trovo a volte a pensare che sarebbe davvero bello se capitasse oggi anche a molte persone: un cambiamento del genere porterebbe cambiamenti enormi nel mondo… e parecchi!
Uno dei tuoi primi film in Italia è stato Il principe di Homburg di Bellocchio, forse il tuo ruolo emotivamente più impegnativo insieme a quello in Cuore sacro… e in entrambi hai lavorato con Andrea Di Stefano…
All’epoca del Principe di Homburg ero più ingenua, ero più una bambina… Sono arrivata per la prima volta dalla Slovacchia, non capivo la lingua… mi sentivo inesperta, e le insicurezze erano davvero grandi, soprattutto davanti a un film come quello di Bellocchio. Oggi mi sento ormai a casa in Italia, mi trovo bene… e questo cambia parecchio il tuo modo di lavorare e di relazionarti con gli altri. Vivo il mio lavoro in maniera diversa… ho affrontato anche questa esperienza con Ferzan in modo diverso. Per questo ritrovare qui Andrea, e lavorare nuovamente con lui, è stato un po’ come incontrare un partner nuovo.
Puoi dirci qualcosa dei tuoi progetti futuri?
Certo. Fra un mese sarò di nuovo sul set: inizierò le riprese dell’esordio alla regia di Kim Rossi Stuart… che avrà come titolo Anche libero va bene.
Hai modelli di riferimento a livello di interpreti, o gusti personali?
I miei idoli sono le attrici francesi. Fra loro ci sono quasi tutte le mie preferite… Isabelle Huppert, Juliette Binoche, Jeanne Moreau...
...lo chiedo perchè mi era tornato in mente che, al Festival di Cannes ’97, in occasione della presentazione del Principe di Homburg hai indossato l’abito che fu di Audrey Hepburn…
Sì… ti ricordi?! Che memoria… mamma mia, mi sembra siano passati vent’anni… Ma è vero, sì: ho indossato questo abito… vivevo un sogno, posso proprio dirlo oggi. Era tutto molto onirico… così giovane, sulla Croisette con quell’abito… Non mi permetteva di capire cosa fosse reale!
…dev’essere stato di buon auspicio…
Sì, penso di sì… Adesso che me ne parli, mi torna in mente un particolare. Ricordo che, in quell’occasione, mi diedero un suggerimento: entrare nella sala cinematografica con la gamba destra. Dicevano che avrebbe portato fortuna. Così ho fatto, ho messo il piede destro per primo in sala… ed è andata bene!
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Nelle immagini, Barbora Bobulova ritratta in scatti dal set di Cuore sacro.
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Intervista a cura di: Alessandro Bizzotto
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